Calolzio: una settimana per salvare le Trafilerie Brambilla

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CALOLZIO – Il 9 aprile, una data attesa con inquietudine dai lavoratori della trafilerie Brambilla di Calolziocorte: quel giorno, infatti, scadrà la proroga al concordato preventivo concessa dal Tribunale per agevolare la vendita dell’azienda; finora, però, nessun compratore ha formalizzato il proprio impegno e senza offerte sul tavolo resta una grossa incognita per il futuro dei 73 dipendenti.

Per questo la FIOM insieme alla RSU hanno organizzato martedì un presidio fuori dai cancelli della fabbrica e si preparano a nuove iniziative, in attesa dell’esito dell’incontro che giovedì riunirà all’Unione Industriali i rappresentati dei lavoratori, il liquidatore dell’azienda e il commissario nominato dal giudice.

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I guai per la trafileria sono iniziati prima delle ferie estive quando, come riferito dai sindacati, l’azienda avrebbe annunciato “difficoltà di liquidità dovute alla situazione debitoria” che avrebbero spinto i vertici della Brambilla, a seguito anche delle insinuazioni presentate da alcuni creditori, a chiedere a novembre il concordato preventivo, puntando ad evitare la procedura fallimentare. Diverse, secondo i sindacati, sarebbero state le manifestazioni di interesse ma nessuna sarebbe andata in porto. Attualmente sarebbero due i soggetti che potrebbero subentrare alla guida dell’azienda: un grosso gruppo italiano e una holding turca di cui i sindacati hanno preferito non fare i nomi, nella speranza che la trattativa si possa compiere.

Elena Rossi - Diego Riva (FIOM)
Elena Rossi – Diego Riva (FIOM)

“Il tempo stringe – spiega il segretario provinciale della FIOM, Diego Riva, affiancato dalla delegata Elena Rossi – Il 9 aprile scade il concordato e senza offerte concrete il giudice difficilmente assicurerà una nuova proroga. Inoltre, oltre alla trattativa con l’azienda, l’acquirente dovrà discutere anche con noi delle sue intenzioni, per questo non possiamo più aspettare”.

Il sindacato fissa dei paletti in vista del confronto con la nuova proprietà: il mantenimento dell’attuale forza lavoro e del sito produttivo in corso Europa, “garanzie che l’attuale proprietà ci ha ribadito fin dall’inizio” sottolinea Riva. Per spiegare la situazione, la FIOM sta interloquendo anche con la Provincia e il Comune di Calolziocorte, chiedendo alla politica il proprio impegno affinché si evitino speculazioni sulla pelle dei lavoratori.

Per questi ultimi, già ad ottobre, è stata chiesta la cassa integrazione straordinaria ma il Ministero non l’avrebbe ancora autorizzata tanto che, per mantenere in funzione la fabbrica e garantire un minimo di salario ai dipendenti, sono stati organizzati turni settimanali che tengono occupati una decina di lavoratori a rotazione.

Fuori dai cancelli, insieme alle bandiere del sindacato, i dipendenti hanno esposto uno striscione diretto all’ex ministro Michela Vittoria Brambilla, figlia del patron Vittorio Brambilla, e alle sue battaglie animaliste. Un modo per sollecitare la parlamentare sulla loro situazione.

“Finora gli stessi lavoratori hanno fatto un sacrificio personale, restando ancorati all’azienda pur avendo una professionalità spendibile altrove – spiega il rappresentante della RSU, Giuseppe Milani – Siamo ancora fiduciosi e speriamo che si faccia avanti qualcuno tra gli interessati perché lo spettro che ci si pone davanti, se non ci sarà una svolta, è quello del fallimento”.

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