70 anni di Tessilmare: piccola realtà conquista i mercati mondiali

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La squadra al completo della Tessilmare, la piccola azienda di Sirtori esporta i suoi prodotti in tutto il mondo

 

SIRTORI – Può una piccola azienda immersa nella Brianza lecchese diventare leader del proprio settore sui mercati internazionali? Ci è risciuta Tessilmare, impresa di Sirtori specializzata nella produzione di tessuti e accessori per la nautica, che nel 2017 festeggia i suoi primi settant’anni di storia e di successi.

Chissà se il suo fondatore, Dino Luigi Rezzonico, avrebbe immaginato che il suo setificio, Tessiture Rezzonico, fondato nel 1947, potesse trovare tanta fama indirizzandone lo sviluppo verso prodotti destinati alla navigazione: un’idea inseguita dal figlio Massimo che, illuminato dalla passione per la nautica, ha puntato alla creazione di un tessuto tecnico per la copertura da esterno per barche.

Il fondatore Dino Luigi Rezzonico

“Si tratta di un rivestimento robusto e allo stesso tempo molto leggero, poco ingombrante e totalmente impermeabile, per coprire le imbarcazioni e proteggerle dagli eventi atmosferici”. E’ Margherita Rezzonico a raccontarci la storia di Tessilmare, accogliendoci nel capannone edificato dal nonno in via Vittorio Veneto nel paese di Sirtori, dove la famiglia di origine comasca ha trovato il luogo ideale per costruire la propria attività.

Con Margherita alla guida dell’azienda e allo sviluppo di nuove creazioni, e il fratello Ranieri in capo alla parte tecnica, l’impresa brianzola ha toccato la terza generazione di imprenditori. Sono loro oggi rispettivamente la mente e il braccio dell’evoluzione tecnologica delle produzioni Tessilmare.

Margherita Rezzonico, alla guida dell’azienda di famiglia

 

“Sono subentrata in azienda 35 anni fa, quando avevo 18 anni. A quei tempi era già stata abbandonata la produzione originaria, si vendeva esclusivamente per la nautica: coperture, capottine da sole e borse erano gli articoli principali. Proprio in quegli anni si stava introducendo un nuovo prodotto, lontano dal tessile, un parabordo in plastica estrusa per barche, che funge da protezione in caso di urti. Decidiamo di indirizzarci sempre più verso questa produzione e in pochi anni diventiamo leader mondiali”.

Fondamentale al successo della Tessilmare è stata la vocazione all’internazionalizzazione che ha consentito alla piccola azienda di passare dal 30% di esportazioni dei decenni precedenti ad un export che oggi tocca il 60%. Così nel 2008, quando la crisi economica iniziava a colpire duro, Margherita inaugurava a Miami il ‘Mate Usa’, un punto vendita per distribuire principalmente prodotti Tessilmare.

La produzione del parabordo per imbarcazioni

 

“La cantieristica italiana aveva subito un crollo dell’80% di produzione, diverse aziende avevano chiuso e l’indotto ne subiva le conseguenze; il nostro settore ha conosciuto un arresto drammatico, nessuno pagava più i fornitori. Fortunatamente mio nonno ci ha insegnato a mettere il fieno in cascina e Tessilmare lo ha sempre fatto, arrivando al momento della crisi sostenendosi con le proprie forze. La nostra fortuna è stata quella di aver lavorato sempre con i nostri soldi, evitando il ricorso al credito”.

Con il mercato italiano fermo, la scelta dell’azienda di Sirtori è stata quella di investire all’estero: “Avevo sviluppato in America tre brevetti mondiali per profili parabordo, si trattava di articoli innovativi ed era il momento di esportarli. Perché negli Stati Uniti? La risposta è che il mercato americano ha dimostrato di riprendersi prima dalla crisi, anche se all’inizio i prodotti italiani non erano visti di buon occhio. Ho iniziato a fare indagini di mercato, ricerche sui distributori, ho dovuto capire quale tipologia di produzione poteva adattarsi a quel mercato. E’ stato necessario un lavoro lungo ma oggi siamo riusciti ad affermare il nostro marchio anche in America”.

Margherita Rezzonico mostra il tessuto tecnico realizzato da Tessilmare

 

Perché l’Italia ha subito più di altri mercati la crisi del comparto navale? “Perché da noi la barca è considerato un bene di lusso e chi ne possiede una è subito colpevolizzato. Basta fare un giro in un grande porto italiano e contare quante grandi imbarcazioni battono bandiera italiana. In Florida sono immatricolate più barche che auto, lì viene incentivato l’acquisto, perché più consumi e più dovrai pagare tasse. In Italia inoltre la vendita non è tutelata, ho visto competitori copiare i nostri prodotti, li facevano realizzare in Cina e poi li importavano come italiani, questo perché la legge italiana lo permette. In America chi copia un brevetto va in galera. Ho deciso di cercare mercato dove lavorare con più serenità”.

La Tessilmare oggi fattura 2,5 milioni di euro ogni anno e Mate Usa altri 1,5 milioni di euro. “Ho diviso il peso del rischio su più orizzonti. E’ stata aperta una sede di distribuzione dei nostri prodotti in Australia che copre anche il mercato della Nuova Zelanda. Vendiamo in 130 Paesi differenti, dall’Europa alla Cina, dalla Russia ai Paesi Arabi. I nostri clienti sono i grandi distributori, cantieri navali ma anche privati, con possibilità di effettuare ordinazioni on line attraverso il nostro sito web”.

 

 

Prodotti realizzati internamente all’azienda brianzola e garantiti a vita, tutto questo grazie alla forza di soli 15 dipendenti: cinque donne negli uffici amministrativi e dieci operai nei reparti produttivi.

“Alcuni di loro lavorano con noi da decenni, sono cresciuti con me, addirittura tra loro c’è chi mi ha visto nascere. Pochissimi se ne sono andati, rimangono fino alla pensione. Ho assunto altre tre persone quest’anno ma cerco di conservare le piccole dimensioni dell’azienda, puntando sulla qualità dei prodotti. Una scelta che ci ha premiato”.

 

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