Trent’anni del Gruppo Giovani di API: “Il mondo del lavoro chiama i giovani”

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La serata per i 30 anni del Gruppo Giovani di Api Lecco accende l’attenzione sul tema dell’occupazione giovanile

Difficoltà per le imprese nel reperire il personale. La fabbrica continua ad essere poco attrattiva e i ‘bravi’ cercano lavoro fuori Lecco

 

ANNONE – E’ stata un’occasione di festa ma anche di confronto la serata di chiusura per il trentesimo compleanno del Gruppo Giovani di Api Lecco che si è svolta venerdì sera ad Annone: il mondo del lavoro al centro della riflessione, ben evocata in momenti di teatro e in una tavola rotonda condotta dalla giornalista Tiziana Ferrario a condurre la discussione con la presenza anche del sociologo Aldo Bonomi.

“In questi trent’anni il Gruppo Giovani ha mantenuto il suo spirito originario, ha promosso tante missioni e attività che sono state motivi di crescita e vettore di amicizie e rapporti professionali” ha esordito Guido Magioli dell’impresa MAB, aprendo gli interventi.

Guido Magioli insieme alla giornalista Tiziana Ferrario

L’ultima delle iniziative promossa è stata Officina 2022, una rassegna di cinema per aprire uno sguardo nuovo sul mondo dell’impresa attraverso gli argomenti affrontati dai registi. Con lo stesso approccio, ancora una volta è stata scelta l’arte per introdurre la discussione: gli attori della Compagnia Tavolo.02, diretti dall’imprenditrice di Italgard e regista Micol Gabbioni, hanno portato sul palco temi di forte attualità come lo smartworking, la conciliazione tra lavoro-famiglia e la precarietà visti con gli occhi dei dipendenti.

Lo spettacolo inscenato dalla compagnia Tavolo.02

Per tutta la serata un’operaia, intenta nel suo lavoro, ha accompagnato i momenti della cerimonia, alzandosi solo alla fine, svelando il proprio volto, giovane come quelli che le imprese oggi non riescono a trovare per la propria organizzazione.

Al centro Micol Gabbioni insieme al direttore Marco Piazza e alla presidente Laura Silipigni

“Mancano soprattutto figure tecniche – ha rimarcato Laura Silipigni, presidente del Gruppo Giovani di Api Lecco – spesso i ragazzi scelgono percorsi di studio poco applicabili alle nostre aziende, le scuole professionali sono considerate meno elitarie rispetto ad altri istituti come i licei, anche se qualcosa in questi anni sta cambiando. Si sta raccontando una storia diversa, ovvero che in fabbrica non è più il lavoro ‘sporco’ dei nostri padri o nonni, ci sono aziende tecnologiche dove poter fare carriera e avere un lavoro gratificante”.

Laura Silipigni e il prorettore Manuela Grecchi

Uno dei problemi, “è il reddito di cittadinanza, che avrebbe dovuto accompagnare le persone durante la ricerca del lavoro ma se questo sistema non comunica con gli uffici di collocamento, il cerchio non lo chiuderemo mai” secondo Andrea Beri di ITA, costretto ad ‘importare’ lavoratori dall’estero per rinforzare l’organico, perché tra i ‘locali’ pochi sarebbero disposti a fare straordinari e lavorare il sabato all’occorrenza, altri invece “trovano lavoro in Svizzera”.

L’imprenditore Andrea Beri e il sociologo Aldo Bonomi

“E’ vero che chi arriva al mondo dell’università spesso proviene da indirizzi liceali, ma il lecchese è uno dei territori dove è forte la provenienza da istituti tecnici, in particolare dall’Istituto Badoni – ha spiegato il prorettore del Politecnico, Manuela Grecchi – Negli ultimi anni però sono sempre meno, lo stesso istituto ha perso una classe di meccanica”.

Il prorettore ha rimarcato come molti dei laureati del Politecnico, finita l’università, cerchino lavoro fuori provincia, nel milanese in particolare, oppure partano verso altri Paesi nel mondo.

“Si delineano due tipologie di giovani, chi punta ad aspirazioni più grandi e non si ferma sul territorio e chi invece no. Nel mezzo stanno le imprese” ha spiegato Bonomi.

Il sociologo ha rimarcato che per analizzare il problema della disaffezione al lavoro non bisogna guardare al dito (il reddito di cittadinanza) ma alla luna: “ La manifattura deve ritrovare la propria identità nei distretti, guardando all’esempio di Olivetti: impresa, competenze, territorio e welfare”.

Mons. Davide Milani

Una disaffezione nelle nuove generazioni che è “pericolosa – ha sottolineato mons. Davide Milani, partecipe della tavola rotonda – il lavoro era per noi giovani quello dei nostri padri, un modo per essere come i grandi e partecipare alla costruzione di un piccolo pezzetto di mondo. Il lavoro è una delle funzioni ideali dell’uomo e lo rende felice. Se non saremo in grado di trasmettere il gusto per il lavoro, allora il rischio non sarà solo per le imprese, nell’impossibilità di trovare personale, per l’esistenza della nostra società stessa”.

Il presidente di Api, Enrico Vavassori e la presidente del gruppo giovani Laura Silipigni

La serata di Annone è stata anche l’occasione per i premi annuali di Api ai propri associati: dieci sono state le imprese che hanno ricevuto il riconoscimento dall’associazione (qui l’articolo).

 

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