Ecco i finalisti del premio Manzoni 2022: ad ottobre il vincitore

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La presentazione dei finalisti al Premio Manzoni 2022. Da sinistra il prof. Stefano Motta, Giuseppe Borgonovo (Acel), Eugenio Milani (50&Più), Antonio Peccati (Confcommercio) e l'assessore Simona Piazza

Il Premio Manzoni festeggia la sua 18esima edizione

Scelti i tre romanzi storici della finale, la giuria popolare di 115 lettori decreterà il vincitore

LECCO – I retroscena della nascita delle Brigate Rosse in “Mordi e Fuggi” di Alessandro Bertante, la storia di un giovane pescatore in cerca della sorella rapita dai corsari turchi in “L’ebano errante” di Pino Cacucci e l’incredibile impresa messa in atto da un gruppo di ebrei per sfuggire agli oppressori nazisti in “Salvarsi a Vanvera” di Paolo Colagrande: sono questi libri e autori che si giocheranno la finale del premio Manzoni al Romanzo Storico 2022.

Sarà la giuria popolare composta da 115 lettori selezionati dalle librerie associate a Confcommercio e dalle biblioteche del territorio a decretare il vincitore che sarà annunciato nella serata del 29 ottobre all’auditorium della Casa dell’Economia di Lecco.

I tre romanzi finalisti al Premio Manzoni 2022

Sotto l’ombrellone, per gli appassionati, non potranno mancare questi tre romanzi selezionati tra una quarantina di proposte dalla Giuria Tecnica del premio e annunciati come finalisti questa mattina, martedì, in una conferenza stampa al Palazzo del Commercio.

“Il premio Manzoni è sempre più rinomato nel panorama letterario e per gli autori è un sigillo di qualità. Un’iniziativa che, insieme al Festival Leggermente, contribuisce a fare crescere la nostra città nel segno della cultura” sottolinea Antonio Peccati, presidente di Confcommercio Lecco, associazione che attraverso la sua ’50&Più’ promuove il concorso insieme al Comune di Lecco e al Centro Nazionale Studi Manzoniani ormai da 18 anni.

Antonio Peccati con Eugenio Milani, Giuseppe Borgonovo e il prof. Stefano Motta

“Siamo diventati maggiorenni – rimarca Eugenio Milani alla guida di ’50& Più’ -è stato un lungo percorso, nato dalla collaborazione con i musei civici cittadini e con il Centro Nazionale degli Studi Manzoniani, iniziato nel 2005 con l’allora presidente Claudio Vaghi recentemente scomparso. Il Premio Manzoni vuole promuovere la passione per la lettura in un mondo dove le immagini digitali rischiano di inibire il piacere che leggere un libro ci può dare”.

Un evento che, come ricordato dall’assessore e vicesindaco Simona Piazza, “è parte della rassegna Lecco Città dei Promessi Sposi e che si inserisce nella programmazione istituzionale del Comune. Dobbiamo ringraziare ancora una volta tutti i soggetti coinvolti per questa sinergia volta a valorizzar e promuovere la tradizione letteraria del Manzoni in un connubio di attualità, studio e ricerca di tematiche che ritroviamo nella nostra quotidianità e valorizza le nostre radici culturali”.

L’assessore Simona Piazza

Anche quest’anno Acel Energie sarà main sponsor: “Non è solo un premio di qualità ma è prestigioso per chi lo riceve e per la città che lo concede. Lecco è sempre più un punto di riferimento culturale” sottolinea Giuseppe Borgonovo, presidente della società di luce e gas.

Sono 115, come anticipato, i lettori che compongono la giuria popolare e selezionati dalle librerie Parole nel Tempo, Libreria Volante, IBS Libraccio e Libreria Cattaneo di Lecco, Libreria Torre di Merate, Perego Libri di Barzanò, Aquilario di Mandello e dalle biblioteche di Airuno, Lomagna, Osnago, Costa Masnaga e Valmadrera.

Il prof. Stefano Motta mostra i tre romanzi finalisti

A loro il compito di scegliere il vincitore di questa edizione. “Il romanzo storico è una nicchia rispetto al genere del romanzo, anche se rappresenta un nervo del romanzo italiano, ma questa nicchia ha delle sottocategorie che sono ben rappresentate da questi testi, molto diversi tra loro” spiega il prof. Stefano Motta, componente della Giuria tecnica guidata da Ermanno Paccagnini.

I FINALISTI

– “Mordi e fuggi”, Alessandro Bertante
Milano, 1969. Università occupate, cortei, tensioni nelle fabbriche. Alberto Boscolo ha vent’anni, viene da una famiglia normale, né ricca né povera, è iscritto alla Statale ma vuole di più. Vuole realizzare un proprio progetto politico. Deluso dall’inconcludenza del Movimento Studentesco, si avvicina a quello che di lì a poco sarà il nucleo delle Brigate Rosse. I mesi passano, Alberto partecipa alle azioni dimostrative, alle rapine di autofinanziamento e al primo attentato incendiario, ma il suo senso di insoddisfazione non si placa. Vuole agire sul serio. Alessandro Bertante dà vita a una vicenda umana tumultuosa e vibrante, nella quale scorrono i fatti cruciali che innescheranno la tragica stagione degli anni di piombo. Un romanzo duro e avvincente, dal ritmo serrato e incalzante, che non cerca facili risposte, ma che apre nuove domande su uno dei periodi più drammatici della recente storia italiana.

– “L’elbano errante”, Pino Cacucci
Isola d’Elba, 1544. I corsari turchi, al comando di Khayr al-Din detto Barbarossa, sbarcano nottetempo su una spiaggia accanto a Longone – l’odierna Porto Azzurro – dove Lucero e sua sorella Angiolina si preparano alla pesca dei calamari. Lucero viene ferito, Angiolina rapita. Lucero, guidato da un indomabile sentimento di vendetta, si trasforma – anche grazie all’incontro con il capitano Rodrigo, compagno e mentore – in un “duellante imbattibile” e in un soldato di ventura. Angiolina entra nel talamo del Signore di Algeri: cambia nome in Aisha, dà un figlio al sovrano della città-stato corsara, e ne diventa la Favorita. Pino Cacucci mette in moto una grande macchina narrativa che macina peripezie, storia, poesia, navi, armi e sentimenti, dipingendo un complesso affresco. Come non mai si avverte la gioia sensuale del racconto, l’avvicendarsi maestoso di fantasia e realtà, di voci e personaggi.

– “Salvarsi a vanvera”, di Paolo Colagrande
Autunno 1943. Secondo un’antica maledizione – inventata di sana pianta e venduta al comando tedesco come leggenda popolare – nelle viscere di una miniera di carbone sulla sponda del Rio Fogazza si nasconderebbe la Salamandra Ignifera Gigante Cinese, capace di folgorare a vista qualsiasi forestiero si avvicini. Per Aride Mestolari la scoperta casuale del giacimento è l’unica speranza di salvare se stesso e la sua famiglia. E così, mettendo insieme una squadra di persone altrimenti destinate a fine certa – una professoressa di liceo, un suonatore di clavicembalo, un fattorino e un numero imprecisato di irregolari che dal giorno alla notte si cuciono addosso il titolo di geologo, minatore, fuochista, carpentiere o artificiere – Aride comincia a vendere carbone alle milizie, tenendole ben lontane dalla miniera con lo spauracchio della vampa infuocata. Con uno sguardo perennemente distratto eppure traboccante di verità, Paolo Colagrande apre un varco nella Storia. Un romanzo miracoloso, divertentissimo e palpitante, sulla fiducia nell’ingegno umano e sul potere salvifico delle parole.