Covid-19. Enti e associazioni di categoria lecchesi bocciano la Fase 2 di Conte

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Confcommercio, Confartigianato e Api insoddisfatte delle parole del presidente Conte

Fipe Lecco: grande preoccupazione per bar e ristoranti: “Siamo arrabbiati e delusi”. Benessere Confartigianato: “Indignati. Il Governo agevola gli abusivi”

LECCO – Una Fase 2 quella annunciata ieri, domenica, dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte che non soddisfa e non piace ai presidenti dei principali enti di categoria lecchesi e men che meno al presidente di Fipe Lecco (Federazione Italiana Pubblici Esercizi).

Alberto Riva direttore Confcommercio Lecco

Alberto Riva, direttore di Confcommercio Lecco è categorico: “Ci aspettavamo di più, con tutte le cautele del caso e senza banalizzare l’attenzione verso l’aspetto sanitario che rimane prioritario”.

Riva non nasconde il disappunto, aggiungendo: “Mantenendo l’osservanza degli allegati 4, 5 e 6 del Dpcm del 26 aprile, auspicavamo l’apertura dei negozi e delle attività commerciali al dettaglio, rimandando di qualche settimana l’apertura di bar, ristoranti e palestre. Rispetto ad altri Paesi europei, dove la pandemia è arrivata dopo, assistiamo già ad una riapertura, persino delle scuole e in alcuni Stati il lockdown è stato quasi inesistente; noi invece siamo ancora in una situazione precaria. Sembra quasi che questo Governo sapendo di andare a casa dopo la chiusura del periodo di emergenza stia prolungando questo limbo, ma così facendo sta affossando l’economia”.

Poi conclude: “A fronte di tutto questo, come Confcommercio Lecco stiamo lavorando per dare tutte le informazioni utili e necessarie alle imprese che già sono aperte e a quelle che riapriranno il 4 Maggio, attraverso il nostro sito internet: https://www.confcommerciolecco.it/ “.

Marco Caterisano (FIPE Confcommercio)

Marco Caterisano, presidente Fipe Lecco concordo nel sostenere che “Tutti devono lavorare in sicurezza – e aggiunge – per questo siamo anche disposti ad attendere ancora qualche giorno, ma è fondamentale che arrivino gli aiuti dal Governo, che ancora non sono arrivati, così come non esiste un piano di aiuto fiscale concreto”.

Senza un intervento rapido la situazione potrebbe aggravarsi ulteriormente: “Data la situazione, il rischio, nel nostro settore, è che perderanno il posto di lavoro molte persone, se ne stiamo 300 – 400 mila e molte attività chiuderanno. Siamo arrabbiati, delusi e c’è il pericolo che qualcuno perda la pazienza. Il Governo deve fare la sua parte anche sotto l’aspetto economico. In merito alla riapertura al momento non esiste un protocollo chiaro sulle disposizioni alle quali dovremo attenerci, ma guardando alle varie ipotesi emerse, il timore è che si riapra senza produrre alcun utile bensì aggravando la situazione debitoria che si è venuta a generare. Un altro timore è quello, con la riapertura, di perdere e pregiudicare gli aiuti finanziari che dovrebbero arrivare dal Governo. Per questo chiediamo, oltre agli aiuti temporanei (di cui non c è traccia) che serviranno a tamponare la situazione, un piano a lungo termine di sostegno alle imprese del settore della ristorazione.

Luigi Sabadini – API

“Ripartiamo senza sapere come e con quali prospettive”. Traspare mota delusione delle parole di Luigi Sabadini, presidente di Api Lecco nel commentare la Fase 2 annunciata ieri sera dal Premier Conte.

“Non sono stato uno di quelli che ha plaudito al lockdown predisposto in modo così esteso. Penso alla Germania, che ha avuto i nostri medesimi problemi in merito al Covid-19, eppure ha mantenuto le imprese aperte, salvaguardando un pezzo importante della propria economia. Noi invece no. Per quanto riguarda le modalità, è ancora tutto da vedere. Arriviamo da un mese di ibernazione e alla riapertura del 4 Maggio le aziende che riapriranno lo faranno con quali quantitativi e commesse di lavoro? Dopo due mesi di fatturato perso mi chiedo se le aziende abbiano ancora ‘tenuta’ e quante saranno in grado di garantire l’occupazione, altro aspetto spinoso e delicato”.

