CM Valsassina, la frittata è fatta: bocciato il ricorso al TAR persi 5,5 mln

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Prato Buscante sede della Comunità Monitana

LECCO – La frittata è fatta. E che frittata. Il territorio lecchese, ma soprattutto quello valligiano, ha perso l’occasione di percepire un finanziamento di ben 5 milioni e mezzo di euro.
Non bruscolini insomma.
Soldi, tra l’altro, che erano già stati assegnati e ai quali vanno aggiunte le spese legali che la Comunità Montana Valsassina Valvarrone Val d’Esino, presieduta da Carlo Signorelli, ha deciso di effettuare per presentare un ricorso al TAR (Tribunale Amministrativo Regionale) che proprio ieri, mercoledì, lo ha “cassato”.

Con Ordinanza nr. 230/2017, infatti il TAR ha rigettato la richiesta di sospensiva del provvedimento di esclusione della Comunità Montana Valsassina Valvarrone Val d’Esino in merito alla vicenda del finanziamento di 5.5 milioni di euro al costituendo Gal (Gruppo di azione locale) 2 Laghi.
L’ordinanza afferma testualmente che “non sussiste il fumus boni iuris del ricorso”. Tradotto: il ricorso è senza fondamento. Seguirà sentenza del Tribunale nei prossimi mesi che, con ogni probabilità, non contraddirà l’ordinanza del TAR.

Insomma quel finanziamento che avrebbe dovuto garantire lo sviluppo dei progetti presentati dal Gal 2 Laghi, società consortile composta da soggetti pubblici e privati creata allo scopo di favorire progetti in aree rurali, non arriverà.

Il motivo di questa bocciatura starebbe, in parole semplici, nella non corretta composizione societaria che da regolamento UE n. 1303/13 prevede “che a livello decisionale, nè le autorità pubbliche, né alcun singolo gruppo di interesse rappresentino più del 49% degli aventi diritto al voto”, mentre Il “Gal dei due Laghi sarebbe composto per il 40% da soggetti privati e per il 60% da enti pubblici.

Tra coloro che hanno seguito da vicino la vicenda, c’è il Dott. Davide Belelli consulente marketing che commenta “Non per intenti polemici ma per dovere civico del Cittadino Qualunque a cui sta a cuore la res pubblica”. E così spiega: “E’ stata sbagliata per un cavillo formale la costituzione di una società e inoltrato un ricorso infondato, il ché in termini monetari significa avere gettato al vento 5.5 milioni di euro per progetti di sviluppo, nonché avere sostenuto inutilmente spese legali coi soldi dei contribuenti. E’ altrettanto doveroso segnalare contestualmente che, al contrario, i ricorsi delle altre comunità montane interessate dalla sospensiva sono invece stati accolti. Evidentemente avevano una loro ragion d’essere”.

Già, perché l’unico ricorso dei tre presentati a non essere stato accolto è proprio quello della Comunità Montana valsassinese in quanto Val Trompia e Valle Camonica oggi sorridono, insieme a chi, avendo lavorato a regola d’arte, avevano ottenuto da subito i finanziamenti come le province di Sondrio e Mantova, le comunità montane dell’Alto Garda e della Val Brembana, quella del Triangolo Lariano, la Fondazione per lo Sviluppo dell’Oltrepò Pavese e la Bim dell’Oglio.

“Attenendosi ai meri fatti su elencati, sottolineo ‘fatti’, non opinioni – prosegue il Dott. Belelli – senza intenti polemici di sorta si chiede: di tutto ciò chi risponde? Poiché, se nessuno si assume la responsabilità dell’accaduto, è tragicamente evidente che la Pubblica Amministrazione non ha gli anticorpi per far si che simili, inammissibili errori non si ripetano nuovamente. Non è una polemica, è il report nudo e crudo di una vicenda amministrativa civicamente inaccettabile: non è possibile perdere così 5,5 milioni di euro già destinati al nostro territorio”.

Quindi Belelli conclude: “Mi colpisce molto il silenzio civico attorno a questa vicenda, che è indubbiamente grave amministrativamente parlando. In primis il silenzio delle istituzioni, ad esempio i comuni, ma a seguire il silenzio di operatori e cittadini. Non intendo sobillare nessuno bensì rimarcare che in simili circostanze non è possibile stare zitti e – anzi – nei limiti della normale dialettica tra società civile e istituzioni è obbligatorio fare rimostranze. Ci erano stati accordati 5,5 milioni di euro e ci sono poi stati revocati perché qualcuno ha sbagliato. Lo dice il TAR, non il sottoscritto. C’è un danno oggettivo e considerevole arrecato alla valle, e se a operatori, cittadini e istituzioni tutto ciò sta bene, che poi non si lamentino per danni infinitamente minori quando gli si calpesta le due foglie nel proprio orto.”

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