Lecco. In piazza spunta un gazebo. Fipe: “Servono regole chiare e per tutti”

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Il "gazebo" comparso in piazza XX Settembre

L’iniziativa di un ristoratore solleva il problema dell’occupazione del suolo pubblico

I commercianti: “Manca un regolamento chiaro, se c’è questa opportunità deve valere per tutti”

LECCO – Agli abituali passeggiatori del centro è subito balzata all’occhio, venerdì mattina, quella bianca struttura in metallo spuntata in piazza XX Settembre: nulla di eccezionale, solo il gazebo di un nuovo locale pubblico, se non fosse l’unico finora installato in piazza e con il permesso del municipio.

Il tema, molto sentito dai commercianti del centro, riguarda in primo luogo l’occupazione del suolo pubblico e le regole a cui sono sottoposti gli esercenti. Poi ci sarebbe la questione estetica su cui in molti hanno mosso critiche.

“In un Comune dove fanno le pulci su tutto, mi fate capire come è stato possibile autorizzarlo? Se tutti gli esercizi commerciali domani dovessero mettere fuori strutture come queste, che succederebbe? – solleva pubblicamente il caso l’ex consigliere comunale Giacomo Zamperini – In Consiglio avevo proposto di fare un regolamento chiaro e snello, per evitare la giungla, ma non siamo stati ascoltati dalla maggioranza di Brivio. Questo è il risultato”.

Il vicesindaco e assessore al Commercio del comune di Lecco, Francesca Bonacina

A rispondere è dall’assessore al Commercio e vicesindaco Francesca Bonacina: “Si tratta di un’occupazione temporanea del suolo pubblico, non di una struttura fissa – precisa – Sicuramente il manufatto ha un impatto importante, approfondiremo la questione per capire se vi siano delle discrepanze tra quanto autorizzato e quanto visibile in piazza, se vi siano elementi non conformi”.

Bonacina concorda sulla necessità di mettere mano al regolamento comunale: “E’ un lavoro che abbiamo già iniziato e che purtroppo si è fermato per le criticità riscontrate, proprio per le specificità delle due piazze del centro (dove c’è una maggiore concentrazione di locali pubblici ) e la necessità di istituire regole che vangano per tutti. Il regolamento deve essere adattato anche alle nuove modalità di fruizione degli spazi, che rispetto al passato si sono ampliate a più mesi dell’anno, e al decoro complessivo della piazza”.

Parole che non hanno soddisfatto le perplessità degli stessi esercenti, che da tempo chiedono maggiore chiarezza sull’argomento. “Rimango stupito per diversi motivi – interviene Marco Caterisano, presidente provinciale della Fipe Confcommecio – Fino ad ora nelle domande di occupazione suolo pubblico è sempre stata precisata la possibilità di utilizzo solo con tavoli sedie ombrelloni e fioriere e se questa situazione fosse stata stranamente sbloccata sarebbe stato opportuno avvertire le associazioni di categoria in modo da poter mettere a conoscenza le attività esistenti di questa possibilità”

Marco Caterisano, presidente provinciale della Fipe Confcommecio

“Se fosse stata concessa un’autorizzazione di questo tipo, oltretutto, ci troveremmo di fronte a un cambiamento urbanistico importante che andrebbe valutato con molta attenzione, di fatti alcune attività sono già intenzionate a presentare domande simili ed avere le stesse possibilità. Mi auguro che chi ha firmato l’autorizzazione abbia considerato questo aspetto così importante che trasformerà il centro della nostra città, visto e considerato che se viene concesso a un’attività dovrà per forza venir concesso anche alle altre”.

“Come Fipe – prosegue Caterisano – è da tre anni che chiediamo con insistenza all’amministrazione un regolamento occupazione dedicato ai pubblici esercizi e abbiamo addirittura presentato noi, come associazione, una bozza al Comune per avere delle regole chiare e precise per tutti, ma senza nessun cenno dalla parte opposta. Oltre a questa situazione, solo due mesi fa si è avuto un altro problema nella piazza vicina che senza nessun senso ha avuto come risultato la riduzione degli spazi di due attività, con conseguente perdita d’incassi ma anche di un mancato introito nelle case comunali”

“Mi piacerebbe sapere chi si prende la responsabilità di fare incassare meno a due attività e magari di portare anche alla perdita di posti di lavoro, oltre al mancato guadagno nei confronti del Comune a cui viene pagata la tassa di occupazione. L’impressione – conclude Caterisano – è che tutto sia gestito con molta superficialità e mi auguro che se qualcuno ha firmato abbia tenuto conto di tutti gli aspetti che la decisione comporta”.