L’industria rallentava ancor prima della pandemia. “La crisi non è ancora non quantificabile”

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Rallentamento economico nei primi tre mesi dell’anno per le industrie di Como, Lecco e Sondrio

Solo parziale l’effetto virus, i prossimi dati potrebbero essere decisamente peggiori

LECCO – L’ultima fotografia scattata dall’Osservatorio di Confindustria ancora non inquadra “l’estrema gravità dello stato attuale”, come scrive l’associazione datoriale, solo perché i dati disponibili sono quelli dei primi tre mesi dell’anno, quando il lockdown era appena alle porte.

“Non mostrano quindi le ricadute che, di giorno in giorno, hanno avuto effetti sempre più pesanti – sottolinea Confindustria – Ancora oggi, la dimensione reale della crisi non è pienamente quantificabile, nella sua estrema difficoltà; tanto più che si innesta su dati già sfavorevoli che mettono in luce criticità sul versante di ordini, liquidità, occupazione e previsioni”.

Dati che, comunque, facevano già intravedere di per sé un marcato rallentamento rispetto alla fine del 2019 e solo in parte legato agli effetti generati dalla pandemia.

“L’impatto della crisi – scrive Confindustria – era ancora nelle primissime fasi e i dati dell’Osservatorio non mostrano le ricadute che, di giorno in giorno, hanno avuto effetti sempre più pesanti. Ancora oggi, la dimensione reale della crisi non è pienamente quantificabile, nella sua estrema difficoltà; tanto più che si innesta su dati già sfavorevoli che mettono in luce criticità sul versante di ordini, liquidità, occupazione e previsioni.
Nell’ambito del campione il quadro risulta variegato e presenta alcune differenze che non dipendono direttamente né dalla dimensione, né dal settore di attività delle aziende del campione”.

Prima dell’emergenza

Le rilevazioni per le sole province di Lecco e Sondrio evidenziano, nei giudizi degli imprenditori, indicazioni prevalenti in riduzione della domanda per entrambi i mercati di riferimento.

La domanda interna era in diminuzione per il 63% del campione, stabile per il 20,3% e in aumento per il 16,7%. Per quanto riguarda l’export si registrava invece un rallentamento per un’azienda su due (51%), livelli stabili per il 28,6% mentre una crescita per il 20,4%.

L’attività produttiva era in diminuzione per il 61,5% del campione, restava su livelli invariati per il 23,1% mentre aumentava per il restante 15,4%. La capacità mediamente impiegata tra gennaio e marzo 2020 si attestava al 66,6%, anche in questo caso al di sotto del 78,2% registrato nel secondo semestre 2020.

Il fatturato registrava prevalenza di indicazioni di diminuzione, segnalate nel 64,8% dei casi, rispetto a quelle di stabilità (18,5%) e di aumento (16,7%).

L’occupazione risentiva già della diminuzione rilevata per gli indicatori congiunturali.
Nonostante il giudizio prevalente riguardava la conservazione dei livelli (70,3%), oltre una realtà su quattro (27,2%) segnalava una riduzione nel corso dei primi tre mesi dell’anno.

L’occupazione è ritenuta stabile dal 74,1% del campione, in diminuzione dal 22,2% mentre in aumento dal restante 3,7%. A livello previsionale, il 64,8% dei giudizi si conferma improntato alla stabilità, il 33,3% indica una diminuzione mentre il restante 1,9% riguarda l’aumento.

Dopo lo stop per la pandemia

Il rallentamento o la sospensione dell’attività produttiva indotta dal Coronavirus, secondo le imprese, determineranno in modo strutturale un’erosione di quote di mercato sia a livello domestico, per il 37% delle imprese campione, sia sull’export, per il 49%.

L’adozione di misure per la sicurezza degli ambienti di lavoro ha determinato impatti sui costi e sull’efficienza delle imprese.

Con riferimento alla diminuzione dell’efficienza, nel 38,2% dei casi l’impatto è stato ridotto, nel 40,1% di media entità, nel 9,6% di entità elevata, mentre nel restante 12,1% non si sono registrati effetti.

I giudizi formulati dalle imprese lecchesi, sondriesi e comasche riguardo l’andamento del business nel secondo trimestre 2020 tracciano uno scenario complesso e fortemente orientato al rallentamento. Per oltre quattro realtà su cinque (80,5%), infatti, le previsioni risultano improntate alla diminuzione. Per il 13,2% del campione è attesa una dinamica stabile mentre per il 6,3% è segnalata una crescita.

Stiamo reagendo ma serve aiuto dalla politica

“Analizziamo i dati disponibili con la consapevolezza che, stante il lasso temporale al quale si riferiscono – spiega Lorenzo Riva, presidente di Confindustria Lecco Sondrio – non trasferiscono, se non con i primi cenni, i reali effetti della crisi che stiamo vivendo e che ha proporzioni di portata gravissima. Non entro nel merito di come è stata gestita l’emergenza sanitaria, ma mi limito a considerazioni che riguardano la dimensione economica: l’Italia è stata il primo Paese europeo colpito dalla pandemia e quindi quello meno preparato, ma credo che questo non giustifichi l’opacità delle indicazioni, soprattutto iniziali, e la mancanza di un piano organico per la gestione dell’emergenza, con particolare riferimento al blocco/apertura delle attività economiche e ai molti limiti delle misure iniziali per il sostegno alle imprese”.

“Sicuramente non possiamo cambiare la gestione del periodo che ci siamo lasciati alle spalle, ma gli errori devono imporre un cambio di rotta e alle Istituzioni continueremo a chiedere un atteggiamento diverso e più attento all’industria – conclude Lorenzo Riva – la capacità di reazione, e resilienza, del sistema imprenditoriale del territorio guardo invece con molta fiducia: le preoccupazioni dovute alla scarsità degli ordini, ai problemi di liquidità, alle incertezze del mercato non ci hanno scoraggiati e le aziende stanno reagendo con coraggio allo shock, ma non possono farcela da sole e senza strategie di rilancio che guardino oltre l’immediato”.