Industria, segnali di miglioramento per ordini, produzione e fatturato

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Indicatori in generale miglioramento per l’industria lecchese sia per il mercato interno che per l’export

L’analisi del Centro Studi di Confindustria Lecco e Sondrio e Confindustria Como

LECCO – I dati elaborati nell’ambito dell’Osservatorio congiunturale rapido sul mese di marzo, realizzato dai Centro Studi di Confindustria Lecco e Sondrio e Confindustria Como, delineano un quadro in generale miglioramento rispetto ai livelli di febbraio. Gli indicatori associati a ordini, attività produttiva e fatturato mostrano infatti una maggior incidenza di giudizi di aumento rispetto a quelli di diminuzione.

La domanda evidenzia una crescita per oltre due realtà su cinque che interessa sia il mercato interno, sia l’export; si attesta attorno al 16% la quota di aziende che indica invece un calo delle richieste.

La produzione mostra andamenti in linea con quanto esaminato per gli ordini e si intensifica in marzo per circa quattro realtà su dieci. L’esame della capacità produttiva mediamente impiegata si attesta al 69,9%, rivelando un aumento di due punti percentuali rispetto a quanto esaminato nella precedente edizione dell’Osservatorio (67,9% lo scorso novembre).

Il fatturato risulta anch’esso caratterizzato da una crescita che riguarda sia le vendite in Italia, sia quelle oltre confine.

Sono diffusamente stabili le previsioni per le prossime settimane, che indicano un mantenimento dei livelli di business registrati a marzo per due realtà su tre (66,7%); in caso di variazione le ipotesi di aumento (22,2%) risultano più diffuse rispetto a quelle di diminuzione (11,1%).

Nonostante i segnali di recupero riscontrati per i principali indicatori, permangono alcuni elementi di criticità legati in particolare alle situazioni di insolvenza e di ritardo dei pagamenti da parte dei clienti, che penalizzano oltre una realtà su quattro (27,8%), e alla limitata visibilità del portafoglio ordini, limitato a poche settimane per quasi un’azienda su due (48,1%).

A tali criticità se ne sono aggiunte altre inerenti le materie prime. Dallo scorso novembre i prezzi di acquisto hanno infatti subito marcati e repentini incrementi che hanno penalizzato oltre tre realtà su quattro (77,2%).

Gli apprezzamenti delle quotazioni delle commodities hanno determinato impatti significativi sui costi di produzione per oltre quattro imprese su cinque (83,7%) ed hanno costretto le aziende ad aumentare, ove possibile, i prezzi di vendita e a ridurre i propri margini di profitto.

Oltre all’incremento dei listini, ulteriori criticità hanno riguardato l’estensione dei tempi di consegna, di molto allungati soprattutto nei comparti metalmeccanici e siderurgici, e la diminuzione delle quantità consegnate.

L’occupazione delle realtà del campione si rivela diffusamente orientata alla stabilità, segnalata in circa l’80% dei casi, descrivendo un miglioramento rispetto a quanto esaminato durante l’Osservatorio rapido di novembre 2020.

Anche le ipotesi formulate riguardo lo scenario occupazionale dei prossimi mesi si mantengono improntate alla conservazione dei livelli. Oltre tre aziende su dieci (31,5%) hanno segnalato di aver fatto ricorso in marzo ad ammortizzatori sociali.