Alla Riva di Annone la rabbia dei dipendenti: “Fateci lavorare!”

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ANNONE – Sale la protesta dei lavoratori della Riva Acciaio di Annone Brianza: già nei giorni scorsi i circa cinquanta dipendenti dello stabilimento avevano organizzato un presidio di fronte ai cancelli e nel pomeriggio di giovedì è partita la vera e propria mobilitazione indetta dai sindacati.

Armati di fischietto e di tanta amarezza per l’improvvisa chiusura della fabbrica, si sono fatti sentire tentando di esprimere il loro disagio:

C’è gente che ha famiglia, mutui e affitti da pagare, qua il lavoro ci sarebbe ma non ci fanno lavorare – ha spiegato Angelo Pungitore, uno degli operai rimasti a casa – io ho un figlio piccolo di otto anni e il lavoro che non c’è più”.

“Giovedì abbiamo finito il nostro turno, da quel momento siamo rimasti a casa e non sappiamo ancora niente – è il commento del collega Antonio Leo – speriamo che ci siano presto novità positive. A noi interessa lavorare e le ordinazioni c’erano. Io abito ad Annone e rischio di perdere casa se resto senza occupazione”.

Con loro c’era anche il sindaco del paese, Carlo Pasquale Colombo: “Da parte mia posso fare ben poco ma mi sembrava giusto essere presente per dare la mia solidarietà a questi lavoratori. Quello che hanno subito è qualcosa di assurdo: trovarsi senza lavoro e senza stipendio dall’oggi al domani è qualcosa di inaccettabile”.

Il primo cittadino in questi giorni ha scritto ai sindacati, ai politici lecchesi, all’Unione industriali e ai vertici del gruppo Riva, cercando di spingere affinché si trovi in fretta una soluzione. “Ci sono delle strade – ha proseguito il sindaco – che possono mantenere il rispetto delle sentenze della magistratura e garantire il proseguo dell’attività aziendale”.

Una di queste è l’ipotesi del commissariamento, che dovrebbe essere discussa nel Consiglio dei ministri di venerdì. Una possibilità guardata con attenzione dai sindacati:

“Non sono ancora nelle condizioni di dire se sia meglio il commissariamento o la prosecuzione della gestione Riva – ha spiegato Enrico Castelli della Uilm Lecco – ciò che mi interessa oggi è che venga data la ‘corrente’ all’azienda e quindi che i dipendenti possano velocemente tornare al lavoro. I tempi della magistratura rispetto ad un provvedimento del Governo rischiano infatti di essere differenti rispetto alle nostre necessità”.

Un pensiero simile a quello del sindacalista della Fiom, Rino Maisto: “Dire che siamo soddisfatti dell’eventuale commissariamento non è proprio esatto, ma sarebbe un’immediata azione per far ripartire subito i rimpianti. Più giorni passano, è il nostro timore, si rischia una svalutazione dell’azienda e la perdita degli ordini. Speriamo quindi che, dopo il Consiglio dei Ministri, già da lunedì i lavoratori possano rientrare in fabbrica”.