Nuovo Dpcm e le regole per bar e locali. “Poco logiche, ma ci adegueremo”

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locale bar pub cocktail pixabay

Le nuove misure anti-contagi per bar e ristoranti non piacciono al settore

Caterisano (FIPE): “Hanno poco senso e ci penalizzano. Servono aiuti concreti al settore”

LECCO – “Come al solito faremo il nostro dovere ma di certe regole fatichiamo a capirne il senso”. E’ il primo commento di Marco Caterisano, presidente di Fipe Confcommercio Lecco (la federazione dei pubblici esercizi), rispetto alle misure contenute nel nuovissimo Dpcm sull’emergenza Coronavirus (vedi qui)

Le nuove regole

Il provvedimento del Governo, approvato nella tarda serata di ieri, impone dei nuovi limiti ai locali pubblici: bar e ristoranti dovranno chiudere alle 24 mentre il servizio al banco sarà consentito solo fino alle ore 21 e da quell’orario sarà anche vietato sostare davanti ai locali, per evitare assembramenti. Lauree ed altri festeggiamenti saranno vietati nei locali e nelle discoteche. Si potrà festeggiare nei ristoranti, seguendo le regole già in vigore con un numero di invitati non superiore alle trenta persone. I buffet sono consentiti solo mantenendo il distanziamento e dovrà essere il personale a servire cibo e bevande.

“Penalizzate realtà come quella lecchese”

Il presidente dei pubblici esercizi lecchesi non nega le proprie perplessità sulle restrizioni introdotte: “La chiusura anticipata a mezzanotte è incomprensibile. Se già dalle 21 non è possibile servire al banco, quindi con i clienti seduti ordinatamente al tavolo, perché non continuare il servizio fino alla normale chiusura dell’attività?”.

Marco Caterisano, presidente Fipe Lecco

Le situazioni sono diverse dai piccoli centri alle grandi città, ragiona Caterisano, “il rischio è di penalizzare alcune realtà come la nostra dove il limite della mezzanotte non ha molto senso, rispetto invece ad altri contesti dove movida e assembramenti si sono visti in misura maggiore che a Lecco”.

Operatori in difficoltà e aiuti non immediati

“Il nostro settore è in forte crisi a livello nazionale, molte attività sono sotto del 60 ma anche l’80% rispetto ai normali fatturati, altre non hanno più riaperto, come molte discoteche e locali da ballo – sottolinea Caterisano – sul lago e in montagna siamo riusciti a tenere meglio ma la situazione è diversa, non solo tra un territorio all’altro, ma anche nella stessa città di Lecco: nelle piazze del centro si è lavorato bene nonostante tutto, fuori dal centro c’è chi ha sofferto di più in questi mesi.

Di aiuto è stata sicuramente la concessione gratuita da parte del Comune di più spazio all’esterno dei locali per posizionare ulteriori tavolini ma, con l’inverno in arrivo e lo spostamento del servizio all’interno, il numero dei clienti potrebbe ridursi pesantemente. A soffrire è anche l’indotto del settore, i grossisti che riforniscono ristoranti e locali.
“Servono aiuti efficaci e soprattutto concreti, non slogan – sottolinea il presidente di Fipe Lecco – il credito d’imposta è stato limitato ad un periodo troppo breve, ci sono dipendenti che ancora aspettano la cassa integrazione e le pratiche per ottenere liquidità sono lunghe e complicate, mesi di attesa e troppa burocrazia”.