Migranti. Il racconto di Gatti, un lecchese tra gli ‘angeli’ del mare

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Riccardo Gatti (a sx) e Duccio Facchini nell'incontro che si è svolto a Lecco lo scorso maggio
Riccardo Gatti (a sx) e Duccio Facchini

 

LECCO – Una location curiosa – “A lume di candela”, negozio a Pescarenico – pubblicamente applaudita dal moderatore della serata Duccio Facchini di “Qui Lecco Libera” per il coraggio nell’ospitare una persona e un argomento piuttosto spinosi.

Questa persona altri non è che Riccardo Gatti, nativo di Calolzio ma ormai spagnolo d’adozione, visto che da quasi vent’anni vive in terra iberica. Gatti è il Capo Missione della “Golfo Azzurro”, una nave che appartiene alla Proactiva Open Arm, un’associazione che si occupa di portare in salvo le migliaia di profughi che partono dalla Libia. Incalzato dalle domande di Facchini ha parlato di quello che è il suo lavoro.

“Il fenomeno degli sbarchi dura ormai da 20/25 anni. Ma se prima arrivavano fino a Lampedusa, ora le barche che partono non hanno nessuna speranza di farcela, anche perché sono guidate dagli stessi profughi, senza nessuna esperienza. Il nostro compito è recuperarne il più possibile, e nell’ultimo anno solo noi abbiamo salvato oltre 18.000 vite.”

Il numero impressionante di sbarchi – solo nel 2017 sono arrivate quasi 50.000 persone – ha alimentato le polemiche attorno alle associazioni come quelle di cui lui fa parte. “Il fenomeno dell’aumento profughi non può essere causato dalla presenza delle ONG come la nostra, direi piuttosto il contrario, è un rapporto di causa effetto. Noi siamo lì perché c’è bisogno, il “push factor” che li spinge a partire è la violenza, il voler migliorare le proprie vite.”

Un’altra polemica legata a queste ONG è dove prendano i soldi, chi le finanzia. “Ho spiegato anche durante l’audizione in Senato che il 96% dei fondi che finanziato la nostra associazione arrivano da privati, persone comuni e persone importanti come Guardiola o Richard Gere. I giornalisti che vogliono venire a vedere da vicino questo fenomeno possono salire sulla nostra barca, ma noi non rimborsiamo loro il viaggio o altro. L’unico stipendiato sono io.”

Durante la serata sono stati mostrati dei video esplicativi di come è la situazione dei profughi, in che condizioni arrivino e come vengano tratti in salvo. Gatti ha anche lodato il lavoro della Guardia Costiera – “fanno un lavoro incredibile con mezzi spesso inadeguati” – e si è difeso quando ha parlato delle accuse dell’Agenzia Frontex e degli ostacoli che le forze dell’ordine a volte procurano loro. “Non riesco a capire perché diamo così fastidio. Anzi, in realtà lo so, è perché facciamo vedere quella che è la situazione reale. Figuratevi che ho il telefono sotto controllo, a volte ricevo telefonate da numeri svedesi o turchi…”

Quella di ieri allo spaccio delle candele è stata sicuramente una serata “illuminante” per molti dei numerosi auditori presenti, in grado di vedere da vicino il duro lavoro che si fa per evitare che sempre più persone muoiano nei cosiddetti “viaggi della speranza”.