Frena la cassa integrazione, UIL: “Lo scorso anno 13 mila lavoratori coinvolti”

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Gli ultimi dati sulla cassa integrazione rivelano un rallentamento a dicembre nelle richieste

I numero del 2020. La UIL: “E’ stato come un terremoto per l’economia”

LECCO – Il 12° rapporto UIL del Lario sulla cassa integrazione nelle Province di Como e Lecco, anno 2020, rileva una diminuzione della richiesta di ore di cassa integrazione da parte delle imprese nel mese di dicembre rispetto al mese precedente a seguito della parziale riapertura delle attività produttive.

“Il confronto anno 2020 con il 2019 – spiegano dal sindacato – rileva l’orribile situazione economica che hanno vissuto i nostri territori”. A Como sono 45.229.588 ore di cassa nel 2020, mentre erano state 3.883.628 nel 2019 (+1.064,6%) in provincia di Lecco invece il totale del 2020 ammonta a 26.547.584 ore di cassa, mentre erano state 2.003.587 nel 2019 (+ 1.225,0%).

Il totale dei lavoratori in cassa integrazione lo scorso anno è 22.171 su Como e 13.014 nel lecchese.

Aprile è stato il mese più nero a seguito della chiusura totale delle attività produttive: a Como, 11.860.805 ore di cassa integrazione richieste e a Lecco, 8.517.493 ore.

A questi dati, ricorda la UIL, devono essere aggiunte le ore del FIS (fondo integrazione salariale), l’INPS non fornisce il dato per Provincia ma solo per Regione e che per la Lombardia le ore richieste anno 2020 sono state 346.905.251 ore e che hanno interessato mediamente circa 170.000 lavoratori (anno 2019 erano state 465.833 ore), e del FSBA (fondo di solidarietà bilaterale per l’artigianato).

A dicembre, come detto, diminuiscono le ore di cassa richieste (Como -63,6%; Lecco -22,9%) pur restando ben elevate nei numeri rispetto al dicembre dello scorso anno (Como +453,0%; Lecco +2906,2%).

“L’anno appena concluso – spiega il segretario generale della Uilm del Lario, Salvatore Monteduro – è stato un terremoto economico da proporzioni apocalittiche i cui effetti si faranno sentire per molti anni. Purtroppo, anche il nuovo anno non è iniziato bene per la chiusura di molte attività produttive del settore del commercio e servizi alla persona a seguito dell’assegnazione in zona rossa della Lombardia. È essenziale uscire velocemente dall’emergenza sanitaria per una ripresa strutturale, in attesa di ciò diventano fondamentali i sussidi per la cassa integrazione, il divieto ai licenziamenti e i contributi e liquidità alle imprese per evitare che si perdano posti di lavoro. Un ulteriore contributo alla ripresa potrà arrivare dai progetti legati alle risorse della Next Generation EU”.