Stop armi all’esercito turco. Fiocchi Munizioni: “Noi non siamo loro fornitori”

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Italia pronta all’embargo degli armamenti verso la Turchia

Stefano Fiocchi: “Da Lecco nessuna fornitura diretta all’esercito turco”

LECCO – Fermare la vendita di armi alla Turchia: alcuni Paesi europei come Francia e Germania lo hanno già fatto ed anche l’Italia si appresta a ufficializzare questa decisione, che vuole essere un segnale di opposizione alla campagna militare di Erdogan contro il popolo Curdo.

Luigi Di Maio, ministro degli Esteri, ha annunciato un decreto ‘ad hoc’ per “per bloccare le esportazioni di armi alla Turchia”. L’embargo al momento riguarderebbe solo gli accordi futuri mentre non è chiaro se si interverrà anche sui contratti in essere.

Secondo ‘La rete del Disarmo’ la Turchia sarebbe uno dei maggiori clienti dell’industria bellica italiana. “Negli ultimi quattro anni l’Italia ha autorizzato forniture militari per 890 milioni di euro e consegnato materiale di armamento per 463 milioni di euro – sottolinea Francesco Vignarca, coordinatore della rete – In particolare nel 2018 sono state concesse 70 licenze di esportazione definitiva per un controvalore di oltre 360 milioni di euro. Tra i materiali autorizzati: armi o sistemi d’arma di calibro superiore ai 19.7mm, munizioni, bombe, siluri, arazzi, missili e accessori oltre ad apparecchiature per la direzione del tiro, aeromobili e software”.

Munizioni anche da Lecco? “Non all’esercito”

Stefano Fiocchi, presidente della Fiocchi Munizioni

Tra le fabbriche italiane più importanti del settore delle armi c’è anche la Fiocchi Munizioni, storica impresa lecchese, che esporta i propri prodotti in tutto il mondo.

“In Turchia non abbiamo in essere alcuna fornitura diretta di munizionamento per l’esercito – spiega il presidente Stefano Fiocchi – abbiamo solo contratti con due aziende private per la vendita di componenti, nello specifico bossoli di calibro 9. Si tratta di forniture, nel complesso delle nostre esportazioni, che non rappresentano una cifra significativa, parliamo di poche centinaia di migliaia di euro”.

Al momento, anche l’azienda di Belledo attende indicazioni da parte del Governo. “Formalmente non abbiamo avuto alcun indirizzo, aspettiamo che venga varato il decreto del Ministero per capire quali decisioni saranno prese”.