Metalmeccanico. Aumenta la cassa integrazione: Lecco seconda dopo Milano

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Quadro negativo quello dipinto dal sindacato dei metalmeccanici Cisl

Cresce la ‘cassa’ in Lombardia, a Lecco più che in altre province

LECCO – Si impennano cassa integrazione e licenziamenti nell’industria metalmeccanica lombarda. Nel 1° semestre 2019 sono stati ben 16.502 i lavoratori coinvolti da situazioni di crisi: +71% rispetto a fine 2018. Non solo. I licenziamenti sono aumentati del 189%: 1.226 lavoratori contro i 423 del 2° semestre 2018.

E’ quanto emerge dal 47° Rapporto sulle situazioni di crisi dell’Osservatorio della Fim Cisl Lombardia, relativo al 1° semestre 2019, presentato questa mattina nella sede regionale del sindacato.

A livello territoriale, le aree maggiormente coinvolte nel semestre sono quelli di Milano (41,91% era 32,8% nel 2° semestre 2018) e seconda viene Lecco (13,30% era 8,57%), seguita dalla Brianza (12,90% era 18,16%) e da Brescia (10,11% era 5,59%). Seguono Varese, Lodi, Bergamo e Como con il 4% circa e poi gli altri territori con sospensioni minori.

“Queste aree – spiegano dalla Fim Cisl – vedono la sussistenza di insediamenti industriali importanti, sia nei comparti tradizionali che in quelli innovativi del settore metalmeccanico, con una presenza cospicua sia di grandi imprese di livello nazionale e internazionale, mentre le imprese medie-piccole sono storicamente radicate in tutti i territori”.

Nel lecchese 2 mila cassaintegrati

Nel lecchese la cassa integrazione riguarda quasi 2200 lavoratori in 45 aziende della provincia;  quasi esclusivamente si tratta di un ricorso alla cassa integrazione ordinaria (2029 lavoratori) e solo per una piccola parte le richieste riguardano l’ammortizzatore straordinario 858 lavoratori). Non poche sono le mobilità che si sono registrate, ben 107.

Il sindacato segnala anche la presenza nel semestre dei nuovi contratti di solidarietà, che vengono utilizzati per fronteggiare le crisi occupazionali e le espulsioni dal processo produttivo, e che vedono interessati in particolare i territori di Milano, Como, Brescia, Varese e Lecco (58).

La cassa in deroga viene utilizzata quasi esclusivamente a Cremona e Como. Le cessazioni di attività colpiscono in modo particolare le realtà di Brianza, Brescia e ancora una volta Lecco (107 contratti di solidarietà per chiusura o fallimento)

Donegà: “Segnali preoccupanti”

“I dati dimostrano quanto avevamo previsto sul finire dello scorso anno – afferma Andrea Donegà, segretario generale Fim Cisl Lombardia – Diverse imprese non sono riuscite a consolidare i precedenti segnali di ripresa, assestandosi su livelli di attività inferiori che non consentono quella crescita occupazionale di cui, invece, avremmo bisogno per riassorbire le troppe persone rimaste senza lavoro in questi ultimi anni”.

“La nuova impennata del ricorso a cassa integrazione ordinaria, straordinaria e mobilità, dopo il rallentamento dello scorso semestre, è un segnale preoccupante per la prospettiva industriale e occupazionale, anche considerando che in diverse situazioni si sta arrivando al termine della disponibilità degli ammortizzatori sociali conservativi – aggiunge -. Il rallentamento della Germania rischia di comprimere il nostro export fatto, per buona parte, dai prodotti delle imprese metalmeccaniche della Lombardia specializzate in semilavorati, macchine utensili e componentistica per l’automotive che, tra l’altro, è un settore che ha registrato frenate preoccupanti”.