Le conseguenze del Covid. Persi quasi mille posti di lavoro nel Lecchese: l’analisi di Uil Lario

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I dati Istat sull’occupazione presentano una situazione del mercato del lavoro drammatica e preoccupante

Numerosi i posti di lavoro persi in provincia di Lecco e Como

LECCO – L’analisi di UIL Lario, basata sui dati raccolti dall’Istat e relativi al 2020, traccia l’andamento della situazione occupazionale e lo stato di disoccupazione nell’anno della pandemia. Il quadro è drammatico.

Occupati per settore 2019-2020 (dati fonte Istat)

In provincia di Lecco

Gli occupati a Lecco sono stati 149.549 e sono diminuiti di 994 unità rispetto all’anno precedente, nello specifico: -853 uomini, -141 donne. Mentre il tasso di occupazione si attesta al 68,90%, con un calo dello 0,01% rispetto al 2019.

Agricoltura, silvicoltura, pesca, costruzioni e altre attività dei servizi sono i settori produttivi che nel Lecchese hanno fatto registrare un maggior calo occupazionale rispetto all’anno precedente. Mentre, l’industria, il commercio, alberghi e ristoranti hanno annotato un aumento dell’occupazione rispetto al 2019.

I disoccupati in provincia nel 2020 sono stati 8.236 e sono diminuiti di -191 unità rispetto al 2019 e il tasso di disoccupazione è stato del 5,22%, ed è diminuito del 0,08% rispetto all’anno precedente. Il tasso di disoccupazione femminile è stato dell’7,00% ed è diminuito dell’0,17%, mentre quello maschile è stato del 3,83% ed è diminuito dell’0,02%. Gli inattivi, invece, sono 57.352, con una diminuzione di 91 unità rispetto al 2019.  Il tasso di disoccupazione giovanile (15-29 anni) a Lecco è passato dal 13,16% del 2019 al 11,55% del 2020.

Disoccupati dal 2009 al 2020 (dati fonte Istat)

In provincia di Como

Gli occupati a Como sono stati 260.743 e sono diminuiti di 5.140 unità rispetto all’anno precedente (-3.387 uomini, -1.253 donne), il tasso di occupazione al 65,70%, con un calo dell’1,46% rispetto al 2019.

Agricoltura, silvicoltura, pesca, industria, costruzioni, commercio, alberghi, ristorazione sono i settori produttivi in Provincia di Como che nel 2020 hanno fatto registrare un calo occupazionale rispetto all’anno precedente. Mentre, nelle altre attività dei servizi si è segnato un aumento dell’occupazione rispetto al 2019.

I disoccupati a Como nel 2020 sono stati 14.722 e sono diminuiti di -3.597 unità rispetto al 2019 e il tasso di disoccupazione è stato del 5,34%, ed è diminuito del 1,10% rispetto all’anno precedente. Il tasso di disoccupazione femminile è stato dell’6,57% ed è diminuito dell’1,66%, mentre quello maschile è stato del 4,40% ed è diminuito dell’0,68%. Gli inattivi a Como nel 2020 sono stati 116.669 e sono aumentati di 9.843 unità rispetto al 2019. Il tasso di disoccupazione giovanile (15-29 anni) a Como è passato dal 12,87% del 2019 al 10,78% del 2020.

Tasso disoccupazione dal 2019 al 2020 (dati fonte Istat)

Il commento di Salvatore Monteduro

“In conclusione, i dati Istat sulla situazione occupazionale anno 2020 fanno emergere gli effetti drammatici dell’emergenza sanitaria sul mercato del lavoro – commenta Salvatore Monteduro, segretario generale CST UIL del Lario — Abbiamo perso 6.134 unità di posti di lavoro rispetto all’anno 2019 nelle province di Como e Lecco, che solo il divieto dei licenziamenti e gli ammortizzatori sociali Covid-19 (sono stati più di 40.000 i lavoratori/lavoratrici in cassa integrazione nelle province di Como e Lecco nell’anno 2020) hanno evitato conseguenze ancora più pesanti. Non deve trarre in inganno la diminuzione del numero di disoccupati anno 2020 rispetto all’anno precedente (-3.788 unità tra Como e Lecco), la maggioranza di loro sono diventati inattivi per effetto dello scoraggiamento nella ricerca di un lavoro ed è preoccupante tutto ciò. In questo quadro disarmante, e con una situazione epidemiologica in peggioramento, vanno assolutamente e celermente prorogate le misure emergenziali di sostegno al reddito, a partire dalla Naspi e Discoll, per chi ha perso o rischia di perdere il lavoro. Inoltre, è assolutamente necessario prorogare per tutto il 2021, gli ammortizzatori sociali, il blocco dei licenziamenti e le deroghe ai contratti a termine”.