La Nostra Famiglia sospende il contratto ma spera in aiuti dalla Regione

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Dopo il passo indietro, La Nostra Famiglia precisa la scelta

“Contratto sospeso per approfondimento su finanziamenti regionali”

BOSISIO – La direzione de La Nostra Famiglia interviene all’indomani dell’incontro con i sindacati e dell’annuncio della sospensione delle modifiche al contratto aziendale nazionale. Modifiche che l’associazione aveva posto in essere unilateralmente, causando la reazione dei lavoratori e dei loro rappresentanti.

“Il Consiglio di Amministrazione dell’Associazione – spiegano in una nota – tenuto conto di quanto ipotizzato dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori nell’incontro del 11 febbraio circa il finanziamento del costo del lavoro da parte delle Regioni, ha deciso di approfondire ulteriormente le reali modalità con cui le stesse daranno corso a tali finanziamenti e di valutarne l’effettivo impatto sui costi, e senza con ciò innovare sulla decisione originariamente assunta”.

“Tale approfondimento – proseguono – avverrà nel periodo di temporanea sospensione dell’applicazione, ai dipendenti in forza alla data del 31 gennaio 2020, del CCNL per il personale dipendente da residenze sanitarie assistenziali e centri di riabilitazione”.

Modifiche al contratto sospese, quindi, in attesa di capire se ci saranno nuove risorse regionali per il comparto. Restano fuori dal provvedimento i lavoratori dal 1 febbraio 2020 compreso, “ed a quello cui è stato modificata l’originaria durata del contratto di lavoro verrà invece applicato il CCNL sopra richiamato, fermo restando che una eventuale soluzione che coinvolgesse l’intero comparto avrà valore generalizzato” spiegano da La Nostra Famiglia.

“Tale ultima precisazione – concludono- è a conferma che la sospensione, nel momento in cui verrà revocata, e fatti salvi ovviamente accordi diversi, determinerà l’effetto del ripristino dell’applicazione, ai dipendenti in forza alla data del 31 gennaio 2020, del CCNL per il personale dipendente da residenze sanitarie assistenziali e centri di riabilitazione dalla sua originaria decorrenza del 1 febbraio 2020”.