Lavoro. Più disoccupati tra i lecchesi ma i posti di lavoro tengono

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Presentato il Rapporto Annuale sul Mercato del Lavoro

I dati sul 2018 confermano la ripresa, resta qualche criticità

LECCO – Cresce la disoccupazione ma i posti di lavoro non calano, si riduce l’utilizzo della cassa integrazione e aumenta il bisogno di figure specializzate da parte delle imprese: il sistema economico lecchese continua la sua fase di ripresa dopo il difficile periodo della crisi che ha toccato in modo evidente anche la nostra provincia.

Lo dicono i dati contenuti nell’ultimo rapporto annuale dell’Osservatorio del Mercato del Lavoro di Lecco presentati giovedì mattina alla Camera di Commercio, alla presenza del presidente camerale Marco Galimberti, del presidente della Provincia, Claudio Usuelli, e con la partecipazione eccezionale del presidente nazionale dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo. 

Dati relativi al 2018, anno in cui gli occupati totali in provincia hanno toccato quota 148,9 mila, decisamente positivi rispetto ai 142,8 mila del 2013, l’anno più difficile per il territorio, ma inferiori al dato del 2017 che registrava nel complesso oltre 151,4 mila occupati.

Il calo è soprattutto per l’occupazione maschile (-2,6%), una flessione ben più ridotta per quanto riguarda le donne (-0,3%). Positivi i dati relativi ai giovani, con la leggera riduzione il segmento NEET (nel 2018 pari all’8%, era al 14% nel 2013) ovvero di quei ragazzi che né studiano né lavorano.

Gianni Menicatti, ricercatore Pts Class

Il tasso di disoccupazione nel lecchese resta sotto il 6% (5,6%). “Alla leggera riduzione del numero di occupati, residenti in provincia, non si affianca una pari riduzione dei posti di lavoro presenti sul territorio” scrivono i redattori del rapporto realizzato da PTSClass per Provincia e Network Occupazione.

In pratica ci sono più disoccupati tra i lecchesi ma le persone che lavorano in provincia di Lecco sono in crescita per l’apporto di personale residente fuori provincia. Si stima un numero di posti di lavoro di poco inferiori alle 107.000 unità, con un aumento intorno alle 500 unità rispetto all’anno 2017.

Cassa integrazione: mai così bassa in dieci anni

Altro dato positivo riguarda il ricorso alla cassa integrazione ordinaria, ai livelli più bassi degli ultimi dieci anni. Lo ha sottolineato Mauro Gattinoni, presidente Network Occupazione: “Questi dati ci fanno dire che siamo fuori dalla crisi, anche se permangono ancora delle criticità”

Mauro Gattinoni, presidente Network Occupazione

L’ultimo trimestre dell’anno ha infatti rappresentato un cambio di rotta che ha interrotto la fase espansiva dell’economia causando “la contrazione dei livelli produttivi, la stabilità nel giro d’affari del commercio e del turismo (e più in generale nei servizi), il rallentamento delle esportazioni” si legge nel report.

“L’occupazione nel sistema industriale rappresentava il 55% del totale degli occupati nel 2008 – ha ricordato Gattinoni – nel 2018 si è attestata al 40%. Significa che in dieci anni abbiamo perso il 15% dei posti di lavoro nell’industria, mentre è cresciuta l’occupazione nel settore terziario”.

La minor propensione delle aziende ad assumere potrebbe essere dovuto ad un atteggiamento ancora di prudenza per le incertezze del trend economico. Il presidente di Network accende l’attenzione anche sul Decreto Dignità “che ha irrigidito le regole e potrebbe aver scoraggiato la propensione ad assumere da parte degli imprenditori”.

Manca un terzo delle figure professionali richieste

Allo stesso tempo, c’è una difficoltà di reperimento, da parte delle imprese, di personale specializzato. “Almeno un terzo delle richieste oggi non trova soddisfazione – ha proseguito Gattinoni – per questo è necessario continuare ad intervenire sulla formazione, coinvolgendo le scuole per rendere più agevole per i giovani il passaggio al mondo del lavoro”.

Il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo

Il lavoro che c’è ma che resta ‘flessibile’

La quota di lavoratori occupati con un contratto a tempo determinato o a termine che nel 2017 rappresentavano il 53% degli avviamenti, è scesa solo al 52% nel 2018; tenuto conto anche degli avviamenti con contratto di somministrazione (23%), quelli a tempo indeterminato rappresentano, nel 2018, solo il 21% del totale.

In 31 mila cercano lavoro fuori provincia

E c’è anche chi, non pochi, il lavoro lo cerca fuori provincia: i dati registrano infatti un flusso di uscita dal territorio provinciale di circa 31.000 unità, mentre il flusso di entrata (ovvero dei non residenti che lavorano nel lecchese) è di poco superiore alle 22.000 unità: il bilancio contabilizza un segno negativo pari a quasi 9.000 unità