Van De Sfroos a Lecco fra musica folk, dialetto e i Promessi Sposi

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Un fiume d’applausi per il cantautore

Sul palco del Teatro Francescano il messaggio del romanzo storico ambientato nel ‘600 torna moderno. Grazie al folk

LECCO – Il folk come linguaggio e il messaggio di Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi che torna contemporaneo. Sul palco del Teatro Francescano ieri sera, sabato 16 ottobre, c’era Davide Van de Sfoos applaudito da un folto pubblico nell’appuntamento clou del Festival dei Promessi Sposi, promosso dal Comune di Lecco.

A dialogare con il cantautore laghée, Dario Canossi, leader e fondatore dei Lüf oltre che amico e compagno di viaggio per un buon pezzo di strada di Van de Sfroos: “Raccontiamo al pubblico la storia di due uomini, Davide e Alessandro, ambedue profondamente legati all’acqua del Lario. Quindi un po’ di Manzoni e un po’ di Bernasconi, con tanto tanto lago”, commenta ironico Canossi.

Dario Canossi

“Davide è un cantastorie – continua – E oggi c’è davvero bisogno di cantastorie. È un posto vuoto, dopo che i grandi come De Andrè sono scomparsi e con loro quei cantautori che sapevano prendere una Marinella qualunque dal greto del fiume e trasformarla in una regina. E Davide lo occupa alla grande, narrando storie molto belle e importanti, nonostante la semplicità dei personaggi che le animano. Proprio questa capacità, credo, lo avvicini molto al Manzoni e al suo romanzo: un romanzo che parla del popolo, benché questo non fosse gradito ai grandi della sua epoca, e dal popolo prende alcuni personaggi e li rende protagonisti. È ovvio che stiamo parlando di due artisti apparentemente così lontani: ma proprio questo li rende estremamente assonanti. E poi c’è questo ritorno di Davide al folk, che è un linguaggio musicale popolare per eccellenza”.