Europee. Il manifesto di Confcommercio. “Quale Europa vogliamo”

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Il presidente Antonio Peccati

Le prime proposte di Confcommercio in vista delle Elezioni Europee

Futuro sociale del continente e rigenerazione delle città

LECCO – E’ tempo di approfondire le sfide politiche trasversali che, secondo Confcommercio, attendono l’Europa.

Dopo avere analizzato le premesse che stanno alla base del documento “Quale Europa vogliamo, per quale Europa lavoriamo” lanciato da Confcommercio Imprese per l’Italia, con una riflessione sulle otto sfide politiche generali (migliorare il processo decisionale europeo; realizzare un coinvolgimento attivo e adeguato delle parti sociali; costruire una governance europea multilivello per dare piena attuazione al principio di sussidiarietà; riforme per puntare alla crescita; rafforzare le politiche di coesione; regole più semplici per i finanziamenti europei e maggiore attenzione agli interessi delle imprese; potenziare gli strumenti per promuovere l’internazionalizzazione delle Pmi europee; decidere in Europa le politiche migratorie), il presidente di Confcommercio Lecco, Antonio Peccati, si sofferma su due delle sette politiche proposte dalla associazione, quella relativa al futuro sociale del Continente e quella per un progetto europeo di rigenerazione delle città, ricordando il senso di questo percorso in vista delle Elezioni Europee, che in Italia si terranno domenica 26 maggio, ovvero “chiedere a quanti si candidano a rappresentare il territorio di prendere posizione e di esprimere il proprio punto di vista rispetto alle idee promosse dall’associazione”.

Per quanto riguarda il futuro sociale dell’Europa il presidente Peccati spiega: “Come evidenziato nel manifesto di Confcommercio, è necessario investire nel capitale umano per fare crescere occupazione e competitività delle imprese. Cambiamento tecnologico e digitalizzazione hanno il potenziale per creare posti di lavoro e aumentare la produttività, ma questi benefici non sono automatici. Proprio per questo Confcommercio ritiene che l’Unione Europea debba lavorare per realizzare un sistema che metta al centro la persona, sia essa lavoratore o imprenditore”.

E continua: “L’Ue deve combattere il dumping sociale e promuovere standard comuni di protezione del lavoro negli Stati, ma anche promuovere maggiori investimenti nelle competenze. Particolare attenzione deve essere prestata alla preparazione dei futuri imprenditori: la creatività, l’autonomia, la voglia di innovare, la capacità di avviare start up sono competenze che nascono e si sviluppano quando la scuola si apre al know how dell’impresa e questa apre le proprie porte a studenti e docenti. Così come occorre impegnarsi da un lato per favorire lo sviluppo dell’imprenditoria femminile, valorizzando maggiormente i talenti delle donne e migliorando l’attuazione dei diritti sociali ed economici, e dall’altro garantire l’efficienza dei finanziamenti europei, eliminando la frammentazione delle iniziative che non ha prodotto i risultati auspicati e attuando una maggiore sinergia e un coordinamento degli strumenti a disposizione”.

Sul fronte invece della rigenerazione delle città Peccati evidenzia: “Lavorare con le città è fondamentale per il futuro dell’Europa, poiché rappresentano un livello di governo che può consentire di riallacciare il rapporto tra le istituzioni europee, i cittadini e le imprese. Il successo di città e territori si basa sulla capacità attrattiva determinata da lavoro e qualità della vita”. In quest’ottica il ruolo del terziario di mercato è importante:

“La presenza di impresa diffusa (negozi di vicinato, servizi alla persona, esperienza dei distretti del commercio…) può offrire un contributo determinante. Il commercio e le attività del terziario sono, infatti, parte fondamentale del capitale urbano ed è necessario che gli Stati tutelino il pluralismo distributivo, contemperando equamente il diritto di iniziativa imprenditoriale con la tutela degli interessi della collettività”.

Tra le varie idee del manifesto europeo il presidente di Confcommercio Lecco ne rimarca una, ovvero quella relativa al sostegno ai partenariati locali con risorse e regole che vedano affiancati operatori pubblici e privati: “Bisogna favorire la condivisione di dati e flussi, fornendo strumenti alle amministrazioni, agli operatori privati e ai potenziali investitori, anche rispetto alla organizzazione dei servizi. Inoltre occorre rivisitare e rilanciare il modello dei distretti urbani del commercio in chiave digitale”.