Confapi: “Italia maglia nera nei pagamenti. E’ un limite alla competitività”

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Da sinistra, Maurizio Casacco e Luigi Sabadini

LECCO – L’Italia è tra le quattro nazioni richiamate dalla Commissione Europea per l’inadempimento delle norme comunitarie relative ai tempi di pagamento, sia da parte della Pubblica Amministrazione, sia nelle transazioni B2B.

In particolare, il nostro Paese avrà due mesi di tempo per comunicare a Bruxelles i provvedimenti adottati per evitare un ulteriore aggravamento delle procedure di infrazione, dopodiché il Collegio dei Commissari, in mancanza di risposte adeguate, potrà decidere di ricorrere alla Corte di Giustizia dell’Ue.

“Già da tempo a livello nazionale abbiamo lanciato, inascoltati, questo allarme presentando anche una proposta emendativa all’ultima Legge di Bilancio – ha ricordato il Presidente di Api Lecco, Luigi Sabadini – Il mancato rispetto della normativa europea che prevede tempi certi nei pagamenti provoca un grave squilibrio finanziario che subiscono soprattutto le Pmi, dovendo combattere ogni giorno crisi di liquidità e di cassa. Nei Paesi europei generalmente si rispettano i 60 giorni previsti dalle direttive Ue per saldare quanto dovuto ai propri fornitori; al contrario in Italia i tempi di pagamento della Pa sono di 131 giorni (dato: Intrum Justitia) e tra privati si superano mediamente i tre mesi”.

“Di fatto, nella situazione attuale le Pmi, parte contrattuale debole nei confronti della grande industria, continuano a subire condizioni di pagamento svantaggiate, fungendo realmente ‘da banche’ per i loro clienti”, ha sottolineato Maurizio Casasco, Presidente della Confederazione Nazionale della Piccola e Media Industria Privata, di cui fa parte l’Api di Lecco.

La proposta avanzata da Confapi nello scorso mese di novembre in sede di approvazione della Legge di Bilancio mirava essenzialmente all’adozione anche in Italia del sistema vigente in Francia fin dal 2009, a seguito dell’approvazione della norma 2008-776, comunemente conosciuta oltralpe con l’appellativo evocativo di legge “per la modernizzazione dell’economia”. L’emendamento includeva un sistema di sanzioni per chi non rispettasse i tempi previsti, andando così ad alimentare un Fondo presso il Ministero per lo Sviluppo Economico destinato allo sviluppo delle Pmi.

“In questo momento il nostro Paese non si può permettere di andare incontro a una procedura di infrazione, con tutte le conseguenze economiche e finanziarie che ne conseguirebbero – ha concluso il Presidente di Api – Non possiamo che augurarci che questo ennesimo monito dall’Ue induca il Governo a fare qualcosa, e subito. È risaputo che una maggiore puntualità nei pagamenti preserverebbe la competitività delle nostre imprese: la disponibilità di liquidi a breve termine, infatti, da un lato ridurrebbe, almeno in parte, la necessità di ricorrere al credito bancario e le connesse difficoltà di affidamento, e d’altra parte avrebbe un impatto positivo anche sul fronte delle assunzioni di nuovo personale, come ampiamente dimostrato da diverse indagini. Oltretutto ridurre il fenomeno dei mancati pagamenti genererebbe un riverbero positivo anche per lo Stato, che vedrebbe diminuire i mancati pagamenti dell’Iva da parte delle imprese. Infine, la presenza di una norma di questo tipo incentiverebbe le società estere a investire in Italia poiché fornirebbe un perimetro rafforzato di certezze sugli incassi”.