La Konig tira dritto e chiede la mobilità per i cento lavoratori

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konig corteo lecco (14)

MOLTENO – Era attesa fin dall’annuncio degli esuberi, finora, però, il fatto che l’azienda non avesse dato il via alla procedura aveva lasciato un barlume di speranza su possibili ripensamenti da parte della proprietà, e invece Konig ha chiesto ufficialmente di aprire la mobilità per oltre cento dipendenti della sede di Molteno.

La richiesta è stata effettuata venerdì ma la notizia è trapelata solo nelle ultime ore dai sindacati impegnati nella difficile trattativa. Konig, storica fabbrica di catene, trasferirà la sua produzione in Austria e  in Repubblica Ceca, chiudendo lo stabilimento affacciato alla Statale 36, con 50 anni di storia alle spalle, dove rischia di restare solo la logistica.

Giovanni Gianola (Fim)
Giovanni Gianola (Fim)

I tavoli di confronto aperti in Provincia e in Regione finora non hanno dato l’esito sperato e l’azienda procede dritta per la sua strada, mentre Fiom, Fim e Uil insieme alle istituzioni locali stanno tentando di far cambiare idea ai referenti del gruppo Pewag, dallo scorso settembre proprietaria di Konig, sulla possibile riconversione del sito di Molteno per salvaguardare i posti di lavoro.

Messi al corrente della procedura di mobilità aperta, dai sindacati è partita la richiesta di un incontro con l’azienda che si svolgerà il 27 maggio nella sede lecchese di Confindustria.

“Sapevamo che prima o poi si sarebbe aperta la procedura di mobilità – afferma Giovani Gianola di Fim Cisl – il fatto comunque non pregiudica il percorso già avviato con le istituzioni e il confronto che avremo al Ministero”.

Enrico Azzaro - Uilm
Enrico Azzaro – Uilm

Il 1° giugno, infatti, il caso Konig giungerà a Roma dove si auspica che, con l’intermediazione dei referenti del Ministero, possano trovarsi le condizioni per convincere l’azienda a modificare il piano industriale o perlomeno garantire ai lavoratori lo strumento della cassa integrazione che oggi, con le nuove normative, in casi di crisi non è più possibile ottenere. Al momento, però, la convocazione al Mise non è ancora arrivata.

La scelta di chiedere prontamente un incontro in Confindustria sulla procedura di mobilità ha nuovamente diviso i sindacati, con la Uilm che si è sfilata ed ha parlato di “lacerazione” dei rapporti tra le organizzazioni sindacali.

“Tutto a svantaggio dei lavoratori e del territorio, in quanto non è il tempo di discutere di licenziamenti e buona uscita, ma di recupero industriale attraverso la riconversione – ha spiegato Enrico Azzaro, segretario della Uilm lecchese – Su questo mi trovo d’accordo con il Consiglio regionale che all’unisono come le forze politiche del territorio sono tutte impegnate a dare rilancio al sito di Molteno. Accettare i tempi della società austriaca e come aver accettato di fatto quanto gira da mesi nello stabilimento”.

Luigi Panzeri - Fiom
Luigi Panzeri – Fiom

“Forse qualcuno non ricorda che ci sono dei termini da rispettare, sette giorni di tempo per convocare un incontro e discutere della mobilità, se si fosse atteso il 1 giugno dell’incontro al ministero si sarebbe andati fuori tempo – risponde Luigi Panzeri della Fiom – Chiedere un incontro non significa accettare la volontà dell’azienda ma cercare risposte e affrontare il problema. C’è  bisogno di tenere aperto il confronto, non affatto semplice, e cercare di chiudere la vicenda in modo positivo. Non accettiamo più le polemiche, noi rappresentiamo i lavoratori e salvaguardiamo i loro interessi”.