Con Giuseppe Villa alla scoperta di un nuovo luogo segreto… nel giardino di casa

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Il 7 e 8 maggio la sorprendente mostra “Siamo nati [in un giardino (polveroso)] in salita”

La performance artistica tra storia, emozioni e natura sarà presentata all’interno della PrimaVera Festa di Rancio

LECCO – Chissà cosa si sarà inventato stavolta. Quando l’ho pensato ero incuriosito ma, lo confesso, non volevo farmi troppe illusioni. Mi chiedevo cosa poteva esserci ancora da scoprire in un fazzoletto di terra come Rancio. E invece, ecco il tocco dell’artista: vede (e interpreta) ciò che è sotto gli occhi di tutti ma che nessuno guarda e così riesce ogni volta a emozionare. Una sorpresa? Eccome…

Ho avuto il privilegio di vedere una piccola anteprima della mostra che Giuseppe Villa presenterà all’interno della PrimaVera Festa di Rancio in programma il 7 e 8 maggio e devo dire che sono in difficoltà. Continuo a scrivere e poi cancellare. Mi piacerebbe raccontare, ma non voglio togliervi quello stupore che ho vissuto, per ora, in esclusiva. Questione delicata? Certo, perché al contrario vorrebbe dire rovinare tutto.

Giuseppe Villa

E allora andiamo con ordine, partiamo dal titolo della performance creativa: Siamo nati [in un giardino (polveroso)] in salita – capitolo III. Continua il lavoro cominciato nel 2018 con il capitolo I – Siamo nati in salita e proseguito nel 2019 con il capitolo II – Siamo nati (in un giardino) in salita. Il titolo, con quell’aggettivo “polveroso”, rimanda al luogo di cui però non voglio dirvi nulla se non che si accede attraverso OtoLab (ma non solo). Chi ha qualche anno, diciamo almeno una quarantina, forse ricorda quel ponticello di assi di legno che attraversava il Gerenzone proprio all’altezza dell’opificio della famiglia Rusconi e che portava a San Giovanni. Ecco, tutto parte da lì…

Fidarsi e lasciarsi stupire, quando si tratta di Giuseppe Villa è così. Quando si parla di “giardino in salita”, ormai lo sapete, ci vogliono scarpe comode perché il terreno può essere impervio. Se poi il giardino è pure polveroso tirate voi le conclusioni. Chiariti questi aspetti tecnici (ah, dimenticavo, la mostra è aperta sabato pomeriggio, ore 14-19 e domenica tutto il giorno, ore 10-19), posso dirvi qualcosa in più della mostra.

Foto storiche, immagini attuali, installazioni e interventi artistici-scultorei site-specific (che si inseriscono e pensati per quel preciso luogo) dialogano con una natura emozionante e con elementi architettonici unici in un luogo senza tempo che scatena una curiosità incontrollabile e domande… è come se i cassetti della memoria si aprissero di colpo, tutti assieme. In questo contesto l’artista rielabora il presente, in particolare l’esperienza della pandemia, mettendolo in relazione con ciò che conosce meglio: la sua città, il suo rione, il suo giardino.

Pericolo, protezione e proseguire: chi non ha provato questi sentimenti durante la pandemia? Giuseppe Villa dà concretezza a qualcosa di impalpabile guardando alla storia della nostra città e all’ambiente. Pericolo: foto storiche di grande formato (gentilmente fornite dall’archivio di Matteo Possenti e scattate dal padre Luigi) raccontano le esplosioni e le frane provocate artificialmente per eliminare i giganteschi blocchi di roccia instabili che si sono creati con la frana del San Martino del 1969 in cui morirono sette persone. Protezione: alcune foto storiche (sempre degli Anni ’70/’80) raccontano la realizzazione del vallo e delle reti paramassi a protezione dei rioni alle pendici del “monte marcio”. Proseguire: andare avanti, voltar pagina, qui la natura diventa grande protagonista, con foto attuali che raccontano come la natura, negli anni, si sia ripresa ciò che era suo andando a invadere quelle reti che, in alcuni punti, oggi sono diventate invisibili.

“Un lavoro che non ha avuto un progetto preciso, ma è stato il luogo dove la mostra è allestita a dettare le regole – ci ha detto Giuseppe Villa -. A dirla tutta è ancora un work in progress. Non ci ho pensato tanto, è venuto tutto spontaneo, ho giocato con tutto quello che ho trovato sul posto. Il messaggio potrebbe sembrare negativo ma, alla fine, è un modo per riflettere su quanto il pericolo possa essere da stimolo per sbloccare una situazione statica”.

Che altro aggiungere? Una cosa c’è, è un’ultima raccomandazione: attenti ai dettagli perché anche la natura, senza nessun aiuto esterno, ha creato delle opere che l’artista si è limitato a “incorniciare”. Per il resto siete tutti invitati (7-8 maggio) a lasciarvi stupire…