Chiudere? Le imprese attendono decisioni ma vogliono certezze

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L’ipotesi di fermare le attività produttive interroga le imprese lecchesi

Richiesta univoca: non dovranno mancare adeguate misure economiche

LECCO – La ‘locomotiva’ d’Italia potrebbe fermarsi, almeno per qualche giorno: il Governo ha fatto sapere di valutare l’ipotesi di chiusura totale di attività e aziende in tutta la Lombardia, una misura sollecitata dalla Regione e dai sindaci del territorio.

Un provvedimento che, se confermato, fermerà le fabbriche anche nel lecchese, provincia sul podio nazionale per concentrazione di imprese manifatturiere. Dal canto loro, alcune aziende del territorio negli ultimi giorni, con l’acuirsi dell’epidemia, hanno già fermato i loro impianti.

Le associazioni che rappresentano il mondo produttivo lecchese recepiscono sia queste scelte di coraggio che le paure di altri imprenditori, che vorrebbero invece proseguire nella loro attività, temendo il contraccolpo economico. Spaventa anche la concorrenza estera che  sul mercato si starebbe già approfittando delle difficoltà  delle imprese del Nord d’Italia.

Il presidente Lorenzo Riva

“E’ un momento di grande riflessione per il mondo produttivo – spiega Lorenzo Riva, presidente di Confindustria Lecco Sondrio – In attesa di avere ulteriori notizie, alcune aziende stanno dando l’esempio chiudendo con senso di responsabilità, altre difendono la necessità di proseguire nel lavoro e hanno preso tutte le misure necessarie per tutelare i propri dipendenti. Il problema è minore nei reparti produttivi dove le distanze tra gli operatori già ci sono, mentre negli uffici ci si è organizzati distanziando le postazioni e facendo lavorare da casa nel possibile”.

“L’interesse primario per tutti è quello della salute, propria e dei propri dipendenti – prosegue Riva – ma c’è bisogno di chiarezza e fermezza. Non solo sulle misure che saranno prese ma anche riguardo ai sostegni economici alle imprese, non vogliamo dei ‘se’ ma vogliamo con precisione quali saranno gli interventi in favore dell’economia se sarà decisa la chiusura delle attività”.

Daniele Riva, presidente di Confartigianato Imprese Lecco

Anche tra gli artigiani “c’è chi in questi giorni ha già deciso di chiudere – conferma Daniele Riva, presidente di Confartigianato Lecco – Siamo ormai da 36 ore in attesa di una chiusura annunciata e credo che si arriverà a questo. Qualcuno anche tra i nostri associati chiede di non chiudere, anche se in questi giorni le attività di molti si sono ridotte. La mia  opinione personale è che forse è l’unica soluzione: se è corretto ciò che ci dicono di Codogno, dove i casi di contagio si sono ridotti, allora potrebbe essere ragionevole uno stop di 15 giorni per tutti. Non devono però mancare degli interventi in favore delle aziende. Non vorremmo che si attendesse sabato, dopo l’invio degli F24, per chiudere tutto. Non vogliamo prese in giro”

Il ‘no’ di Api: “Il conto rischiano di pagarlo noi imprenditori”

“Abbiamo già comunicato a Regione Lombardia che questa idea non ci trova d’accordo” fa sapere il presidente di Api Lecco, Luigi Sabadini.

“Il pensiero comune è che basti la cassa integrazione per fermare le aziende ma non è così, ci sono tanti aspetti da considerare – prosegue Sabadini – Se sarà prevista una moratoria dei debiti, che comunque dovremo pagare seppur in ritardo, rischiamo una penalizzazione nei punteggi di valutazione creditizia che potrà rendere difficoltoso un ricorso successivo ai finanziamenti delle banche. Se non si rispettano le consegne, chi ci difenderà per inottemperanza dei contratti verso i nostri clienti esteri? Toccherà all’impresa pagare penali e avvocati”.

Luigi Sabadini

“Senza contare – dice ancora il presidente Api – lo sciacallaggio dei concorrenti degli altri Paesi che stanno approfittando della situazione per rubare alle nostre imprese quote di mercato. Rischiamo l’estromissione dal mercato globale quando sappiamo bene il peso che l’export ha per il nostro manifatturiero”.

