Florovivaismo: la crisi del settore che sul Lario conta 3 mila addetti

Tempo di lettura: 4 minuti
Prima e dopo, la crisi del florovivaismo nelle foto della Coldiretti

Fiori invenduti, cerimonie e manifestazioni annullate e export in calo

Coldiretti racconta la crisi del settore florovivaistico

COMO-LECCO – Milioni di fiori e piante fiorite invendute andate distrutte con il crollo nei fatturati delle aziende: è la drammatica conseguenza dei mesi di lockdown imposti dal coronavirus in Lombardia con perdite milionarie per il settore della filiera del florovivaismo regionale, messo in ginocchio dalle settimane di blocco, dall’annullamento di manifestazioni e cerimonie, ma anche dalle difficoltà nelle esportazioni. Lo denuncia Coldiretti:

“Con il 2020 si è verificata una crisi senza precedenti che ancora sta piegando le ginocchia a uno dei settori-chiave dell’economia agricola lariana qual è, appunto, il florovivaismo” commentano il presidente di Coldiretti Como Lecco Fortunato Trezzi e Roberto Magni, florovivaista e membro di giunta Coldiretti.

Nel panorama lombardo, il sistema florovivaistico lariano è uno dei più importanti, e gli stessi numeri ne evidenziano la strategicità: esso è articolato in oltre 1400 imprese operanti nel florovivaismo e della manutenzione del verde, suddivise tra le province di Como (oltre 950) e Lecco (oltre 450), con quasi 3000 addetti.

La gravità della situazione si riassume quindi con la sinossi di una “tempesta perfetta”: l’emergenza Coronavirus ha causato il blocco dei trasporti e la chiusura degli esercizi (fiorai e garden) proprio nelle settimane cruciali per il settore, con cicli di fioritura continui, di 15 giorni al massimo: per i fiori invenduti non c’è stata altra iniziativa che l’ammasso e il loro successivo smaltimento.

La manifestazione a Milano

Nel weekend, intanto, ha fatto tappa anche in Lombardia l’iniziativa “Ripartiamo con un fiore” che a livello nazionale, in molte città e luoghi turistici lungo la Penisola, ha portato in piazza il grido di dolore degli operatori che con fiori e fronde hanno realizzato decorazioni artistiche in piazze, strade, panchine, statue, fontane e scalinate. A Milano in piazza Città di Lombardia, nello spazio antistante la sede della Regione, è stata allestita un’installazione con gerbere e gerani, mentre al centro di piazzale Segrino è stata posizionata una composizione di piante fiorite.

Senza cerimonie, settore in crisi

Una situazione senza precedenti nella storia dell’Italia – evidenzia la Coldiretti nazionale – dove per effetto delle misure di sicurezza anti virus e dei timori legati al contagio sono stati rinviati, addirittura al prossimo anno, quasi 60mila matrimoni, ai quali si aggiungono mancate cresime, comunioni, battesimi, eventi pubblici, fiere e assemblee, con la sospensione persino dei funerali e la chiusura dei cimiteri, in un periodo in cui per molte aziende si realizza oltre il 75% del fatturato annuale, grazie anche ai tanti appassionati dal pollice verde che con l’aprirsi della stagione riempiono di piante e fiori case, balconi e giardini.

La situazione è ancor più grave nelle province del settentrione lombardo e nel cuore del territorio lariano: un vero e proprio tsunami per il settore florovivaistico al quale la pandemia ha creato problemi all’export con blocchi al confine e in dogana di tanti paesi Ue ed extra Ue, con ritardi e difficoltà nei trasporti e nella vendita.

Il risultato – precisa la Coldiretti lariana – è stata la perdita di fiori e piante appassiti e distrutti nei vivai in Italia. A rischio c’è il futuro di un settore chiave del Made in Italy agroalimentare, con il valore della produzione italiana di fiori e piante stimato in 2,57 miliardi di euro.

“Per salvare imprese e posti di lavoro – concludono Trezzi e Magni – sono necessari interventi urgenti e concreti su tutte le scadenze, fiscali e non, per la gestione dei dipendenti e l’accesso agli ammortizzatori sociali. La Coldiretti ha chiesto indennizzi a fondo perduto per coprire i danni subiti dalle imprese e garantire la liquidità necessaria a ripartire con i nuovi cicli produttivi, esonerando il settore dal pagamento di imposte e tasse e dei contributi previdenziali e assistenziali per il 2020. Inoltre vanno potenziate e allargate le misure previste per il Bonus Verde, oltre a rilanciare le esportazioni attraverso un’adeguata attività diplomatica per la rimozione dei blocchi fitosanitari che ancora sussistono per le produzioni vivaistiche italiane in alcuni paesi. Per aprire nuovi mercati va finanziata la promozione del settore e dei consumi nazionali ed esteri per un vero rilancio di piante e fiori Made in Italy”.