A Roma anche il presidente lecchese Daniele Riva: “Il nostro paese ha bisogno di cambiare passo”
Il presidente Nazionale Granelli: “Serve nuovo patto di fiducia tra lo Stato e le imprese, per lo sviluppo economico e sociale dell’Italia”
ROMA/LECCO – “Nei prossimi anni vorremmo considerarci come artigiani dell’Italia, occupandocene con la stessa meticolosità, dedizione, pazienza e amore con cui un artigiano si occupa dei suoi prodotti”. Con queste parole il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è rivolta all’Assemblea di Confartigianato riunita ieri a Roma.
Il Premier Meloni ha risposto punto per punto alla relazione del Presidente di Confartigianato Marco Granelli il quale ha offerto la forza degli artigiani e delle micro e piccole imprese quali ‘costruttori di futuro’, anche per le nuove generazioni, confidando in un nuovo patto di fiducia tra lo Stato e le imprese, per lo sviluppo economico e sociale del nostro Paese”.
Ad ascoltare le parole del leader degli artigiani e del Presidente Meloni, erano presenti i delegati del Sistema Confartigianato, i rappresentanti del Parlamento, tra cui il Presidente del Senato Ignazio La Russa, del Governo, delle forze economiche e sociali.
L’Assemblea si è aperta con la lettura del messaggio inviato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Numerosi comparti del tessuto produttivo sono impegnati ad affrontare l’instabilità economica, causata dalla pandemia e aggravata dall’aggressione della Federazione Russa all’Ucraina, con significative ricadute sulle piccole imprese e sull’artigianato. Si tratta di segmenti strategici dell’economia italiana ed è necessario sostenere l’efficienza dei loro processi produttivi attraverso gli strumenti di potenziamento e innovazione forniti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, nel pieno rispetto e in coerenza con gli obiettivi di sostenibilità ambientale. Rinnovare, rafforzare la competitività delle piccole imprese e dell’artigianato significa promuovere eccellenze del nostro Paese e, per quanto riguarda l’artigianato di produzione, integrare filiere, rilanciare economie delle aree interne anche con effetti perequativi di lungo termine. E’ un’opportunità di incoraggiamento dell’imprenditorialità giovanile e un catalizzatore di flussi di capitale umano in storiche realtà italiane, impoverite e colpite dall’esodo. Istituzioni della Repubblica, parti sociali, imprenditori, sono chiamati a concorrere a questi obiettivi e mi è grato, rivolgendo gli auguri di buon lavoro alla vostra Assemblea, auspicare successo in questa impresa”.
L’Assemblea è stata l’occasione per chiedere al premier Giorgia Meloni attenzione all’artigianato e alle micro e piccole, rimuovendo gli ostacoli “che – ha sottolineato il Presidente di Confartigianato – troppo spesso mortificano il nostro talento e le nostre ambizioni”.
Per Granelli, infatti “gli appesantimenti amministrativi in materia di lavoro si sommano alla Torre di Babele della legislazione fiscale: secondo la Banca Mondiale per tempi e procedure per pagare le tasse, nel 2020, l’Italia si colloca al 128esimo posto, ultima tra i 27 paesi dell’Unione europea. È difficile pagare le imposte ed è facile incorrere in errori. Inoltre il livello di tassazione è troppo elevato: la pressione fiscale nel 2022 è pari al 43,8% del Pil, in aumento di 0,4 punti rispetto al 2021 e il carico fiscale che grava su cittadini ed imprese è superiore di 1,9 punti rispetto alla media dell’Eurozona. In pratica, il prossimo anno pagheremo 42,2 miliardi di maggiori tasse, pari a 711 euro pro capite. Con questo divario, con questa zavorra è difficile per noi competere sui mercati internazionali”.
“Seppur in una difficile situazione di finanza pubblica – ha aggiunto – vanno quindi indirizzate risorse a riduzione della pressione fiscale che grava su tutte le forme di lavoro anche mediante l’armonizzazione e la parificazione delle detrazioni spettanti in relazione alle diverse tipologie di reddito. Si incentivi, inoltre, chi scommette sul proprio futuro: chi apre una nuova azienda e ancor di più chi decide di assumere, creando, quindi, valore non solo per sé stesso ma anche per i propri dipendenti”.