In Regione, il consigliere lecchese Mauro Piazza si farà portavoce delle istanze delle piccole imprese. “Lo ringraziamo – aggiunge Sabadini – credo che le attività possano proseguire con le dovute accortezze per la salute di tutti. Se chiusura sarà, vogliamo almeno che ci siano delle misure chiare e adeguate, che non si cambi idea dalla sera alla mattina. Ci dicano quali risorse economiche saranno messe in campo e con quale programma affinché le attività possano sapere a cosa andranno incontro”.

Edilizia pronta a fermarsi

Pensiero diverso per i costruttori: il presidente di ANCE Lombardia, Luca Guffanti, ha comunicato al presidente Fontana e all’assessore Gallera la disponibilità delle imprese dell’edilizia a sospendere le attività, al fine di contrastare la diffusione del Covid–19.

“Si tratta di una decisione difficile, per un settore che con i suoi 300.000 addetti nella sola Lombardia è fondamentale per la ripresa economica della nostra Regione, ma rappresenta un atto di responsabilità che dobbiamo assumere per tutelare il bene primario della salute dei nostri lavoratori e dei cittadini lombardi” afferma Luca Guffanti.

“I dati che la Regione sta registrando in queste ore – continua il Presidente di Ance Lombardia – ci hanno indotto a riflettere sull’urgenza di renderci disponibili a sospendere le attività dei nostri cantieri, con l’obiettivo di contenere anche i tempi di questa emergenza sanitaria”.

“Con questo spirito – prosegue Guffanti – nonostante le difficoltà in cui versa il settore da diversi anni ed alle quali sino ad oggi non sono state contrapposte le opportune iniziative di stimolo alla crescita economica, siamo pronti a collaborare con tutte le Istituzioni coinvolte, alla redazione di un provvedimento che assieme alla sospensione delle attività preveda però l’introduzione contestuale delle misure necessarie alle nostre imprese per superare questo periodo di forzata inattività, affinchè all’emergenza sanitaria non si affianchi un’emergenza economica”.

La lettera dei sindacati a Confindustria Lombardia

Nel frattempo i sindacati  Cgil, Cisl e Uil, hanno deciso di inviare una lettera al presidente degli industriali lombardi, Marco Bonometti, il quale martedì aveva espresso posizioni di contrarietà alla possibile serrata delle imprese.

Il testo della lettera:

Al Presidente di Confindustria Lombardia
Dr. Marco Bonometti
Egregio Presidente,

Abbiamo preso atto, al tavolo del Patto per lo Sviluppo, della posizione espressa da Confindustria Lombardia, relativamente alle possibili ulteriori restrizioni nel territorio lombardo.

E’ nota la posizione espressa da CGIL CISL UIL Lombardia, nonché quella comunicata dalle nostre Organizzazioni Nazionali alle Associazioni d’impresa, sempre nella giornata di ieri. Riteniamo non accettabile la vostra volontà di autodeterminazione delle scelte relativamente a chi può e chi non può chiudere e lavorare.

Siamo ben consapevoli che ci sono alcune produzioni e servizi indispensabili, impianti che vanno manutenuti e messi in sicurezza con personale dedicato, ma questo non si può ridurre ad una parzialità, facoltà ed autoreferenzialità delle scelte o, peggio ancora, al ritenere che basta chiuder la mensa per applicare tutte le norme di sicurezza che garantiscano a tutti i lavoratori la sicura salvaguardia dai pericoli di contagio nella attuale situazione di emergenza.

Per quel che ci riguarda intendiamo segnalarvi che non potremo esimerci dal sostenere tutte le iniziative che le RSU/RSA metteranno in campo a salvaguardia della salute di lavoratori e lavoratrici, e, che da parte nostra e delle nostre strutture territoriali, segnaleremo alle ATS tutte le inadempienze che verranno riscontrate, a tutela di operai, impiegati e qualunque addetto di qualunque settore sia adibito in ambito lavorativo.

Del resto, come stiamo vedendo, la realtà a volte anticipa e supera le intenzioni: ci risultano già in atto crescenti e comprensibili fenomeni di auto-allontanamento che non potranno che estendersi. Siamo ovviamente disponibili al confronto convinti più che ai che oggi, di fronte all’emergenza che riguarda tutti e tutte, sia necessaria una grande unità di intenti che, spiace dirlo, non sempre riscontriamo nelle vostre posizioni.

Cgil Lombardia Cisl Lombardia Uil Milano Lombardia
Elena Lattuada, Ugo Duci, Danilo Margaritella