Lavoratori multiservizi, contratto scaduto da 7 anni: lunedì la protesta

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Lunedì davanti all’ospedale di Lecco il presidio sindacale dei lavoratori del settore multiservizi

“Essenziali per combattere il Covid ma sottopagati: dal 2013 non hanno adeguamenti salariali”

LECCO -Le Organizzazioni sindacali Filcams Fisascat e UILTuCS si uniscono alla mobilitazione, che avverrà anche in altre città italiane, con un presidio che si terrà lunedì 19 ottobre, dalle 10 alle 12, davanti all’ospedale di Lecco.

Al centro della protesta il rinnovo del contratto nazionale dei lavoratori delle imprese multiservizi, ormai scaduto da sette anni:

“E’ il settore che garantisce servizi spesso essenziali a condizioni per chi ci lavora che non sono più accettabili – ricordano i sindacati -In questo settore 600.000 persone in tutta Italia, e più di un migliaio nel territorio lecchese, assicurano, tra l’altro, le pulizie e la sanificazione degli ambienti pubblici, che sono diventati indispensabili per il contrasto alla diffusione del COVID-19. Sono donne e uomini che ogni giorno affrontano situazioni critiche senza alcun riconoscimento dai datori di lavoro”.

“Occorre che tutta la società civile, anche a Lecco – scrivono i sindacati – si accorga della delicata situazione nella quale operano lavoratrici e lavoratori del settore, il cui ruolo ha avuto anche riconoscimenti pubblici, ma che, ancora oggi, non vede le Associazioni Datoriali e le imprese riconoscerne il valore vista la scelta di queste ultime di bloccare, ancora una volta, con atteggiamenti pretestuosi, il rinnovo del Contratto Nazionale”.

L’ultimo adeguamento economico dei loro stipendi risale al 2013, “e l’immobilità dei salari aggrava una condizione economica dei lavoratori, già fortemente caratterizzata da part time involontari a poche ore settimanali, con salari che non arrivano a 7 € (lorde) all’ora! – ricordano i sundacati – Quasi la totalità di questi addetti opera su esternalizzazioni o su appalto, dunque paga un conto salatissimo anche in termini di incertezza di condizioni, e in questi anni hanno pagato anche con riduzioni dei contratti individuali di lavoro e l’angoscia di vedersi messo in discussione il proprio posto di lavoro ad ogni cambio di appalto”.