Osnago, con il centro culturale Lazzati la mostra virtuale “Maestri e testimoni”

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L’iniziativa, promossa in collaborazione con le Acli, ha raccolto anche il patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura

La mostra sarà fruibile in modalità virtuale attraverso una piattaforma online dal 14 maggio 2021

OSNAGO – Una mostra online, intitolata “Maestri e testimoni”, per affidare all’arte e al suo linguaggio universale il compito di testimoniare, ancora una volta, l’importanza dell’educazione e dell’insegnamento. Non potendo, causa pandemia, organizzare, come di consuetudine, la mostra negli spazi della sala Laurina Nava della locanda del Samaritano, il centro culturale Lazzati ha optato per un’esposizione virtuale, che sarà fruibile dal 14 maggio attraverso il sito web e i canali social del sodalizio.

L’iniziativa, svolta in collaborazione con le Acli, ha incassato il patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura, della Regione Lombardia, della Provincia di Lecco e del comune di Osnago.

“Abbiamo scelto  dal ricco panorama artistico internazionale opere che ci aiuteranno a riflettere il tema presentato, abbinando a ogni opera una riflessione di grandi intellettuali – spiegano gli organizzatori – . Ai quadri è affidato il compito di dire di più rispetto alla realtà raffigurata. Nelle rappresentazioni entrano percezioni, significati, sentimenti che non appaiono, ma agiscono nel momento della loro osservazione. Se poi il sostare davanti al dipinto si carica di silenzio, preghiera e abbandono, si apre un mondo di riflessione e meditazione. Il gruppo Lazzati invita i visitatori a fare una esperienza di un viaggio ideale in questo orizzonte di fede, arte e bellezza, un’immersione nella contemplazione di queste opere e a uscire da questa visita colpiti nell’anima dal messaggio espresso dai dipinti: e che possa servire a rammentarci dei nostri maestri e testimoni, per insegnarci a essere buoni discepoli, per incoraggiarci a diventare a nostra volta buoni testimoni”.

A guidare la riflessione degli organizzatori sono anche le parole di Papa Paolo VI: “Fa pensare l’ammonimento di Paolo VI quando, durante l’Udienza al Pontificio Consiglio per i laici del 2 ottobre 1974, diceva che “l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri o, se ascolta i maestri, è perché sono dei testimoni”. Il Santo Papa, in modo profetico ha spiegato che, “gli uomini di questo tempo sono degli esseri fragili che conoscono facilmente l’insicurezza, la paura, l’angoscia, per questo hanno bisogno di incontrare altri fratelli che irradino la serenità, la gioia, la speranza, la carità, malgrado le prove e le contraddizioni che toccano anche loro”. Paolo VI dice: “le nuove generazioni hanno particolarmente sete di sincerità, di verità, di autenticità”. “Esse hanno orrore del fariseismo in tutte le sue forme”. “Si capisce perciò come esse si attacchino alla testimonianza di esistenze pienamente impegnate al servizio di Cristo”. “Percorrono tutti gli angoli della Terra per trovare dei discepoli del Vangelo, trasparenti a Dio e agli uomini, che rimangono giovani della giovinezza della grazia di Dio””.

Da qui la domanda: “Perché una mostra sui “Maestri e Testimoni”? In questo tempo di parole, di apparenza effimera, il mondo ha bisogno di persone che con la loro saggezza e la loro testimonianza lo aiutino a riscoprire i valori e i principi che ispirano i diritti sacri e umani della persona, che nel mondo attuale quotidiano sono divenuti marginali. I maestri sono coloro che ci insegnano a pensare, a scoprire il nostro talento, ad appassionarci al bene e alla bellezza, a cercare Dio, coloro che insomma ci insegnano a vivere, sono coloro che hanno segnato il cammino della nostra vita”.

“Il Cardinal Ravasi, all’inizio del  nuovo anno scolastico nel 2011, ci offriva alcune sue considerazioni,  attraverso la sua rubrica “Mattutino”, sul quotidiano Avvenire e scriveva:  “Maestro, dopo quello di padre, è il più nobile, è il più dolce nome che possa dare un uomo a un altro uomo”; questo è quello che il padre, in una lettera, scriveva al figlio nelle bellissime pagine de il “Cuore”, del nostro Edmondo De Amicis,  che accompagnò varie generazioni di adolescenti  fino, credo, al sessantotto quando furono abbattuti molti miti, (ma anche alcuni valori), di cui grondavano quelle pagine.

Con la “maestrina dalla penna rossa”, se ne sono andati quasi tutti gli altri maestri. E’ vero, alcuni erano decisamente cattivi maestri, altri erano impregnati e asserviti alle ideologie, altri ancora erano stanchi ripetitori di concezioni e di ideali un po’ decotti. Ma con quella piazza pulita che si è fatta, i giovani (ma non solo) si sono ritrovati in un deserto senza padri e maestri. Il padre è stato cancellato dalla psicanalisi a causa della sua ombra incombente e seducente; il maestro è stato spazzato via dalla società emancipata e dalle nuove teorie pedagogiche. Visti i risultati, qualche resipiscenza sta ora emergendo e la figura dell’educatore torna a presentarsi nella scuola, nella comunità civile ed ecclesiale…”.