Coronavirus. Bar come ristoranti: aperti dopo le 18 ma solo con servizio al tavolo

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Marco Caterisano, presidente Fipe Lecco
Marco Caterisano,

Il presidente Fipe Lecco Caterisano: “E’ un ottimo risultato”

Nel suo intervento la Fipe ha chiesto provvedimenti di sostegno eccezionale

LECCO – Bar aperti anche dopo le 18 ma solo con servizio al tavolo. Ad annunciare l’accordo formalizzato oggi, mercoledì, è Marco Caterisano, presidente Fipe Lecco (Federazione Italiana Pubblici Esercizi). Grazie all’intervento del presidente di Confcommercio Carlo Sangalli e del presidente di Fipe Lombardia Lino Enrico Stoppani che nella giornata di ieri, martedì, inviato una lettera ai ministri dello Sviluppo Economico, dell’Economia, delle Politiche Sociali e del Turismo.

Eliminato quindi l’obbligo di chiusura alla 18 per bar e pub. “Il criterio adottato è quello di compararli ai ristoranti (che già possono stare aperti oltre le ore 18) a patto che venga svolto solamente il servizio al tavolo e non al banco in misura proporzionale ai posti a sedere – ha detto Caterisano – eliminando di fatto qualsiasi restrizione di orario. Un provvedimento che non risolverà il problema perché la flessione nei consumi a causa del Coronavirus ci sarà comunque, però è un primo passo per far si che le attività possano lavorare un po’ di più”.

“E’ un ottimo risultato. Del resto la domanda che tutti si sono posti in questi giorni è stata: perché non si poteva andare nei bar e nei ristoranti sì? – conclude Caterisano -. Finalmente da stasera bar aperti, aspettiamo solo che venga formalizzato l’accordo”.

L’intervento della Fipe non si limitava alla questione dell’orario di chiusura. Nella sua nota la Federazione Italiana Pubblici Esercizi ha richiesto al Governo provvedimenti di sostegno eccezionale: sospensione dei contributi e premi come già avvenuto in precedenza in occasione di eventi e calamità naturali; previsione di fondo di contribuzione per i titolari di pubblico esercizio, come ad esempio bar, pub, ristoranti, locali da ballo…, interessati dall’obbligo di sospensione dell’attività; estensione delle previsioni delle causali del Fondo Integrazioni Salariali alle imprese non ricomprese e previsione della cassa in deroga anche per tutte le causali che non sono ricomprese in quelle già previste per il Fondo Integrazione Salariale, sia riferite alle zone direttamente coinvolte ed interessate da provvedimenti e misure di contenimento, sia indirettamente al settore dei pubblici esercizi in conseguenza della riduzione dei flussi turistici e della forte contrazione della domanda interna.

“Chiediamo attenzione e risposte rapide, che diano maggiori certezze al settore e che attenuino la portata della crisi che stiamo vivendo. Stiamo già adottando le misure di sicurezza tese a arginare il contagio, ma chiediamo, pur senza sottovalutare l’emergenza Coronavirus, che sia posto un freno all’effetto psicosi. Vanno bene le precauzioni, ma fare dell’inutile allarmismo non serve né a tutelare la salute dei cittadini né tantomeno a sostenere le imprese”, conclude il presidente Caterisano.

Al riguardo Regione Lombardia ha inoltrato una nota di precisazione nella quale ha chiarito che: “i bar e/o pub che prevedono la somministrazione assistita di alimenti e bevande possono rimanere aperti come i ristoranti, a condizione che sia rispettato il vincolo del numero massimo di coperti previsto dall’esercizio”. Passaggio quest’ultimo che forse andava chiarito subito al momento dell’ordinanza tant’è che sia lunedì che martedì bar e pub hanno abbassato le serrande alle 18.