Banca Lecchese: “La chiusura era evitabile, tutelare gli azionisti”

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Da sinistra: Wolfango Pirelli (Cgil Lecco), Davide Riccardi (Fisac Cgil Lecco), Carmine Leva e Francesco Castellotti (Federconsumatori)

 

LECCO – “Cronaca di una morte annunciata”. E’ stata definita così la recente vicenda della Banca Lecchese, realtà nata nel 1994 per iniziativa di un comitato promotore di professionisti e imprenditori del territorio di Lecco,  acquistata prima da Banca Etruria e quindi, lo scorso anno, dal colosso statunitense  Oaktree Capital Group.

Sul caso si sono espressi i sindacati, Cgil, e Federconsumatori, che in mattinata hanno convocato una conferenza stampa volta a “fare il punto” di una situazione oramai irreversibile, come spiegato dal segretario Wolfango Pirelli: “Siamo consci di non poter fare nulla per sistemare le cose, ma dati alla mano è evidente che i problemi, per la Banca Lecchese, sono cominciati anni fa, almeno quattro, e che nessuno ha messo mano alla situazione”.

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Davide Riccardi

 

E’ appunto attraverso alcuni dati significativi (riguardanti il periodo tra il 2009 e il 2015), ripercorsi da Davide Riccardi (Fisac Cgil Lecco), che si può vedere, secondo i sindacalisti, “quale sia stata la storia che ha interessato la banca”. “Quasi tutti gli andamenti che abbiamo visualizzato in questi anni mostrano una tendenza comune che si può così riassumere: un dato di partenza buono, nel 2009, un picco nel 2012 e quindi un’inesorabile peggioramento. Dal 2012 insomma ogni attività della banca si dimezza, il patrimonio nel 2014 era sceso a 9 milioni, sui ricavi crollo sempre dal 2012 da 2,04 milioni a 1,27 nel 2015 mentre gli interessi da 3,27 milioni (nel 2012) sono scesi a 1,69 nel 2012. Nel 2015 – ha proseguito Riccardi nella sua rassegna – i crediti hanno superato il patrimonio della banca e si è giunti ad una perdita sull’utile di 12,25 milioni, anche se in effetti la serie negativi in termini di utili come abbiamo potuto vedere inizia già nel 2010”.

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Carmine Leva

I campanelli d’allarme insomma c’erano già stati ma niente è stato fatto per evitare che la banca fallisse. Ed ora i problemi sono tre: “Abbiamo ricadute negative in termini economici, in termini occupazionali ed anche sociali” ha spiegato il presidente di Federconsumatori Lecco Carmine Leva “dobbiamo ricordarci che ci sono i 1400 circa risparmiatori che hanno comprato le azioni della Banca Lecchese e che ora sono in grave perdita”. 505 di loro hanno ceduto volontariamente le azioni (un’azione dal valore di 5 euro è stato calcolato che oggi ne valga 0,33). 916 i soci che compongono l’azionariato della Banca. Una situazione sociale anche difficile, come commentato da Federconsumatori: “La gente ragiona ancora genuinamente, ha comprato azioni non quotate e ora per motivi che non possono capire a fondo si ritrovano senza niente di quello che avevano investito. C’è anche una certa vergogna nel far sapere di avere perso i soldi”.

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Francesco Castellotti

Necessari ulteriori approfondimenti, come specificato da Francesco Castellotti, sempre di Federconsumatori, volti a capire se si sia trattato di omessa vigilanza, di mancata responsabilità degli amministratori o di contingenze inevitabili e ingestibili: “Dobbiamo sentire ancora tante posizioni, ma intendiamo fare delle verifiche. La vicenda della Banca Lecchese dimostra come il sistema banca territorio sia entrato in crisi. Non è riuscito nel tempo a costruire un volano positivo tra indirizzo di risparmio e investimenti dei cittadini”.

Accanto al lato sociale sono stati ricordati i contraccolpi occupazionali ed economici della vicenda: 24 i dipendenti che ora dovranno essere ricollocati, vista la chiusura delle filiali lecchesi e per i quali l’auspicio di Cgil sarebbe quello di utilizzare il fondo emergenziale. “Se il destino dell’azienda è segnato – ha commentato Riccardi – avremmo preferito tentare la strada di un presidio territoriale per evitare situazioni scoperte come quella che si è verificata e che ci troviamo a commentare post mortem”.

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Wolfango Pirelli

 

Infine, ricordato il duro contraccolpo economico al sistemo produttivo del territorio lecchese: “Qui abbiamo il sistema produttivo a più alto tasso di manifattura, circostanza che ha un bisogno enorme di credito, la Banca Lecchese era una sicurezza in più – ha commentato il segretario Cgil Lecco Wolfango Pirelli – alla luce di quanto accaduto riteniamo che il tema del credito sia fondamentale, soprattutto se accessibile ai costi e affidabile. Per questo motivo rinnoviamo l’invito a dedicare un’attenzione particolare alle banche che svolgono un ruolo significativo per il territorio: bisogna evitare che alle già esistenti problematiche del credito alle aziende si aggiunga il fatto che la banca fallisca”.

 

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