L’industria rallenta: a settembre frenano ordini, fatturato e anche l’export

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Le impressioni delle imprese lecchesi raccolte da Confindustria sul mese di settembre

Frenano i principali indicatori, peggiorano le aspettative sulla fine dell’anno

 

LECCO – La domanda e il fatturato decelerano sia sul versante del mercato interno, sia sul fronte dell’export, per oltre due realtà industriali su cinque. L’attività produttiva segue sostanzialmente quanto registrato per gli ordini e mostra livelli in diminuzione per oltre un terzo delle imprese.

E’ quanto emerge dall’analisi di settembre dell’Osservatorio congiunturale rapido realizzato dai Centro Studi di Confindustria Lecco e Sondrio e Confindustria Como,

La capacità produttiva mediamente impiegata in settembre si attesta a quota 67,8%, di poco al di sopra di quanto registrato nell’ambito della precedente edizione dell’Osservatorio congiunturale (65,5% per il primo trimestre 2020).

In peggioramento, per circa tre realtà su dieci, anche le aspettative formulate per le settimane finali dell’anno.

Permangono le criticità inerenti la limitata visibilità sugli ordini, inferiore ad un mese per circa un’azienda su due (48,4%), i casi di insolvenza e i ritardi di pagamento da parte dei clienti, situazioni che oltre un terzo delle imprese (36,4%) è costretto a gestire.

Invita a riflettere, sottolinea Confindustria, il giudizio espresso nel valutare l’andamento del fatturato dei primi nove mesi dell’anno rispetto al corrispondente periodo del 2019, un quesito proposto alle imprese per valutare gli effetti determinati dall’emergenza Covid-19; per quasi quattro realtà su cinque (78,4%), infatti, le performance del 2020 risultano inferiori a quelle dello scorso anno.

In peggioramento anche lo scenario occupazionale che risulta caratterizzato da una contrazione dei livelli per oltre una realtà lecchese, sondriese e comasca su due (52,1%).
Le previsioni espresse riguardo l’occupazione nei mesi finali dell’anno si rivelano improntate ad una generale stabilità, indicata in tre casi su quattro, a fianco della quale però permane una maggior incidenza delle indicazioni di diminuzione rispetto a quelle di aumento.