Crisi, Fiom: “Perso
un quarto dei processi produttivi”

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LECCO – Si preparano a scendere in piazza a Roma i metalmeccanici della Fiom: anche a Lecco fervono i preparativi per il 18 maggio e già nella prossima settimana il sindacato lecchese si muoverà tra i suoi iscritti e non solo:

“La manifestazione che promuoviamo non guarda solamente i metalmeccanici ma a tutte quelle persone che ritengono che così non va: c’è la necessità di politiche di welfare che siano rispettose delle fasce deboli e dell’equità – spiega Diego Riva, segretario provinciale di Fiom Lecco – è necessario mettere in campo ammortizzatori sociali che siano in grado di garantire una tutela economica a chi il lavoro non ce l’hanno più e terminate le tutele guardare a quello che già succede in Europa, con un reddito di cittadinanza per dare dignità alle persone”.

Un quadro economico sempre più complesso quello nel quale si inserisce la protesta del sindacato, sia a livello nazionale che nel lecchese:

“Un quarto dei processi produttivi lo abbiamo perso e il rischio è che se ne perda un’ulteriore quarto se non si mette mano ad una politica industriale diversa – denuncia Riva – Tutto ciò si somma alla strumentalizzazione di quegli imprenditori che non chiudono per la crisi, ma perché cercano condizioni più redditizie all’estero. Un esempio molto chiaro abbiamo anche nel lecchese, vedi il gruppo Candy che non decide di chiudere perché il bilancio consolidato va male, ma perché in Cina trova condizioni migliori”.

Ultima e tra le più importanti crisi aziendali nel lecchese è quella dello stabilimento di Molteno della Sandrigarden, dove gli operai nei giorni scorsi hanno deciso di occupare la fabbrica:

“Ci sono cento lavoratori che dalla mattina alla sera rischiano di perdere il posto – spiega il segretario Fiom – Nell’incontro di oggi abbiamo chiesto alla proprietà dei dati che non sono stati in grado di darci, quindi seguiranno nuovi confronti in Provincia e in Confindustria. Per tutte le cose fatte dai lavoratori in questi anni, non è che non si possa chiudere l’azienda, liquidare i creditori e andarsene così. Crediamo vada fatto un percorso ben diverso”.