ANCE Lecco: “Basta con le tasse che colpiscono gli immobili”

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LECCO – I costruttori edili contro l’Imu bis. Una presa di posizione inevitabile da parte dell’associazione di categoria del settore, quello edilizio, che più sta pagando la crisi italiana senza, per ora, reali prospettive di ripresa nell’immediato.

“Forse, nonostante i molti autorevoli professori che lo compongono, il Governo Monti non si sta rendendo conto che, se continua di questo passo, il settore edile rischia la completa chiusura e, con esso, vi è il pericolo che ad essere azzerato sia l’enorme indotto che attorno ad esso ruota. Non voglio affatto contestarne il prestigio del Governo. Ma, tra tanti autorevoli tecnici che lo compongono, ne manca certamente uno che si intenda di edilizia”.

Così Mario Sangiorgio, Presidente di ANCE Lecco, interviene a caldo sulla ventilata ipotesi di una nuova IMU che è trapelata nei giorni scorsi, dopo che ancora non si era spenta l’eco sui contraccolpi negativi per l’industria delle costruzioni dell’IMU già approvata dal Governo.

“Non voglio arrivare a dire, come è già stato fatto da qualcuno, che l’introduzione dell’IMU porti ad un deprezzamento del valore degli immobili. – continua Sangiorgio – Certo è che, in un momento già così drammatico per il settore, con un mercato fermo e continue chiusure e licenziamenti tra le nostre imprese, la tassazione introdotta con l’IMU costituisce un ulteriore elemento depressivo, che va a penalizzare chi negli scorsi anni ha investito nel settore e disincentiva soprattutto nuovi investimenti. Non solo. Essa vanifica provvedimenti come era stata la cedolare secca sugli affitti, rendendo meno interessante investire nel mattone, in un momento in cui già il mercato è totalmente piatto”.

“In soli cinque anni, dal 2008 al 2012, il settore delle costruzioni ha perso in Italia il 24,1% degli investimenti e i livelli produttivi della nuova edilizia sisono ridotti del 40,4%. – spiega ancora Sangiorgio – In forte flessione sono anche i permessi per la costruzione di nuove abitazioni, diminuiti in cinque anni del 53%. Eppure il numero di nuove famiglie che rappresenta la domanda potenziale di abitazioni aumenta ogni anno ad un ritmo di circa 328 mila unità. Chi parla di bolla immobiliare per il nostro Paese per eccesso di produzione, dunque, si sbaglia. Il problema, semmai, sta nella mancanza di liquidità che le famiglie italiane si trovano a dover affrontare, anche a causa di una pressione fiscale che ha ormai battuto ogni record, scoraggiandone ogni propensione all’investimento”.

“Ci è stato promesso che, dopo la stagione dei sacrifici, sarebbe venuta quella dei provvedimenti a favore della ripresa. – afferma ancora Sangiorgio – Ancora non ne vediamo i segnali, e per il nostro settore è buio completo. Eppure in più occasioni è stato dimostrato, dati alla mano, che la ripresa può venire solo attraverso un rilancio delle costruzioni, proprio per la capacità di volano che la nostra attività è in grado di esercitare. Sembra che il Governo Monti non se ne renda conto. Il rigore, quando è eccessivo, rischia di ammazzare l’economia. E se il paziente è troppo debilitato dopo una cura, difficilmente potrà rimettersi a correre quando ce ne sarà bisogno”.

“Il Governo se ne renda conto e decida innanzitutto di metter mano ad una revisione del Patto di Stabilità interno, rendendolo più flessibile e premiando i Comuni più virtuosi. – conclude Sangiorgio – Così facendo si potrà rimettere in moto l’economia a livello territoriale e, al tempo stesso, si ridarà modo ai Comuni e alle stazioni appaltanti locali di saldare i debiti contratti con le imprese che hanno eseguito lavori non ancora saldati. Proprio il tema, per altro moralmente inaccettabile, dei debiti contratti dalla Pubblica Amministrazione con le imprese è uno dei principali obiettivi sui quali il Governo deve dare risposte concrete in tempi brevi. Come ANCE lo abbiamo già annunciato: il prossimo 15 maggio siamo pronti ad una grande manifestazione nazionale, il “D.Day”, laddove D. sta per decreto ingiuntivo. Vogliamo compiere un’enorme operazione di recupero crediti, che culminerà nell’invio contestuale di diffide di pagamento alle amministrazioni competenti in tutto il Paese”.