Lavoratrici delle mense in sciopero: lecchesi in corteo

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LECCO – Da 32 mesi le aziende della ristorazione collettiva aderenti ad ANGEM ( DussmannGemeaz Elior- Compass- Sodexo ecc) e ACI (Cir, Camst ecc)t si rifiutano di rinnovare il contratto nazionale delle lavoratrici e dei lavoratori del settore.

Si tratta delle lavoratrici e dei lavoratori che ogni giorno nelle aziende, negli ospedali nelle scuole cucinano e servono i pasti a lavoratori, ammalati e studenti delle scuole di ogni ordine e grado. Sono dipendenti in gran parte part-time i cui orari settimanali sono tra le 15 e 20 ore.

I sindacati denunciano che ANGEM e ACI vorrebbero modificare le regole del cambio appalto in modo da poter ridurre le ore delle lavoratrici, i loro livelli e i loro diritti.

Per questo questo venerdì è in corso lo sciopero nazionale della categoria, indetto da Filcams Fisascat e Uiltucs lo sciopero nazionale della categoria con iniziative in tutte le città.

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Una protesta che riguarda anche l’area lecchese poiché numerosi sono i lavoratori impiegati attraverso queste aziende di ristorazione sul territorio, tra questi gli addetti mensa degli ospedali di Lecco e Merate, delle mense scolastiche a Lecco e alla Nostra Famiglia.

Una delegazione di trenta lecchesi ha preso parte al corteo che alle 9.30 è partito da Piazza della Scala a Milano per raggiungere la sede milanese di ANGEM per poi spostarsi verso la prefettura dove i sindacati sono stati ricevuti dal Prefetto al quale hanno denunciato il comportamento dei committenti.

“I lavoratori erano precettati dalle aziende affinché venisse garantito il servizio, sappiamo però che è stata alta l’adesione, soprattutto per i lavoratori impiegati negli ospedali – spiega Barbara Cortinovis di Filcams Cgil Lecco, in corteo insieme ai delegati di Fisascat Cisl, Tina Coviello, e di Uiltucs, Gaetano Dacci – Lo sciopero guarda al mancato rinnovo del contratto, fermo da 32 mesi, ma anche la delicata questione dei cambi di appalto e quindi del subentro di una nuova azienda che spesso rappresenta un cambio di condizioni contrattuali per i lavoratori, con tagli agli orari e mansioni e l’azzeramento dell’anzianità”.

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Il Jobs Act infatti, ricordano i sindacati, ha definito che in caso di cambio appalto i lavoratori assunti da una nuova azienda, anche se lavorano da vent’anni sullo stesso appalto, vengono considerati nuovi lavoratori, quindi sono privi della possibilità di reintegro in caso di licenziamento illegittimo.

Al prefetto è stata consegnata anche una lettera per il presidente del Consiglio che evidenzia la situazione delle lavoratrici degli appalti scolastici. Contrariamente a tutti coloro che lavorano, anche per soli 3 mesi all’anno, queste lavoratrici non hanno diritto ad alcun ammortizzatore sociale nei mesi da giugno a settembre quando sono prive della possibilità di lavorare causa chiusura delle scuole. Nei mesi estivi non ricevono neppure gli assegni famigliari.

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Alla manifestazione dei lavoratori è seguita la replica dell’associazione datoriale: 
“Lo sciopero indetto oggi ha registrato un’adesione sicuramente inferiore a quanto previsto dagli Organizzatori. Per il bene delle lavoratrici e i lavoratori della ristorazione collettiva, le Organizzazioni Sindacali tornino al tavolo per definire un contratto di lavoro capace di rispondere, finalmente, alle esigenze del mercato e del settore”.

È quanto dichiara Carlo Scarsciotti, Presidente Angem, l’Associazione nazionale delle Aziende di Ristorazione Collettiva.  “Fin dall’avvio delle trattative, Angem ha ascoltato e accolto molte delle richieste delle organizzazioni sindacali ma non condivide le istanze che hanno portato allo sciopero odierno e che, se applicate, renderebbero irreversibile una situazione già critica, di fatto peggiorando la condizione delle lavoratrici e dei lavoratori, oltre allo stato delle aziende. Le parti datoriali, infatti, non hanno mai sollevato dubbi sulla clausola sociale nei cambi appalto e continuano a garantire ai lavoratori il passaggio dalle aziende uscenti a quelle subentranti, con l’eccezione -così come avviene oggi- delle figure che hanno ruoli di responsabilità.   Le lavoratrici e i lavoratori del settore sono senza contratto ormai da lungo tempo e comprendiamo la richiesta di un aumento salariale. Richiesta che abbiamo accolto, ma a fronte di un incremento di maggiore flessibilità, come peraltro definita nella riforma del modello contrattuale di Cgil, Cisl e Uil”.

Aggiunge Scarsciotti:  “Abbiamo, inoltre, mantenuti invariati buona parte degli istituti contrattuali tra i quali la quattordicesima -eliminata in molti contratti- e gli scatti di anzianità. Ma saremmo irresponsabili a promettere più di quanto a disposizione. Le aziende della Ristorazione Collettiva lavorano quasi esclusivamente attraverso appalti pubblici che oggi vivono una forte contrazione. E i Sindacati, consapevoli inoltre di quanto duramente sia stato colpito il settore della Ristorazione Collettiva dalle ultime spending review, devono dare prova di responsabilità, riconoscendo la situazione in cui oggi il mercato ed il settore versano e accettando le proposte da noi avanzate”, conclude Scarsciotti.