Fino al 20 maggio la mostra “Di roccia e d’acciaio” al Politecnico di Lecco

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L’esposizione indaga la trasformazione del paesaggio urbano lecchese

Protagonisti la roccia e l’acciaio, elementi da sempre simboli di vita per gli abitanti dei rioni lecchesi

LECCO – Fino a venerdì 20 maggio sarà possibile visitare la mostra fotografica “DI ROCCIA E D’ACCIAIO – Tra Natura e Artificio” realizzata da Giacomo Albo e Marco Introini.

L’esposizione, in mostra presso l’atrio espositivo del Polo territoriale di Lecco, situato al primo piano dell’ed.10, documenta alcuni tratti significativi relativi alla trasformazione del paesaggio urbano postindustriale di Lecco.

Per oltre un secolo gli abitanti dei rioni lecchesi hanno vissuto di roccia e d’acciaio, inaugurando sfide sulle vie alpinistiche più ardite delle falesie, alternando la vita in fabbrica all’arrampicata.

Una città quella lecchese, collocata tra le rive del ramo orientale del lago di Como e le aspre pareti rocciose del Coltignone e del Resegone, che ha conosciuto nel secondo dopoguerra l’intensità dei fenomeni legati alle alterne fasi di crescita demografica ed economica del panorama nazionale.

L’espansione, unita allo spazio costretto da vincoli orografici invalicabili, ha disegnato uno scenario denso e caotico, quanto disorganico.

Proprio sulle sponde dei torrenti, nelle valli strette, all’ombra delle pareti rocciose del Corno Medale, dove l’acqua diveniva forza motrice per le lavorazioni degli acciai, ha origine l’itinerario fotografico. Nello scenario descritto l’architettura delle fabbriche sembra ancora condividere una misura con l’edificato storico prevalente.

Spostandosi a valle, le fotografie mostrano alcune realtà produttive “sopravvissute” in continuità ai nuovi insediamenti sorti sulle ceneri dei precedenti comparti. I torrenti Gerenzone, Caldone e Bione da preziosa risorsa diventano interferenza del nuovo sviluppo urbano.

Con questa mostra gli autori non vogliono portare un giudizio sulla pianificazione urbanistica della città negli ultimi cinquant’anni, ma proporre un’indagine documentale sugli episodi che hanno scandito la trasformazione del paesaggio urbano. L’obiettivo è far prendere coscienza dell’irreversibilità di un mutamento fissandolo in una fotografia, innescando una riflessione sull’utilizzo del suolo, muovendo dalle preziose sponde dei corsi d’acqua verso l’architettura intesa come generatrice di spazi collettivi di valore.

I recenti insediamenti urbani rappresentati ricercano senza efficacia un complicato rapporto con il contesto, ponendosi come una nuova regola insediativa che tende a saturare lo spazio disponibile.

Quanto costruito nella conca lecchese è quasi un “unicum” nella fascia prealpina. Attraverso le fotografie sarà possibile esplorare le tensioni generate dalle stratificazioni storiche dell’architettura in rapporto allo spazio urbano e all’elemento naturale inteso in primo luogo come risorsa di prossimità, e solo poi come perimetro fisico e possibile elemento d’ordine compositivo della scena urbana.

La mostra è aperta nei seguenti orari: da lunedì a venerdì dalle 8.30 alle 21.00, e sabato dalle 8.30 alle 17.00.