L’economia lariana guarda oltre l’emergenza: “Ripartire con fiducia”

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Alla Camera di Commercio la Giornata dell’Economia, il report sulle province di Como e Lecco

Lasciato il 2020 alle spalle, ci si interroga sule ‘nuove traiettorie’. Intanto dati in miglioramento nei primi mesi del 2021

LECCO – Se il peggio sembra alle spalle, l’economia lariana guarda avanti, conscia di aver finora parato il ‘colpo’ dovuto all’emergenza Covid, pur con sofferenze in alcuni settori, e consapevole che gli scenari futuri sono ancora da scrivere: è questo il quadro delineato nel corso della ‘Giornata dell’Economia’ che si è svolta mercoledì all’auditorium della Camera di Commercio di Lecco.

“Nuove traiettorie di sviluppo dopo l’emergenza” è il titolo del report presentato, contenente la raccolta dei dati economici delle province di Como e Lecco, e che segue il dossier “Traiettorie evolutive opportunità area lariana” nel 2019, quando l’emergenza sanitaria era ancora ben lontana dal manifestarsi, e le “Traiettorie interrotte dell’area lariana” nell’anno stravolto dal Coronavirus.

Marco Galimberti, presidente della Camera di Commercio

“Il 2020 si era aperto in modo promettente -ha ricordato Marco Galimberti, presidente della Camera di Commercio Como Lecco – la pandemia ha scosso le nostre certezze: durante il primo durissimo lockdown, ci siamo tutti interrogati sulla capacità di tenuta del nostro tessuto imprenditoriale. E’ stato uno shock forte e asimmetrico, alcuni settori hanno potuto proseguire e altri subito uno stop prolungato e pesanti perdite. Ci sono stati miglioramenti durante l’estate e poi altre ricadute, nuovi lockdown meno severi che ci hanno tolto però gli orizzonti di medio periodo. Resilienza, apertura al nuovo, pro-attività sono le parole chiave dell’attuale circostanza che ora si sta rasserenando”

“E’ tempo di ripartire con la fiducia e la tenacia che le nostre imprese hanno sempre dimostrato – ha aggiunto Galimberti – non si tornerà allo status quo ma non mancheranno nuove opportunità per chi si attrezzerà a coglierle. Il tempo di agire è adesso, con concretezza. Dobbiamo fare sistema, per incrementare l’attrattività dell’area lariana, a tutti i livelli, perché l’unione fa la forza”.

Trecento imprese in meno rispetto al 2019, ma il dato migliora

Lecco, secondo Istat, resta una provincia a bassa fragilità, la terza in Lombardia dopo Milano e Monza, mentre Como è al decimo posto.

Il tasso di occupazione ha tenuto in provincia di Lecco (68,9%) ed è sceso (dal 75,9% del 2019 al 73,5% del 2020) nel comasco ma il tasso di disoccupazione è sceso in entrambe le province (5,3% Como, 5,2% Lecco). Nel marzo di quest’anno, le due province contavano 73.409 imprese (di cui 47,8 mila a Como e 25,5 mila a Lecco) cento in meno rispetto alla fine del 2020 e 310 in meno rispetto al 2019.

“Come era immaginabile si è registrato un calo nel numero di imprese nel 2020, così come era già accaduto nel 2019, anche se meno rilevante del dato medio regionale – ha spiegato Daniele Rusconi dell’ufficio statistica della Camera di Commercio – Il saldo tra nuove imprese e cessazioni, nel 2021, è in miglioramento”.

Rispetto ai settori di attività, nelle due province, “il 63% opera nel terziario, il 32% nel manifatturiero, settore che lo scorso anno ha registrato la diminuzione più evidente – ha aggiunto Rusconi – mentre il terziario e servizi, nonostante il Covid, hanno tenuto nel numero di imprese, pur con le difficoltà nel comparto del commercio”.

A subire un calo maggiore nel numero di imprese nel manifatturiero è stato l’ambito  dell’alimentare (-2,5%) della moda (-3,5%) e del legno (-4,5%), così come la meccatronica (-2,9%).

“Nel commercio i ristori hanno limitato solo parzialmente le difficoltà, soprattutto per la piccola distribuzione. La grande ha invece limitato i danni e ha fatto registrare un lieve aumento di addetti. A soffrire maggiormente è stato il settore non alimentare con cali fino al 3,5% a Lecco” ha ricordato Andrea Gianni, del gruppo di ricerca Pts Clas che ha contribuito a redigere il report.

 

Riguardo all’artigianato “Lecco e Como – ha aggiunto – restano ai primi due posti in Lombardia per numero di imprese sul totale delle realtà manifatturiere (33% a Lecco, 32% a Como) con percentuali più alte rispetto a quella media lombarda (25%) e italiana (21%)”

“Tra le imprese lariane c’è ora un sentimento di prudente ottimismo – ha sottolineato Gianni Menicatti, alla guida del gruppo di ricerca Pts Clas – si è ridotto il numero di quante temevano di chiudere o diminuire la propria forza lavoro, al contrario ora sono aumentate quelle prevedono nuove assunzioni. I licenziamenti che potrebbero seguire in seguito allo ‘sblocco’ degli stessi, non per forza corrisponderà ad una riduzione di posti di lavoro sul territorio, molto probabilmente potranno verificarsi delle sostituzioni di addetti all’interno delle aziende”

Il turismo

Se era in crescita negli anni precedenti, il turismo lariano ha limitato i danni, grazie alla clientela di prossimità dalla Lombardia e dalle regioni confinanti. Se ha tenuto nel numero di imprese, non si può dire lo stesso nel numero di addetti, con un calo quasi esclusivamente su Como.

“Dopo Expo 2015, il turismo aveva iniziato una traiettoria interessante, di apertura internazionale altissima, Como era prima in Italia per visitatori stranieri, in valori assoluti” ha aggiunto Menicatti. E sul tema del turismo un fattore lo giocheranno le Olimpiadi 2026 “un’occasione da sfruttare anche per il nostro territorio”.

Nuovi scenari e vecchi problemi

Con la ripartenza sono tornati i problemi ‘vecchi’ come le carenze lamentate delle aziende di addetti con le competenze richieste, e nuovi problemi come le difficoltà di approvvigionamento delle materie prime (lo dice il 32% delle aziende).

“C’è una forte discontinuità tra i dati pre e post Covid – ha spiegato Carlo Guidotti, responsabile dell’ufficio studi e statistica della Camera di Commercio – Certe traiettorie si sono interrotte ma l‘economia lariana sta percorrendo dei tracciati, in parte inediti. Qualcosa è cambiato, nel turismo, nelle filiere che si sono accorciate, nel lavoro con lo smart working che sicuramente permarrà più di prima nelle imprese. Il mondo è cambiato e indietro non si torna. Ci saranno nuove professionalità che saranno sempre più richieste da qui al 2025 come nell’informatica, quelle legate al Covid e alla sicurezza, nella meccatronica, nell’ambito della salute, nella mobilità e nell’edilizia green”