Poi Sabadini affronta il tema del sostegno alle imprese: “Al di là della cassa integrazione, con ancora molti lavoratori non hanno percepito, le aziende non hanno ancora avuto sostegni finanziari. Al netto dei gineprai burocratici, sempre troppo lunghi, saranno comunque cifre che non riusciranno mai a compensare il danno economico subito e questo determinerà il loro futuro”.

Immaginando di riavvolgere il nastro Sabadini dice che ci sono due pensieri che continuano ad assillarlo. “Sono due domande alle quali non trovo risposta. La prima è perché c’è stato questo ritardo iniziale nell’affrontare l’emergenza con il numero di contagi che nel mentre è incrementato a dismisura. Il secondo interrogativo riguarda le norme di contenimento, attuate in modo confuso abbinate ad una mancata reazione coordinata Stato – Regioni”.

“Incomprensibile e inaccettabile”. Così il Segretario Generale di Confartigianato Cesare Fumagalli definisce la decisione del Governo di rinviare al 1° giugno la riapertura di acconciatori e centri estetici.

Confartigianato ha calcolato che l’effetto combinato di mancati ricavi a causa della chiusura e della concorrenza sleale degli abusivi nei mesi di marzo, aprile e maggio causerà alle imprese di acconciatura e di estetica una perdita economica di 1.078 milioni di euro, pari al 18,1% del fatturato annuo.

Sarà molto difficile evitare ripercussioni sull’occupazione: i mancati ricavi mettono a rischio il lavoro di 49mila addetti del settore.

Giuseppe Lacorte

Anche il presidente della categoria Benessere di Confartigianato Lecco, Giuseppe Lacorte si dice indignato dalle dichiarazioni del premier Conte: “Abbiamo previsto misure di igiene e sicurezza che saranno garantite nelle nostre attività a tutela dei nostri clienti e dei nostri collaboratori, siamo in grado di ripartire prima del 1° giugno. In questo modo e col proseguire del fermo delle attività, il Governo agevola gli abusivi, come una sorta di legalizzazione del lavoro nero”.

Confartigianato è già al lavoro per esercitare un’azione di lobby a livello regionale e nazionale per far sì che nel prossimo DPCM la data di riapertura della categoria benessere sia rivista e anticipata. Va chiarito, infatti, che il Decreto varato ieri sera contiene solo le misure valide dal 4  al 17 maggio, mentre non v’è traccia di cosa succederà dal 18 maggio in avanti.

“Ci voleva più coraggio e non aspettare neanche il 4 Maggio – dichiara Daniele Riva, presidente di Confartigianato Lecco – Servivano regole precise, certe e uguali per tutti senza fare differenze, perché come abbiamo visto alla fine le differenze confondono e generano confusione. In merito alle categorie dei parrucchieri ed estetisti, ma penso anche alla ristorazione e ai bar, è allucinante pensare che debbano restare ancora un mese senza poter lavorare. Mi chiedo in queste settimane come sia possibile che la Commissione a supporto del presidente Conte non abbia trovato una soluzione. Eppure – prosegue Riva – Parlando con alcuni professionisti di categoria soluzioni ne hanno e non più tardi di qualche giorni fa Confartigianato ha presentato al Governo delle proposta ma sono state snobbate. Mi chiedo poi come sia possibile che in queste ore in molti altri Paesi d’Europa queste attività abbiamo già aperti. O siamo troppo prudenti noi o non hanno informazioni loro? Con questa situazione la vedo dura. Ci sono aziende e attività che se restano chiuse ancora un mese si troveranno costrette a chiudere”.

Quindi conclude: “Anche in termini di delicatezza non ci siamo. Si annuncia la riapertura di parrucchieri ed estetiste l’1 Giugno quando è lunedì e si sa che non lavorano e il 2 Giugno è festa. Senza dimenticare che ci saranno gli F24 di Marzo e Aprile da dover saldare”.