In concerto ai Piani d’Erna, Ron: “Sarà una serata di emozioni”

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Ron

Intervista a Ron che sarà protagonista venerdì del primo concerto serale ai Piani d’Erna

“Lecco è una città bellissima. Amo la montagna e sono certo sarà una grande serata”

LECCO – Cinquant’anni di musica: un compleanno che Rosalino Cellamare, in arte Ron, festeggerà anche a Lecco, nel concerto in programma ai Piani d’Erna questo venerdì, 15 luglio dalle 18. Un evento gratuito che è parte della rassegna “Lecco Ama la Montagna” organizzato dal Comune di Lecco.

“Credo sia il mio primo concerto a Lecco ma l’ho frequentata più volte da turista. Nei mie viaggi verso Livigno passo sempre dalla vostra città e mi fermo volentieri. Lecco è molto bella, il lago poi è splendido e affascinante” racconta Ron che ci ha concesso una piccola intervista in vista dell’evento lecchese.

Ai Piani d’Erna, Ron si esibirà in un trio acustico affiancato da Roberto Di Virgilio alle chitarre e Giuseppe Tassoni al pianoforte e tastiere, ripercorrendo mezzo secolo di carriera musicale e proponendo i suoi più importanti successi.

Il suo concerto sarà il primo evento serale che viene realizzato ai Piani d’Erna, ai piedi del maestoso Resegone. Una novità assoluta per Lecco, resa possibile dai lavori di riqualificazione della funivia e in particolare dell’impianto di illuminazione (leggi qui) che consente ora corse anche al calare del sole. Una location suggestiva per il concerto:

“Mi è capitato poche volte in passato di suonare in montagna – ci racconta il cantautore – e l’esperienza più significativa è stata sicuramente il concerto nelle Marche dove sono stato chiamato dall’amico Neri Marcorè insieme a tanti altri colleghi come Francesco De Gregori e Fiorella Mannoia, in favore della popolazione colpita dal terremoto. Suonare all’aperto è qualcosa che mi è sempre piaciuto e da amante della montagna non posso che apprezzarne le atmosfere. Sono certo che il concerto ai Piani d’Erna ci regalerà tante emozioni”.

A precederlo, inaugurando la stagione di eventi serali ai Piani d’Erna, avrebbe dovuto essere il compositore e pianista Giovanni Allevi, costretto ad annullare il suo tour (vedi articolo) dopo aver scoperto una neoplasia: “Stimo tantissimo Giovanni – dice Ron – L’ho conosciuto e abbiamo avuto modo di condividere assieme una giornata durante una trasmissione. Spero che riprende in fretta e che abbia tanta forza per andare avanti. Gli auguro il meglio”.

Questa estate sarà la prima, dopo due anni di emergenza sanitaria, a segnare realmente il ritorno della musica dal vivo senza restrizioni, nonostante i contagi stiano comunque aumentando. Come ha vissuto questi due anni segnati dal Covid e secondo li cosa ci hanno lasciato? Chiediamo all’artista:

“Credo che in questi due anni siamo stati tutti colpiti da qualcosa che va oltre il virus. Anche io recentemente mi sono ammalato di Covid, fortunatamente senza troppe conseguenze. Oggi questo virus attacca tutti ma sembra avere qualche dente in meno. Quello che è successo in questi anni nel mondo, però, è stato devastante, il dover chiuderci in casa è stato molto triste, sicuramente ci ha cambiato. La mia esperienza tra le mura domestiche? Un disastro – dice con un pizzico di ironia – Pur con pianoforte e chitarra a casa, rifuggivo dalla musica, nonostante qualche volta sui social mi sia capitato di improvvisare delle suonate perché mi andava di cantare un po’. Speriamo di poterci lasciare davvero alle spalle tutto questo”.

Ron fa parte dei grandi nomi della musica italiana ed ha suonato in mezzo ai grandi, tanti volti che oggi purtroppo non ci sono più, alcuni sono scomparsi altri si sono ritirati dalle scene. Come vede il panorama musicale italiano di oggi? Ha nostalgia dei tempi passati?

“Più che nostalgia credo di essere stato, insieme a tanti miei colleghi, un uomo fortunato – ci risponde – Abbiamo vissuto un tempo eccezionale, anche complicato ma abbiamo visto nascere molte cose, tanti artisti e tanti generi. Della generazione di cui faccio parte sono cresciuti cantautori con la ‘C’ maiuscola. Ho vissuto dei momenti bellissimi, certamente tornerei indietro subito. Tra i ragazzi di oggi sicuramente ce ne sono di bravi artisti, una cosa che non deve essere dimenticata è che nella musica c’è sempre molto studio. Ai trapper italiani, che scrivono anche molto bene, consiglierei di guardare ai rapper americani, che sono prima di tutto cantanti ed hanno delle voci pazzesche. Il canto non va mai tralasciato, è qualcosa che non può essere lasciato alla sola improvvisazione”.