Moni Ovadia incontra David Maria Turoldo: venerdì al Teatro di Lecco

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moni ovadia 1LECCO – Dopo il grande successo del convegno e del concerto dedicati alla tradizione liturgico-musicale dei Servi di Maria, della quale David Maria Turoldo è il continuatore con i Salmi musicati da Ismaele Passoni e Bepi De Marzi, il Comitato Lecchese per il Centenario di David Maria Turoldo, il Comune di Lecco e la Fondazione Santa Maria del Lavello propongono un nuovo importante appuntamento venerdì 30 settembre alle ore 21 presso il Teatro della Società di Lecco, nell’ambito del progetto “Il vento dello spirito – Perché verità sia libera”.

La serata, introdotta dal giornalista Vittorio Colombo, vede protagonista Moni Ovadia, un artista che sempre ha caratterizzato la propria attività con un forte impegno etico e politico. Sarà infatti una sorta di dialogo quello che Moni Ovadia intesserà con il pensiero e l’opera di Turoldo, tenendo come filo rosso le cadenze potenti della Salmodia della speranza, un testo del 1965 nel quale la scansione liturgica si trasforma in una tragica cronologia del secondo conflitto mondiale: un percorso che, partendo dalle lotte e dagli odi, giunge, attraverso il perdono finale, a invocare la rigenerazione spirituale dell’umanità nel nome della pace.

La voce di Moni Ovadia ripercorre così le tappe dell’itinerario spirituale, culturale e civile di padre Turoldo, un itinerario profondamente sentito dall’artista e da lui portato in scena costantemente negli ultimi decenni in diverse forme di spettacolo. Per Moni Ovadia, per la sua storia, per le culture di cui è portatore, il paradigma è che la diversità è la base su cui si costruisce la vera uguaglianza. Diversità intesa come capacità di riconoscere l’altro che è in noi e riconoscere il noi che è nell’altro.

Un incontro quasi inevitabile, quello con Turoldo, per Moni Ovadia, nato a Plovdiv, in Bulgaria, nel 1946 da una famiglia ebraico-sefardita, conosciuto come creatore di una forma di teatro musicale ispirato al “vagabondaggio culturale e reale” del popolo ebraico, di cui egli si sente figlio e rappresentante, e caratterizzato dall’immersione continua in forme diverse ereditate da una cultura che le dittature e le ideologie totalitarie del Novecento avrebbero voluto cancellare, di cui si fa memoria per il futuro.

L’ingresso in teatro è libero fino ad esaurimento dei posti disponibili.