Massimo Cacciari ospite a L’ultima luna d’estate: “La nostra società è di fronte a un bivio”

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L’illustre filosofo, invitato da Teatro Invito a parlare del tema dell’esilio, si è interrogato sul futuro della civiltà europea

“Dobbiamo chiederci quanta voglia abbiamo ancora di occuparci della Sofia, che concretamente vuol dire cercare di svolgere bene il nostro ruolo”

SIRTORI – “Può essere che questo leone affamato abbia ormai perso i denti. Di certo, la nostra società è di fronte a un bivio importantissimo. Ovvero quello di continuare a essere in continuo movimento come lo è stata finora, spinta dall’anelito alla libertà oppure fermarsi e cercare un ovile con un pastore che si prenda cura di noi”.

Pubblico delle grandi occasioni lunedì sera a Villa Besana

Ha tenuto inchiodati alle sedie per più di un’ora le oltre 400 persone accorse ieri sera, lunedì, a Villa Besana per L’ultima luna d’estate Massimo Cacciari, l’illustre filosofo veneziano chiamato a prendere parte al Festival promosso da Teatro Invito per sviscerare il tema dell’edizione 2019, ovvero quello dell’esilio.

Un obiettivo che Cacciari ha centrato fornendo all’attento e curioso pubblico molti elementi su cui riflettere e ragionare. In un lungo e dettagliato excursus storico, il già sindaco di Venezia ha ricordato come la letteratura classica sia costellata da figure, da Ulisse a Enea, passando per Abramo, sempre alla ricerca di una patria che sembra, ogni volta, fuggire. Un tema tanto caro anche a Dante, non a caso definito il primo europeo. “La terra, se mai c’è, è una terra promessa. Come a dirci che essa non è un possesso, ma un dono. Anche la tradizione cristiana, che rielabora quella ebraica, pone la terra come un passaggio e mai come una stabile e assicurata proprietà”.

Citando Agostino, Cacciari ha ribadito come l’idea di patria che contraddistingue la civiltà europea sia quella escatologica, proiettata perciò sempre nel futuro. In un domani in cui, mutata la fede nella religione in quella nella tecnica, tutto resta possibile perché in mano alla nostra potenza. Ma, ed è questa la chiave di volta, “ciò implica che siamo in esodo perenne. Siamo in esilio anche quando parliamo delle nostre radici perché si capisce che alle nostre spalle non abbiamo alcuna patria bensì un groviglio di motivi che si accavallano. Miriamo a un futuro ben sapendo che i nostri timbri sono quelli dell’insicuritas, intrecciati in tante lingue e tanti linguaggi”.

Elena Scolari e Luca Radaelli di Teatro Invito concentrati e attenti durante la conferenza di Cacciari

A differenza di quanto avveniva per le società tradizionali, ben certe delle loro origini, la civiltà europea “non è sicura delle sua origine e perciò deve prendersene cura e immaginarla. E’ ovvio che ognuno di noi ricerca il timbro del passato che è più coerente con le sue attese”. Da queste premesse, una lapidaria conclusione: “E’ ridicolo ogni discorso di sicurezza. Può venire solo dalla bocca degli stolti. In qualche modo, con questa febbre, abbiamo reso insicuro tutto il mondo, non abbiamo lasciato in pace nessuno”.
Oggi però si è arrivati a un punto di svolta centrale: “Vorremmo continuare a essere liberi, ma chiediamo più protezione. Vorremmo essere un gregge senza un pastore perché l’idea di obbedienza è lontana dalla nostra civiltà fondata sulla libertà”.

Un nodo cruciale a cui si potrebbe essere giunti per via di una certa stanchezza che ha portato quel “leone affamato” a perdere i suoi denti. “Da tempo si parla di tramonto dell’Occidente, ma non era stato pensato in questi termini. Era stato pensato come sazietà, ma noi non siamo sazi. Sentiamo di aver bisogno di protezione. Di qualcuno che ci assicuri, ma non possiamo rinunciare all’idea di libertà”.

Cacciari si è chiesto ed ha chiesto quanto ci sia ancora, nella nostra Europa, della Grecia raccontata da Tucidide, dove tutti gli ateniesi cercavano la Sofia, ovvero cercavano di fare bene una determinata cosa, spinti dal desiderio di continuare a progredire e ricercare. “Siamo ancora in grado di essere protagonisti, di avere un progetto per questo pianeta? E l’Europa che fa: va avanti o si ritira?”

Domande che per il pensatore veneziano meritano ben di più del dibattito odierno su chi debba svolgere o meno il ruolo di vice premier. Un riferimento, quello alla politica attuale, solo sfiorato. “Se proprio dobbiamo citare un esempio, parliamo della Brexit, una rivoluzione geopolitica pazzesca perché la Gran Bretagna ha deciso di scombinare il suo destino europeo”. Un riferimento, quello all’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, al centro anche delle domande che hanno chiuso l’apprezzata conferenza di Cacciari, aperta dai saluti di Luca Radaelli di Teatro Invito, del sindaco di Sirtori Davide Maggioni e del padrone di casa, Gaetano Besana. “Mi pare chiaro che al momento non ci siano risposte certe sul destino della nostra civiltà, proiettata probabilmente a un lungo tramonto, ma penso che sia importante non dimenticarci mai la nostra storia di figure esodali”.

Il Festival L’Ultima luna d’estate prosegue fino all’8 settembre. Per il programma: www.teatroinvito.it