“Le imprese, in questo difficile momento – ha proseguito Granelli – hanno bisogno di avvertire il fisco come lo strumento con cui lo Stato garantisce servizi di qualità ai propri cittadini e solidarietà nei confronti dei più deboli e non come un nemico da cui difendersi. Auspichiamo in questo senso la ripresa di un tavolo di confronto sull’avvio della riforma fiscale”.
Su tale contesto pesa anche il caro energia, che alle piccole imprese quest’anno costa 24 miliardi in più rispetto al 2021. “Un impatto enorme – ha proseguito Granelli -. Ma questo non impedisce alla micro-piccola impresa di essere motore dello sviluppo del Paese, nonostante sia addirittura considerata da alcuni la principale causa dei mali dell’economia italiana”.
Sul fronte del lavoro, Confartigianato chiede di smetterla con gli approcci ideologici, rimettendolo al centro dell’azione politica, puntando sull’apprendistato “che deve diventare il principale canale di accesso dei giovani nel mondo del lavoro, perché non è un contratto come gli altri, ma consente al giovane di crescere e formarsi in contesti nei quali la trasmissione del sapere non avviene in maniera statica”. “Crediamo nell’alternanza scuola lavoro – ha proseguito Granelli -; nell’istruzione professionalizzante – sulla quale occorre un approccio nuovo che la renda non discriminatoria -; in politiche attive moderne ed efficaci che partano dai reali fabbisogni delle imprese”.
Il Presidente Granelli chiede al Governo di trovare una soluzione a quelle imprese che hanno concesso lo sconto in fattura sui bonus edilizi. “A nostro parere – ha proseguito Granelli -, occorre: rendere più flessibile l’impiego dei crediti; aumentare la capacità fiscale delle banche, concedendola possibilità di utilizzare compensazioni; valutare la possibilità di prevedere un ‘compratore di ultima istanza’, a controllo pubblico. Ne va della sopravvivenza di molte imprese. Il tema dei bonus in edilizia è per noi centrale perché garantisce uno sviluppo duraturo del Paese, perciò condividiamo la necessità che si apra un confronto costruttivo sul futuro della misura. E come diceva mio nonno, saggio artigiano, ‘Quando girano le gru, gira il Paese’”.
“Sottoscrivo l’intervento del presidente Granelli – afferma Daniele Riva, presidente Confartigianato Imprese Lecco, a Roma con la vice presidente vicario Ilaria Bonacina, i vice presidenti Monica Longhi e Riccardo Bongiovanni e il segretario generale Vittorio Tonini – Il nostro Paese ha bisogno di cambiare passo a partire da una velocizzazione della burocrazia e da un decisionismo politico che vada dritto con le riforme che servono a renderci più competitivi con il resto del mondo. I nostri artigiani, come abbiamo raccontato durante la nostra Assemblea di venerdì scorso, sono pronti a passare da una dimensione locale a una globale, l’Associazione c’è e ha le competenze per sostenerli, ma la politica ci deve stare vicino e attuare provvedimenti a misura di MPMI”.
Il Presidente Giorgia Meloni ha replicato alla relazione del Presidente Granelli ricordando: “Noi compiamo un mese dal giuramento, e in un mese abbiamo già incontrato parti sociali e imprese. Come voi credo nel valore centrale dei corpi intermedi“. “Vorrei che il nostro non fosse semplicemente un confronto di carattere sindacale su quello di cui io ho bisogno e su ciò di cui avete bisogno voi. Ma vorrei un confronto stabile sulla strategia di questa nazione, perché il problema dell’Italia è che le è mancata una strategia e invece ha un disperato bisogno di scegliere dove vuole andare e cosa vuole essere e coinvolgere tutti gli attori della nazione dell’economia per puntare a un obiettivo”.
Meloni ha poi affrontato il tema della difesa del made in Italy, segnalando che “nei prossimi giorni vogliamo accompagnare la manovra finanziaria con allegato ad hoc dedicato alla valorizzazione e la tutela del Made in Italy, della proprietà intellettuale, della lotta alla contraffazione. Questo sarà oggetto del nostro confronto”.
