I Giovani Confapi hanno scritto al Ministro Fornero

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LECCO – Riceviamo e pubblichiamo la lettera scritta dal Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori della Confapi, Oriano Lanfranconi, al Ministro del Lavoro Elsa Fornero.

“Caro Ministro, “good job”.
Buon lavoro come augurio perché la nuova regolamentazione apporti slancio e vigore ad una ripresa economica che i più vedono ancora improbabile.
Buon lavoro perché è riuscita in poco tempo a fare quanto si era prefissa all’inizio del Suo mandato.
Per giorni, tutti si prodigheranno a commentare questa riforma, diranno tutto ed il contrario di tutto alla ricerca personale di un po’ di spazio mediatico.
Anche noi vorremmo apportare il nostro contributo ma lo faremo come sempre con molta schiettezza ed onestà intellettuale. E’ una buona riforma. Prima di tutto è una riforma. Un riforma radicale che è quanto ci auspicavamo. E’ riuscita dove altri hanno fallito, anche in questo Governo, come nel campo delle liberalizzazioni che sono state via via sospese od annullate.
E’ una buona riforma perché, come ben ricorda una vecchia regola del commercio, scontenta moderatamente tutte le parti coinvolte; equamente come si prefigge questo Governo.
Poteva essere migliore? Probabilmente sì.
Poteva essere peggiore? Sicuramente sì.
Se è quello che in tutta onestà si aspettavano l’Europa ed i mercati lo sapremo presto con il verdetto dell’andamento dello spread.
La maggior criticità può essere identificata nella possibilità che un giudice interpreti soggettivamente la fondatezza o meno delle motivazioni di licenziamento. Ciò non permette quella chiarezza, trasparenza ed univocità che le aziende forse si aspettavano.
Il sindacato mantiene lo scettro per quanto concerne la contrattazione dietro le quinte della buonuscita per i singoli individui. E’ sempre stata nel mercato del lavoro una pratica diffusa che serviva ad evitare ricorsi in tribunale ed a quanto si evince il sindacato, per lo meno una parte di esso, ha preferito una difesa ad oltranza dei propri tesserati piuttosto che dare spazio e flessibilità a nuove assunzioni. Sull’articolo 18 si è detto molto, forse troppo.
Sappiamo benissimo che le aziende, e parlo delle PMI che rappresento, difficilmente licenziano i propri validi dipendenti.
Di questo comma si è abusato perché si è scelto di tutelare qualche caso di “lazzaronismo acuto” a discapito di una maggior flessibilità a favore dei giovani e dei precari, dei quali nessuno si è mai occupato per quanto riguarda il “diritto al lavoro”.
Sconveniente era dire che in realtà l’abolizione integrale dell’art. 18, non serviva tanto per avere mano libera nel licenziare, quanto per recuperare parte della produttività aziendale persa perché si era andati verso un grave disequilibrio tra diritti e doveri nel binomio lavoratore-impresa. Lei indica la necessità di un osservatorio per monitorare gli effetti di questa riforma. Noi ci rendiamo disponibili a farne parte in quanto esponenti e rappresentanti di un’associazione datoriale di 120.000 aziende e oltre 2 milioni di dipendenti, e soprattutto perché siamo giovani; quei giovani ai quali la riforma è dedicata.
Infine un piccolo appunto che riguarda il fatto che sinora abbiamo focalizzato l’attenzione sulle imprese private.
Suoi autorevoli colleghi si stanno occupando di spending review. E’ giustissimo perequare le risorse in uno stato moderno per avere dei servizi minimi garantiti su tutto il territorio nazionale, ma questa cura non deve essere un accanimento terapeutico. La macchina pubblica è troppo costosa ed inefficiente. Secondo varie stime “eccedono” a livello complessivo di oltre 500.000 dipendenti pubblici nel complessivo di tutte le forme ed i settori di impiego. Non solo; la produttività è inferiore a quanto mediamente ottenuto nel settore privato e questo differenziale è esponenzialmente cresciuto nel tempo. L’auspicio perciò è di agire anche in questo settore, perché, non dubiti, in tal caso sia gli imprenditori, sia i lavoratori privati, sia la maggior parte dei pensionati sarebbero uniti e coesi con Lei e con il Suo operato”.