Mandello: l’Archivio raccoglie fondi per la ruota idraulica

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fotomontaggio ruota (small)MANDELLO – Il sogno è da qualche anno nel cassetto dell’Archivio comunale della memoria locale e riguarda un nuovo progetto di valorizzazione turistica di Mandello: ricostruire cioè una ruota idraulica, magari destinata anche a produrre energia elettrica sfruttando l’acqua della roggia.

L’iniziativa era stata lanciata in occasione di un recente incontro pubblico dell’associazione mandellese e in quella sede era anche stata avviata una raccolta di fondi finalizzata proprio a trasformare quel sogno in realtà, così da creare in paese una nuova opportunità di turismo sostenibile.

Ora quel progetto sta muovendo un altro passo importante. In questi giorni viene infatti recapitata alle aziende locali una lettera a firma di Simonetta Carizzoni, presidente dell’Archivio della memoria, in cui viene illustrata l’iniziativa, significativamente denominata “E se la ruota girasse ancora?”.

“La ruota – si legge nella missiva, sottoscritta dal consiglio direttivo e dai soci – sarà localizzata in centro paese, tra via Dante e via Cesare Battisti, per la precisione nel giardino pubblico oltre il fiume Meria, dove sono già posizionati alcuni cartelli esplicativi. Avrà un diametro di circa 2 metri e mezzo e l’Ufficio tecnico comunale sta verificando il progetto di sistemazione e sfruttamento”.

Simonetta Carizzoni, presidente dell'Archivio comunale della memoria locale.
Simonetta Carizzoni, presidente dell’Archivio comunale della memoria locale.

La lettera indirizzata alle ditte mandellesi specifica altresì che a carico del Comune saranno sia l’installazione sia la sistemazione dell’area destinata ad accogliere la ruota. “Da anni – si legge inoltre – la nostra associazione di volontariato raccoglie documenti sulla roggia Valmeria, la fiumicella (ossia il canale artificiale derivato appunto dalle acque del Meria, ndr) che almeno dal 1354 e fino alla metà del 1900 azionava le molte ruote idrauliche presenti lungo il suo percorso per produrre la forza motrice che faceva funzionare torchi da olio, mulini da grano, magli per la lavorazione del ferro e del rame e, dal 1700, anche filatoi di seta. Abbiamo già posizionato otto cartelli lungo il suo percorso per l’itinerario turistico denominato A piedi lungo la roggia”.

Quindi una sorta di appello alla sensibilità degli imprenditori ai quali la lettera è indirizzata: “Convinti che l’unione faccia la forza, chiediamo a tutti di contribuire a realizzare il nostro sogno con una donazione, di qualsiasi entità, a favore della nostra iniziativa. Com’è consuetudine, chi parteciperà al progetto sarà opportunamente menzionato”.

L’Archivio della memoria locale ricorda infine le modalità per le donazioni, che si ricevono presso la sede di via Manzoni, aperta tutti i giorni dalle 16.30 alle 18.30, o con un bonifico bancario, indicando la causale “iniziativa e se la ruota girasse ancora”.  Il numero di conto corrente a cui fare riferimento è 007/700212 della BCC Valsassina – Mandello Lario (Iban: IT72 N085 1551 4900 0000 0700 212).

Va detto che, come accertato e documentato dagli stessi volontari dell’Archivio, tutti gli utenti della roggia Valmeria, organizzati in un Consorzio di cui esistono i contratti del 1800, in passato avevano a disposizione una o più ruote idrauliche per le loro attività industriali, artigianali o di tipo agricolo. Frequenti erano le ruote di diametro piuttosto grande, dette “di fianco” perché l’acqua agiva sotto il centro della ruota stessa.

Dopo aver percorso un canale di derivazione in leggera pendenza, cadeva dall’alto nel quarto inferiore della ruota, riempiendone le cassette o i cucchiai. Meno diffuse erano quelle “da sopra”, dotate di tasche distribuite sulla circonferenza della ruota secondo precisi calcoli: la facevano girare per il peso dell’acqua quando questa aveva riempito la prima tasca, cadendo dall’alto, nel quarto superiore della ruota.

“Purtroppo di quelle ruote non è rimasto più nulla – osserva Simonetta Carizzoni – considerato che la cementificazione selvaggia e la mancanza di sensibilità storico-culturale ha fatto sì che tutto sparisse. L’unico edificio rimasto intatto nel tempo è il Mulino Ripamonti ed è proprio per questo che con passione e tenacia e con le poche risorse a nostra disposizione cercheremo, nel rispetto della storia e della memoria del passato, di conservarlo”.