Meccanica: rallenta la produzione. “Serve un piano di rilancio del Paese”

Tempo di lettura: 4 minuti

I dati di Federmeccanica rilevano il trend di rallentamento del comparto

Nel lecchese frena la produzione a marzo

LECCO – Dopo un quarto trimestre 2018 negativo (-1,1% nel confronto congiunturale con il terzo), nei primi tre mesi del 2019 la produzione del comparto metalmeccanico a livello nazionale registra un parziale recupero rispetto alla fine del 2018 (+0,3%) ma attesta una diminuzione dei volumi del 2,1% nel confronto con l’analogo periodo dell’anno precedente.

Meno positivi sono i dati per le province di Lecco e Sondrio dove si registrano segni di decelerazione in marzo rispetto ai livelli di febbraio.

E’ quanto emerso dell’indagine congiunturale di Federmeccanica sull’industria metalmeccanica, presentata martedì a Roma.

Gli indicatori

La domanda rivela un rallentamento che interessa sia il mercato domestico che l’export. Con riferimento agli ordini in Italia, è segnalata una riduzione nel 41,2% dei casi, livelli stabili nel 35,3% mentre un aumento nel restante 23,5%.

Per quanto riguarda invece la domanda oltre confine le imprese del campione indicano stabilità in oltre quattro casi su dieci (41,9%), una diminuzione nel 35,5% mentre un aumento nel 22,6%.

L’attività produttiva risulta stazionaria per oltre una realtà su due (57,5%) ma, nel caso di indicazioni di variazione, la diminuzione (27,3%) risulta più diffusa rispetto all’aumento (15,2%).

L’esame della capacità produttiva mediamente impiegata dalle imprese metalmeccaniche in marzo rivela un tasso che si attesta la 74,4%, al di sotto di quanto rilevato per la precedente edizione dell’Osservatorio (78,2% nella seconda metà del 2018).

All’interno del campione è riscontrabile una situazione eterogenea nella quale, a fianco di realtà che comunicano di essere prossime alla saturazione dei propri impianti (oltre il 90%), vi sono imprese che segnalano invece un sotto utilizzo (inferiore al 60%).

I dati associati al fatturato contribuiscono a chiarire ulteriormente come lo scenario risulti variegato; tra le imprese il giudizio attribuito all’andamento delle vendite si suddivide quasi equamente tra le realtà che indicano una diminuzione (35,2%), quelle che comunicano livelli stabili (32,4%) e le altre che invece segnalano un incremento (32,4%).

Le previsioni per il breve periodo risultano prevalentemente orientate al mantenimento, così come indicato da oltre sei aziende su dieci (61,8%); si rileva però una maggior incidenza di aspettative di rallentamento del business (29,4%) rispetto a quelle di aumento (8,8%).

Pesano i ritardi sui pagamenti

Sul territorio, continuano ad essere rilevati alcuni elementi di criticità che incidono sulle imprese metalmeccaniche, nello specifico il limitato orizzonte di visibilità degli ordini e le situazioni di insolvenza e di ritardo dei pagamenti da parte dei clienti.

Per quanto riguarda la visibilità sul portafoglio ordini, essa risulta inferiore al mese per quasi quattro imprese su dieci (38,2%) mentre non raggiunge il trimestre per i tre quarti circa del campione esaminato (73,5%).

In poco meno del 40% dei casi (39,4%) le aziende metalmeccaniche lecchesi e sondriesi segnalano di aver fatto fronte, nel mese di marzo, a ritardi di pagamento o a situazioni di insolvenza da parte dei propri clienti; per una realtà su cinque (20%) tali situazioni si sono aggravate rispetto a febbraio.

Un ulteriore elemento di attenzione per le imprese del territorio riguarda l’andamento dei prezzi delle materie prime, segnalate a marzo in aumento per circa una realtà su tre (32,4%) mentre in diminuzione per il 2,9%.

I giudizi espressi riguardo ai rapporti tra le imprese metalmeccaniche e gli Istituti di credito delineano un quadro di generale stabilità delle condizioni, così come indicato dal 93,7% del campione aderente all’Osservatorio, mentre il restante 6,3% segnala un peggioramento.

Occupazione stabile

Sul versante dell’occupazione è rilevabile uno scenario di diffusa stabilità, indicata da circa otto imprese su dieci (79,4%) a cui si accompagna, in caso di giudizi di variazione, una maggior incidenza di indicazioni di aumento (14,7%) rispetto a quelle di diminuzione (5,9%). Le previsioni per i prossimi mesi si confermano orientate alla conservazione dei livelli occupazionali.

“Serve un piano di rilancio del Paese”

“Le indicazioni rilevate dal nostro Centro Studi sono di tipo qualitativo ma, pur non esprimendo una variazione numerica, il quadro che emerge dai giudizi fa comunque riflettere – sottolinea il Presidente di Confindustria Lecco e Sondrio, Lorenzo Riva –  All’interno del campione lo scenario è variegato, come mostrano bene le indicazioni relative al fatturato, con aziende che continuano a crescere ed altre che risentono dei rallentamenti. La dinamica complessiva degli ordini sia interni che esteri, tuttavia, rallenta, i livelli produttivi si muovono in coerenza con la domanda e le aspettative sono incerte per quasi un’azienda su tre. In questo contesto, e all’indomani delle consultazioni elettorali, ci troviamo ancora una volta a sottolineare la necessità stringente di mettere in campo una strategia di rilancio del Paese che passa da un serio piano di politica economica, con l’impresa al centro”.

Il presidente di Confindustria, Lorenzo Riva, e il presidente di Federmeccanica Lecco, Antonio Bartesaghi

“Un piano dove l’industria metalmeccanica occupa un posto rilevante, in ragione della sua centralità per il sostegno economico del Paese – evidenzia il Presidente della Categoria Merceologica Metalmeccanico di Confindustria Lecco e Sondrio, Antonio Bartesaghi   – Un ruolo allo stesso modo fondamentale sul territorio dove, grazie anche al nostro settore, l’occupazione tiene e le aspettative per i prossimi mesi non indicano dinamiche di riduzione degli organici. Il territorio è ancora sano, ricco di realtà produttive eccellenti in grado di competere nei propri settori a livello internazionale, ma perché possa mantenersi a questi livelli ha bisogno di una strategia di politica economica rispetto alla quale da tempo sollecitiamo il Governo affinché sciolga i nodi che frenano lo sviluppo, dal costo del lavoro alle infrastrutture, passando per la valorizzazione dei percorsi di formazione di area tecnico-industriale”.