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LECCO – Un fragoroso applauso ha accolto dei sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil all’uscita dall’incontro con i vertici della Carsana: l’accordo sindacale è stato trovato, l’impresa presenterà nella giornata odierna in tribunale il piano per il concordato preventivo liquidatorio.
Questo dovrebbe consentire entro l’anno di avanzare richiesta di cassa integrazione straordinaria per i 138 dipendenti in forze all’azienda. Era quello che i lavoratori auspicavano, a fronte della crisi dell’impresa e della sua futura chiusura, per ottenere la copertura per un anno di questo ammortizzatore sociale, destinato a scomparire nel 2016 per effetto della riforma del lavoro.
Per lo stesso motivo i lavoratori avevano presidiato la sede dell’impresa in via Gorizia fin dalle prime ore della mattinata di lunedì. Bandiere sindacali, fischi e volantini distribuiti agli automobilisti e c’è chi ha addirittura appiccicato un cartello recante la scritta “affondazione” sotto lo stemma della Fondazione Carsana: tanta era la rabbia delle maestranze, soprattutto dopo la proroga chiesta dall’azienda al tribunale per la presentazione del piano.
Una richiesta di tempo, accettata dal giudice, che avrebbe potuto mettere a rischio la cassa integrazione per i lavoratori. A quel punto, questi ultimi avrebbero potuto fruire della sola indennità di disoccupazione.
“C’è gente con il mutuo da pagare e una famiglia da mantenere, donne incinte che finiranno in mezzo alla strada, ultracinquantenni ancora lontani dalla pensione” ha spiegato uno dei lavoratori durante la mattinata.
Ad aver lasciato grande amarezza nei dipendenti dell’impresa Carsana sono state soprattutto le modalità con cui hanno avuto notizia della crisi: “Ci hanno fatto fare le ferie ad agosto e a settembre è stata chiesta la cassa. Se ci avessero detto le cose per tempo, avremmo iniziato a guardarci attorno, avrebbero anche potuto aiutarci loro nella ricerca di un altro impego chiedendo alle imprese amiche”.
“A settembre abbiamo percepito il 60% dello stipendio, poi buste paga vuote e a novembre abbiamo recepito solo le due festività perché non stiamo lavorando – sottolinea un altro dipendente – Meno di quattro operai stanno concludendo gli ultimi lavori”. In effetti lo scorso ottobre è stata richiesta la cassa integrazione che però i dipendenti percepiranno in un’unica trance intorno alla fine di gennaio.
Queste le premesse con le quali lunedì si era aperto il tavolo di confronto tra sindacati e azienda, concluso dopo circa due ore di discussione. Poi l’atteso annuncio:
“L’azienda entro questa mattina consegnerà il piano concordatario e ciò consentirà al tribunale di poterlo analizzare ed esprimere parere di ammissibilità. Subito dopo presenteremo in Regione la richiesta di cassa integrazione che auspichiamo di poter firmare tra Natale e Capodanno – ha spiegato ai lavoratori Giuseppe Cantatore di Fillea Cgil – Un anno di ammortizzatore sarà un paracadute per voi e ci permetterà di verificare se ci siano margini per una soluzione differente, come l’acquisizione da parte di privati di rami d’azienda”.
Proprio mentre il sindacalista parlava, i consulenti dell’impresa, documenti in mano, sono usciti dalla sede di Carsana con destinazione il palazzo di Giustizia.
Spetterà ora al tribunale analizzare quanto presentato dall’impresa prima delle fine dell’anno: “Terremo monitorata la situazione – ha sottolineato Ignazio Verduzzo di Filca Cisl, affiancato da Gianluca Callina di Feneal Uil – Ci aspettiamo una risposta entro dal tribunale tra il 21 e il 22 dicembre. Successivamente ci confronteremo con i commissari che verranno nominati”.
