Lavoratori delle Coop sociali ad un passo dallo stato di agitazione

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Non c’è ancora l’intesa sul contratto integrativo provinciale per i lavoratori della cooperative sociali

I sindacati: “Confcooperative sorda alle nostre richieste, facciamo appello agli amministratori locali”

LECCO – A 8 anni di distanza dalla sottoscrizione dell’ultimo Contratto Integrativo Collettivo Provinciale, le lavoratrici e i lavoratori delle Cooperative Sociali presenti sul territorio lecchese sono ancora in attesa di un rinnovo. Lo sottolineano i sindacati Fp Cgil, Fisascat Cisl, Uil Fpl e Uiltucs per voce dei rispettivi segretari Teresa Elmo, Tina Coviello, Italo Bonacina e Roberto Pennati dopo l’ennesima fumata nera al tavolo del comitato paritetico provinciale.

“A dispetto dell’importante ruolo assunto durante la pandemia dalle figure professionali che operano quotidianamente in questo comparto, più volte decantato dalla politica locale come un fiore all’occhiello, insostituibile per le nostre comunità – dicono i sindacati – negli ultimi anni alle lavoratrici e ai lavoratori che lavorano sul territorio lecchese alle dipendenze delle Cooperative Sociali, garantendo un’efficiente rete di servizi alla persona, non è stata riconosciuta alcuna forma di valorizzazione: nessuna premialità compensativa è stata loro attribuita per l’operato svolto. Appellandosi ad un principio di sostenibilità, la parte datoriale vuole scaricare su chi lavora in questo settore la necessità di contenimento dei costi”.

I sindacati dal canto loro avevano chiesto la revisione dell’inquadramento professionale di alcune categorie (addetti alle pulizie/sanificazione ed educatori a supporto dell’attività scolastica), in funzione della professionalità acquisita, l’individuazione di un tempo congruo da attribuire al personale operante nei servizi per i quali è previsto l’uso di una divisa, a titolo di “tempo di vestizione” e la definizione di un’indennità una tantum da attribuire alle lavoratrici e ai lavoratori che operano nel settore, ai fini di un riconoscimento economico minimo di fronte alla mancata erogazione di elementi premiali nelle ultime annualità, fortemente caratterizzate dal vigente quadro pandemico.

“Sorda alle nostre richieste – dicono i sindacati – Confcooperative ha, dal canto suo, formalizzato la proposta alla parte sindacale di introdurre una regolamentazione del lavoro intermittente (a chiamata), prevedendo l’ampliamento della durata dei contratti a termine rivolti ai soggetti svantaggiati; di subordinare il riconoscimento di una premialità compensativa all’applicazione di regole rigide, che rischiano di compromettere per la maggior parte delle cooperative del territorio la possibilità di erogare alle lavoratrici e ai lavoratori un elemento premiale per i prossimi tre anni”

Proposte non condivise dai sindacati in particolare rispetto alla quantificazione e ai criteri di assegnazione delle risorse economiche da erogare ai lavoratori che operano nel settore a titolo di elemento premiale.

“Riteniamo che quanto sta accadendo rischia di accentuare ulteriormente il forte divario economico già esistente tra i contratti pubblici e privati – aggiungono Cgil, Cisl e Uil – Facendo appello agli Amministratori Locali e ai Responsabili delle Aziende committenti affinchè operino con un maggiore senso di responsabilità in tal senso, chiediamo la definizione del Contratto Integrativo Provinciale in tempi celeri, non più rinviabili, dichiarando che, in assenza di riscontri concreti da parte di Confcooperative, dichiareremo lo stato di agitazione di tutto il personale operante nel settore”.