Dopo 11 anni torna il calendario Ande dedicato al VI grado in Grigna

Tempo di lettura: 4 minuti

Con la riacquisizione dello storico marchio da parte della famiglia Anghileri torna anche il calendario Ande

“Il progetto vuole rendere omaggio all’attività alpinistica svolta nel periodo tra gli anni 1920 e 1940 da molti Lecchesi”

LECCO – Per anni è stata una tradizione della ditta Ande quella di pubblicare il calendario. Un progetto avviato nel 1998, puntuale interprete delle vicende alpine, come della stessa storia culturale legata alla montagna italiana e mondiale, grazie alle sue tavole fotografiche di ampio respiro.

Con la riacquisizione dello storico marchio Ande da parte della famiglia Anghileri, avvenuta nel 2018, ecco rinascere anche il progetto del Calendario, quest’anno dedicato al VI grado in Grigna e dei suoi protagonisti reso possibile grazie anche alla collaborazione con MOdiSca.

“Il calendario – spiega Luca Anghileri – non avrebbe potuto prendere forma senza il contributo essenziale delle immagini d’epoca provenienti dall’Archivio MOdiSCA (Montagne di Scatti). Archivio, fortemente voluto e promosso dal compianto Daniele Chiappa – uno degli scalatori che hanno fatto la storia dell’alpinismo lecchese – creato nel 2009 dalla Comunità Montana del Lario Orientale e Valle San Martino con la volontà di salvaguardare e valorizzare il patrimonio culturale rappresentato dai filmati, interviste, fotografie e documenti legati alla montagna lombarda”.

Non solo immagini

Non solo immagini, il Calendario Ande 2020 propone una sintesi di alcuni degli itinerari d’arrampicata che meglio rappresentano l’epoca del VI grado in Grigna. Le pagine del calendario sono dotate di un Qrcode che consente al lettore di accedere al blog dell’azienda (https://ande.it/qde/news-calendario/) dove si possono trovare pagine di approfondimento dedicate ad ogni salita rappresentata nei dodici mesi.

“Il nuovo progetto – conclude Luca Anghileri – vuole rendere omaggio all’attività alpinistica svolta nel periodo tra gli anni 1920 e 1940 da molti Lecchesi. Con questa iniziativa Ande vuole trasmettere valori quali l’impegno per l’ambiente, l’etica, l’integrazione multiculturale, il valore della tradizione, la libertà di espressione alpinistica, la tutela del patrimonio culturale”.

Aspetti rappresentati, concettualmente espressi e raffigurati nei dodici temi, nelle dodici salite e nei dodici mesi dell’anno.

“Grigna VI – Storie di uomini e pareti”

L’esplorazione del gruppo delle Grigne ebbe inizio con un certo ritardo, ben dopo che le maggiori vette alpine erano già state scalate. Solo nel 1902 si riuscì a passare dal Torrione Magnaghi meridionale a quello centrale: il passaggio di IV grado rimase per lungo tempo considerato il più difficile delle Prealpi Lombarde.

Fu dalle Dolomiti, ove nel frattempo le guide locali avevano condotto i propri clienti su vie molto audaci, che arrivò una folata di aria nuova: i messaggeri furono Arturo Andreoletti e Carlo Prochownick che nel 1909 introdussero lo stile d’arrampicata dolomitico nelle Grigne.

Molti itinerari classici considerati per quei tempi, ed ancora oggi, tutt’altro che banali, vennero saliti da una nutrita squadra di alpinisti milanesi poco prima e subito dopo la Grande Guerra. Tra tutti si ricordano Eugenio Fasana, Vitale Bramani, Erminio Dones, Angelo Vassalli, Gino Carugati e Gaetano Polvara.

Questi si distinsero brillantemente sul IV e V grado e presero dimestichezza con il rudimentale mezzo di assicurazione inventato dalla guida tirolese Hannes Fiechtl: il chiodo. L’attività dei milanesi, però, fu meno florida sul piano esplorativo, salvo pochi casi (Basili, Parisi, De Tisi); mentre, sul piano della frequentazione prima e dell’esplorazione poi, il primato nel gruppo delle Grigne è da considerarsi lecchese.

Nominiamo innanzitutto Giovanni Gandini, guida di Ballabio, che dal 1929 al 1933, completerà e traccerà molte vie di grande ardimento e difficoltà, con limitatissimi mezzi artificiali. Il suo capolavoro, la parete sul del Torrione Cinquantenario, fu tra i primi itinerari dove si superò un vero e severo VI grado.

Si fecero avanti anche altri impavidi giovani che, equipaggiati in maniera elementare e con scarse cognizioni tecniche, si portarono subito sulle grandi difficoltà, affermandosi rapidamente. Si chiamano Mario Dell’Oro (Boga), Riccardo Cassin, Giuseppe Comi, Augusto Corti (Gusto), Rizieri Cariboni, Luigi Pozzi (Bastianella), Antonio Piloni (Togn), G.B. Riva (Sora), Gigi Vitali, Vittorio Panzeri (Cagiada), Vittorio Molteni, Mario Villa, Renzo Galbiati, Vittorio Gerli, Domenico Lazzeri, Luigi Castagna, Ercole Esposito, Gentile Butta, Pierino Cattaneo, Erminio Dones, Angelo Vassalli, Mario Galbusera, Andrea Invernizzi, Alfredo Colombo, Luigi Valsecchi, Emanuele Pellizzari, Vittorio Piffaretti, Vittorio Ratti, Ginetto Esposito, Ugo Tizzoni. Dopo un breve tirocinio attaccarono ogni torrione della Grigna per il loro versante più severo: dove non si ha tecnica, ci si aiuta con agilità, forza e tanto coraggio, scrivendo così memorabili pagine di storia alpinistica.

Nel giugno del 1933 arrivò ai Piani Resinelli Emilio Comici. Sarà proprio lui ad insegnare ai giovani lecchesi le moderne tecniche di arrampicata: il Corno del Nibbio diverrà presto costellato di vie. Intanto, il Boga traccia sul Medale una via estremamente difficile; Cassin e Corti vincono il Sasso Cavallo e Vittorio Panzeri apre una via inaudita sui Magnaghi: la Marinella.

Ebbe così inizio l’epoca del VI grado sulla Grigna; come anche la storia di uomini e pareti che ancora oggi vive di strabilianti aneddoti, di nuovi e memorabili capitoli vissuti in questi cento anni di storia, oramai trascorsi, ma scritti su tutte le più belle ed ardite pareti delle montagne del mondo.