L’arte “in blue jeans”, Afran si racconta in una video intervista

Tempo di lettura: 4 minuti
L'artista Afran

LECCO – La sua arte è il volto sorridente dei passanti ritratti in via Carlo Porta, è nell’anima in jeans che rende vive le sue sculture, è nelle caricature donate per beneficenza ai grandi del mondo dello Sport: lui è Abiamba Francis Nathan, ma per tutti in città è Afran, l’artista.

Classe 1983, di origini camerunesi e lecchese d’adozione, valsassinese per dirla tutta, Afran da diversi anni abita a Barzio insieme alla moglie Giovanna e le sue due bimbe.

Il suo nome è legato a Casa Don Guanella, la comunità per giovani guidata da don Agostino Frasson, dove Francis è responsabile di laboratorio e insegna ai ragazzi lavori di creatività e falegnameria.

Le iniziative benefiche organizzate dall’istituto e altre attività promosse dal Comune di Lecco, con la riqualificazione di diversi angoli del capoluogo, hanno fatto conoscere la sua arte in città. La partecipazione a mostre in diverse città italiane (Milano, Genova, Verona) e fuori dai confini nazionali (Madrid, Chicago, New York) lo hanno proiettato nel mondo dell’arte internazionale.

IL VIDEO

E’ nel laboratorio di Pescate, l’atelier sito nell’area Mossini a Pescate, che Afran si dedica ad una ricerca più profonda e personale della sua produzione. Le opere realizzate con il jeans (nota la sua riproduzione del volto di Alessandro Manzoni, “Manzoni in jeans”) ne sono una dimostrazione: il tessuto diventa il mezzo, non solo per raffigurazioni umane e di animali, ma soprattutto per veicolare il messaggio dell’artista.

“Il Jeans racconta una generazione che ha voglia di democrazia, che è liberale, è storicamente un simbolo di libertà e di rivendicazione dei diritti. Dopo le grandi guerre, l’umanità aveva trovato il suo equilibrio, oggi stiamo però ricadendo in situazioni che credevamo di aver superato; penso alle guerre di religione e all’integralismo, alla condizione della donna nella società e ai femminicidi cresciuti negli ultimi anni, alla discriminazione razziale. Il Jeans rappresenta l’equilibro, oggi perduto, dell’umanità

Un concetto ripreso dalla recidiva di “Adamo ed Eva” e rilanciata da “Blue Panter” (recentemente esposta alla Triennale di Milano), animale che incarna la lotta per l’uguaglianza e per i diritti.

Una battaglia che per Afran deve iniziare dalle persone e dalla quotidianità. “Questi corpi sono il risultato di un processo legato all’apparire che sta condizionando il vivere moderno. I social network offrono molte possibilità ma hanno anche restituito a tutti un’immagine da vendere e da difendere. Questo abito si sta impadronendo della persona, non si ferma a proteggerlo, a nascondere le sue nudità, si appropria dell’uomo, entrandogli nelle viscere”.

Lo ‘Scheletro del niente’, geniale composizione realizzata con degli appendiabiti, “riesce a condensare tutto ciò che è la mia formazione artistica – spiega Afran – L’arte contemporanea tende ad essere minimale ma forte nella sua concettualità. Mi permette di raccontare quello che penso dell’apparire e il suo impatto sulla nostra società: è una bestia enorme, la nascondiamo nel nostro armadio come uno scheletro appunto, ma è molto più potente di quello che crediamo”.

LA GALLERIA FOTOGRAFICA