Industria metalmeccanica: preoccupano caro energia e capitale umano

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“Costi di gas ed energia elettrica la più grave emergenza per il sistema produttivo”

Nelle imprese del territorio forte anche la mancanza di forza lavoro. I dati di Federmeccanica sulla produzione in Italia e in Europa

LECCO – Caro energia e mancanza di capitale umano: queste le due problematiche che stanno intaccando l’industria metalmeccanica, emerse durante la prima riunione del Consiglio Direttivo della Categoria Merceologica Metalmeccanica di Confindustria Lecco e Sondrio. A presiedere l’assemblea Giacomo Riva, nella sede di Costamp Group, che i partecipanti hanno avuto modo di visitare guidati dall’imprenditore Marco Corti.

“È vero che oggi, come tutti ben sappiamo, la più grave emergenza per il sistema produttivo sono i costi di gas ed energia elettrica, che si sono aggiunti al rialzo delle materie prime – evidenzia il Presidente della Categoria Giacomo Riva – ma non dimentichiamo che la mancanza di capitale umano resta un problema per le imprese del nostro territorio. Il paradosso di questo periodo è che stiamo in linea generale gestendo carichi importanti di ordini, in piena emergenza energetica, con una cronica difficoltà nel portare a bordo le competenze necessarie a mandare avanti le attività guardando al loro sviluppo”.

Continua poi il presidente: “Nella prima fase del caro energia una parte dei sovraccosti ha eroso i margini e un’altra è stata trasferita ove possibile nei listini, ma difficilmente i
nostri clienti potranno accettare ulteriori aumenti e questo genera ulteriore preoccupazione, ma non ci deve fare abbassare la guardia sugli altri temi caldi. Infatti, nel corso della riunione di ieri abbiamo già discusso di nuove iniziative pensate anche per aprirci di più al dialogo con il territorio e con i giovani. Terremo anche in particolare conto i rapporti con le scuole e con gli ITS Academy, il cui ruolo è uscito rafforzato dalla recente riforma”.

Una “fotografia” di Federmeccanica sull’industria metalmeccanica in Italia

Secondo i dati relativi alla situazione a livello nazionale diffusi da Federmeccanica, nella prima metà dell’anno in corso l’attività produttiva metalmeccanica mostra segnali contrastanti pur confermandosi sugli stessi livelli dello stesso periodo dell’anno precedente e sostanzialmente in linea con quelli del primo semestre del 2019 (-0,1%).

Nel mese di giugno è stato registrato un sensibile calo di produzione (-3,2% rispetto a maggio), determinando nel secondo trimestre una riduzione dei volumi produttivi su base tendenziale pari all’1,2% nonostante una variazione congiunturale positiva dell’1% nel secondo trimestre.

Nel primo semestre si sono osservati andamenti produttivi tendenziali fortemente differenziati nei diversi comparti dell’industria metalmeccanica: la produzione di computer, radio TV, strumenti medicali e di precisione è cresciuta sensibilmente (+7,4%), così come quella di macchine e apparecchi meccanici (+2,5%) e degli altri mezzi di trasporto (+1,4%); di contro, sono diminuite le attività della metallurgia (-3,6%), le fabbricazioni di autoveicoli e rimorchi (-3,0%), di macchine e apparecchi elettrici (-2,5%) e di prodotti in metallo (-2,4%).

La situazione in Europa secondo l’indagine di Federmeccanica

Nei principali Paesi dell’Unione Europea, rispetto al primo semestre 2021, la produzione metalmeccanica è diminuita dello 0,3%. La stabilità produttiva italiana si confronta con le variazioni negative osservate, invece, in Francia (-0,2%) e soprattutto in Germania (-2,2%); soltanto la Spagna ha registrato un incremento tendenziale del +0,8%.

Tuttavia, nel confronto internazionale per il mese di giugno, si evidenzia come soltanto l’Italia abbia registrato un calo congiunturale della produzione. Sulle dinamiche produttive che si registrano nei singoli settori sta incidendo, oltre alla ripresa della
domanda interna, anche l’export che, seppur in rallentamento, rimane molto sostenuto.

Nel primo semestre del 2022 le esportazioni metalmeccaniche sono cresciute del 15,8% e le importazioni del 24,1%, sebbene per entrambi i flussi si rilevi una dinamica in attenuazione nel secondo trimestre rispetto al primo. Va considerato che gli incrementi dell’interscambio in valore sono stati influenzati da una forte crescita dei valori medi unitari.

Rispetto alle aree di destinazione, le esportazioni verso i paesi Ue sono cresciute del 18,9% mentre quelle verso i paesi extra Ue del 12,2%. Nel dettaglio, è aumentato l’export verso la Francia (+16,1% rispetto al primo semestre 2021) e la Germania (+15,2%), ma soprattutto verso la Spagna (+24,0%), l’India (+24,2%) e gli Stati Uniti (+26,8%). Al contrario, sono diminuiti i flussi diretti in Cina (-12,5%) e in Russia (-13,3%).