Poste e Buoni. La Cassazione dà ragione ai risparmiatori: la clausola PFR va rispettata

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Buono Postale

L’Avvocato Chiarella: “Finalmente una sentenza della Suprema Corte di Cassazione che si è espressa in difesa del risparmiatore”

LECCO – La Suprema Corte di Cassazione dà ragione ai risparmiatori in possesso di Buoni Postali con clausola PFR (Pari Facoltà di Rimborso).

L’assurdità o se vogliamo il paradosso di questa annosa vicenda, vede Poste Italiane fare ostruzionismo rifiutandosi di rimborsare i possessori di Buoni con PFR, clausola quest’ultima che, in buona sostanza, consentirebbe a chiunque degli intestatari di ritirare l’intero importo recandosi con il buono allo sportello postale, anche nel caso in cui uno o più cointestatari risulti irraggiungibile o deceduto.

Il 13 settembre 2021 la Suprema Corte di Cassazione, con sentenza numero 24639, ha sancito che: “in caso di decesso di uno degli intestatari, ove sul buono sia apposta la clausola ‘pari facoltà di rimborso’, ciascuno degli intestatari superstiti può chiedere il pagamento dell’intero importo, non essendo applicabile la disciplina prevista dall’art. 187 d.P.R. n. 256 del 1989 per i libretti di risparmio postali, che subordina il rimborso del saldo alla quietanza di tutti gli aventi diritto”.

Alla sentenza si aggiunge un’ordinanza (numero 4280) emessa pochi giorni fa sempre dalla Suprema Corte di Cassazione, sez. VI, con la quale è stato stabilito che la clausola “pari facoltà di rimborso” permette a ciascuno dei contitolari di riscuotere autonomamente il buono postale (in conformità a quanto disposto dall’articolo 2021 cod. civ.).

Giuseppe Chiarella
L’avvocato Giuseppe Chiarella

Una sentenza e un’ordinanza che si possono definire una vera e propria svolta in un lunghissimo contenzioso tra le Poste e moltissimi risparmiatori che, per far valere il proprio diritto (che avrebbe dovuto essere garantito proprio dalla clausula PFR) si sono ritrovati a dover adire a vie legali per ottenere il proprio denaro.
Uno dei primi avvocati a difendere i risparmiatori è stato l’avvocato Giuseppe Chiarella con studio in via Giuseppe Parini a Lecco. La prima causa vinta contro Poste Italiane dal legale lecchese risale al 2015 e da allora ne sono seguite altre.

Finalmente è arrivata una sentenza della Suprema Corte di Cassazione che si è espressa in difesa del risparmiatore ed è in linea con quanto precedentemente stabilitò in più occasioni dalla Corte di Appello di Milano, dove ancor oggi sto seguendo diverse cause di questo tipo – fa sapere l’Avvocato Chiarella – Sicuramente Poste Italiane continuerà nella sua azione di ostruzionismo, perchè probabilmente viene ritenuta una strategia più conveniente. Tuttavia, a seguito di questa Sentenza, i risparmiatori in possesso di Buoni Postati con PFR intraprenderanno un iter legale molto più veloce. Anche la giurisprudenza di legittimità finalmente riconosce il diritto del possessore del Buono Postale con PFR, clausola che avrebbe dovuto garantire già di per sé il diritto di rimborso”.

Sulla questione si è espresso anche il presidente di Codacons Lombardia, l’avvocato Marco Donzelli che ha dichiarato: “In sintesi, il consumatore che ha sottoscritto il buono fruttifero postale, è legittimato a percepire integralmente il contenuto, in caso di successione mortis causa. Ma è fondamentale come far rispettare i propri diritti ed ottenere l’intero rimborso. Tale sentenza sostiene già quanto abbiamo sostenuto negli anni precedenti”.