Api Lecco Sondrio. Al 51% delle imprese mancano candidati

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lavoro operaio industria pixabay

Sofferto ‘vuoto d’offerta’ per le imprese del territorio, soprattutto di manodopera specializzata

Possibili soluzioni il recupero dei Neet e puntare sulla formazione

LECCO/SONDRIO – Il lavoro non manca, mancano i candidati. E’ questo il problema principale (51%) per le associate ad Api Lecco Sondrio che emerge dai risultati dell’indagine condotta dal Centro Studi di Confapindustria Lombardia relativa alle risorse umane a cui hanno partecipato circa un centinaio di associate.

Il problema della mancanza di manodopera, in particolare specializzata, nell’industria italiana è noto da mesi e anche nel territorio di Lecco e Sondrio le imprese stanno cercando con ogni mezzo di reperire collaboratori senza fortuna.

Nel corso del 2023 la ricerca di nuovo personale nelle aziende si è diffusa rispetto al passato, ma il 23% di queste non ha implementato l’organico. Nonostante dinamiche certamente positive e diffuse nei primi sei mesi dell’anno, le difficoltà riscontrate nella selezione di nuovo personale restano evidenti, e tendono a ricalcare le rilevazioni che il sistema Confapi ha avuto modo di monitorare negli ultimi anni.

La specializzazione, soprattutto ai livelli operativi, rimane un desiderata che trova scarsa compensazione sul mercato, limitando nei fatti l’operatività aziendale: per 74 intervistati su 100 spicca la mancanza di operai specializzati, essenziali nei ruoli più operativi. Rimane altrettanto elevato il divario tra domanda e offerta su figure operaie semplici per 4 imprese su 10.

Marco Piazza, direttore Api Lecco Sondrio

Se da un lato, i ‘vuoti d’offerta’ presenti sul mercato del lavoro sembrano riconducibili proprio alla mancanza di formazione adeguata, in modo altrettanto evidente si manifesta carenza di persone che si affaccino sul mercato. Per 5 industrie su 10 mancano candidati che si presentino per sostenere colloqui legati alle posizioni offerte e questo rappresenta il problema più diffuso tra le intervistate (51%).

Quale potrebbe essere la soluzione? Andare a recuperare i Neet (Not in Education, Employment or Training), ovvero gli inattivi tra i 15 e 29 anni che in Italia sono il 19% (record europeo), formarli adeguatamente per poi permettergli di trovare una propria strada lavorativa.

Le imprese dell’associazione credono fortemente nella formazione, soprattutto negli ITS (Istituti tecnici superiori), che preparano i giovani a lavorare in azienda: il 72% degli imprenditori considera di massimo interesse figure provenienti da questi percorsi scolatici.

E per colmare la mancanza di competenze attuali 8 aziende associate su 10 hanno avviato percorsi interni di formazione per trasmettere competenze specialistiche.

“I dati dell’indagine confermano quello che sentiamo dagli imprenditori tutti i giorni – commenta il direttore di Api Lecco Sondrio Marco Piazza – mancano figure specializzate pronte a lavorare nelle aziende e c’è anche una enorme carenza di candidature. I giovani che né studiano né lavorano sono sempre più in aumento, rappresentano una zona d’ombra che abbiamo il dovere di illuminare e cercare di dare un futuro. Riuscire a intercettare il loro interesse, formarli adeguatamente e dargli un lavoro, magari anche molto vicino a casa, sarebbe la soluzione ideale per tutti”.

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