Sulla riduzione del costo del lavoro, Meloni ha sottolineato che “l’orizzonte della legislatura è un taglio del 5% almeno” del cuneo fiscale “due terzi al lavoratore, un terzo all’azienda. Anche l’azienda deve avere un beneficio dal taglio del cuneo fiscale”. E sempre in tema di lavoro, ha aggiunto: “Dalla legislatura precedente usciamo con la concezione che la povertà la potevi abolire con un decreto, che la crescita si possa fare con una norma dello Stato ma lo Stato non crea crescita, lo fanno le aziende. Allo Stato compete di mettere nelle condizioni di lavorare, non mettere i bastoni tra le ruote“.
Il costo dell’energia è stato un altro argomento affrontato dal Presidente del Consiglio: “Per me, da presidente del Consiglio, prendere 30 miliardi e metterli sulle bollette quando so che in gran parte stanno andando alla speculazione, è una cosa che fa male”. Quindi ha aggiunto l’impegno a lavorare in questo senso per “consentirci di recuperare una parte di quelle risorse”, riconoscendo anche l’impegno svolto su questo dal precedente governo a cui “do atto di essersi battuto in Europa per il tetto europeo al prezzo gas”.
Meloni ha poi richiamato le misure della legge di bilancio approvata ieri sera dal Consiglio dei Ministri: “Nella manovra facciamo due scelte fondamentali: la prima è la proroga dei crediti di imposta per le aziende aumentandola dal 40 al 45% per le energivore e dal 30 al 35% per le non energivore, perchè per noi la messa in sicurezza del tessuto produttivo è la priorità. Lo abbiamo fatto per le imprese e lo facciamo per le famiglie, eliminando gli oneri impropri sulle bollette, riscrivendo la norma sugli extraprofitti, in modo tale che ci consenta di superare le imperfezioni alla base delle contestazioni. In questi trenta giorni abbiamo mantenuto l’impegno preso di dedicarci alla grande emergenza energia: trenta miliardi di euro sono stati investiti su questo, 9 già impegnati in decreto per sostenere famiglie e imprese fino a fine anno e altri 21 nella nuova legge di bilancio che abbiamo presentato questa mattina”.
E ancora sul reddito di cittadinanza, ha spiegato: “Se avessi avuto più tempo avremmo potuto fare la riforma organica che faremo. Ma siamo rimasti fedeli al nostro principio: uno Stato giusto non mette sullo stesso piano dell’assistenza chi può lavorare e chi non può lavorare. Il Reddito di cittadinanza alla fine del 2023 per chi è in condizione di lavorare è abolito. Nel 2023 abbiamo scelto di immaginare un periodo transitorio, non avendo potuto lavorare sugli strumenti per accompagnare queste persone verso il lavoro ma abbiamo ristretto di molto i paletti, intanto i mesi in cui si può avere il sussidio, poi che alla prima offerta rifiutata decade il Reddito, e infine che se prendi il Reddito, minimo devi stare sul territorio italiano”.
Sulla tregua fiscale ha sottolineato: “Muovevamo da un principio del rapporto fra Stato e contribuente. Abbiamo deciso di fare una norma che non prevedesse alcun condono, ma solo operazioni di buonsenso e vantaggiose per lo Stato”.
Il Capo del Governo ha poi indicato il Pnrr come “una grandissima occasione. Immaginiamo di introdurre delle clausole perché le piccole e medie imprese non vengano escluse dalla possibilità di partecipare ai lavori delle opere del Pnrr. Il grosso del lavoro fatto dal precedente governo è stato soprattutto di carattere ordinamentale. Sulla spesa non siamo molto, molto avanti, c’è un lavoro di accelerazione da fare e stiamo lavorando per farlo”. “Sono stata criticata perché ho detto che il Pnrr ha bisogno di un tagliando: il motivo è che è stato scritto in un contesto molto diverso da questo. Abbiamo 120 miliardi di euro in opere pubbliche nel Pnrr – ha aggiunto -, e il costo delle materie prime è aumentato del 130%. Se qualcuno pensa che non vada affrontato il problema, le gare andranno deserte. Serve un aggiustamento”.
E sui bonus edilizia, il Premier ha detto: “Oggi abbiano dovuto correggere la norma, quello che ci preme è il pregresso perché oggi ci ritroviamo con i cassetti fiscali delle banche pieni e le cessioni di nuovi crediti vuote”. Ha quindi ammonito: “Lo Stato ce la metterà tutta, ma le banche qualcosa di più possono fare”, assicurando che, rispetto ai cosiddetti ‘esodati del 110’ “noi faremo quello che possiamo per dare una mano, purché anche altri ci diano una mano”.