Elettrico, Acqua e Gas: lavoratori in sciopero, presidio davanti a LRH

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LECCO – Giornata di mobilitazione, quella di lunedì, per i lavoratori del settore elettrico, del gas del servizio idrico: era in programma oggi, 17 dicembre, lo sciopero indetto a livello nazionale dai sindacati Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Flaei-Cisl e Uiltec Uil per tre norme al vaglio del governo che per i sindacati avranno impatti rilevanti sui lavoratori.

Si tratta dell’articolo 177 del codice degli appalti, della riforma del servizio idrico integrato in discussione, che prende il nome della onorevole Federica Daga, e l’esclusione della geotermia convenzionale dalle fonti di energia rinnovabili.

Oltre alla sciopero, è stata organizzata anche una manifestazione a Montecitorio e presidi in molte città italiane. A Lecco lunedì mattina si è svolto un sit-in davanti alla sede di Lario Reti Holding, principale gestore della fornitura di energia e acqua pubblica in provincia di Lecco.

L’articolo del codice degli appalti contestato dai sindacati “stabilisce, che i titolari di concessioni (per le aziende del Gas e dell’elettrico), già in essere al 18 aprile del 2016 e che abbiano ricevuto l’affidamento ‘senza gara’, dovranno affidare una quota pari a l’80% dei propri contratti relativi alle concessioni (28.000 addetti circa nel territorio nazionale), di importo pari o superiore a 150.000 euro, mediante procedura di evidenza pubblica, per il restante 20% potranno ricorrere a controllate/collegate” ricordano i rappresentanti dei lavoratori.

“Se la norma dovesse applicarsi molte società si trasformerebbero in un sol colpo in piccole e medie società appaltatrici che dequalificherebbero servizi essenziali per la comunità, senza poter fare quegli investimenti necessari a modernizzare le infrastrutture energetiche e con un abbassamento generale dei livelli di sicurezza”

Sulla riforma “Daga” del servizio idrico integrato si prevede il ritorno alla costituzione di aziende speciali o enti di diritto pubblico modificando quanto previsto dalla Legge Galli del 1994 che organizzava il servizio idrico. “Così facendo si rischia – spiegano i sindacalisti – un blocco agli investimenti, circa 2,5 miliardi di euro, e la perdita del contributo PIL con una ricaduta che impatterà su circa 40.000 addetti nel settore e un forte aumento potenziale per la fiscalità generale”.

Infine, l’ipotesi del Governo di escludere la Geotermia convenzionale dalle fonti di energie rinnovabili meritevoli di incentivazione. “Una scelta ritenuta assurda e scellerata dai sindacati e che, se attuata, porterà pesantissime conseguenze anche in questo settore che vede una occupazione di oltre 2000 addetti diretti e indiretti. La fine degli incentivi, infatti, non renderà più economicamente sostenibili gli investimenti a causa dell’altissimo rischio di impresa”.